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Oggetti e libri appartenuti a Giuseppe Mazzini e a sua madre: Filosofia della storia di G. Federico Hegel compilata dal dott. Edoardo Gans e tradotta dal tedesco da G.B. Passerini

Tipologia (OGTT)
Libro
Descrizione (DES)
Ha la dedicatoria manoscritta, "A Giuseppe Mazzini in segno d'amicizia e di stima il traduttore. London 4 Jork Bilding Kings Rood Chelsea".
Altri inventari (INV)
INVN:
Cat. 296
Cronologia (DT)
DTZS:
metà
DTZG:
sec. XIX
DTSI:
1840
DTSF:
1840
Notizie storico-critiche (NSC)
Il 14 gennaio 1842 Mazzini da Londra aveva scritto all'esule bresciano Gian Battista Passerini a Zurigo, che aveva tradotto l'opera di Hegel, chiedendogliene una copia: "Possibile che non vi venga fatto di trovare un viaggiatore che rechi al libraio Rolandi per me una copia dell'Hegel tradotto? Lo vedrei volentieri e ne trarrei forse profitto". L'Esule ricevette il volume a distanza di un anno e cosi ne scrisse al traduttore 1'8 luglio 1843: "Ebbi finalmente il volume hegeliano e ve ne ringrazio assai. Ho letto subito la vostra prefazione; l'approvo in tutto, già sapete che appartengo alla vostra serie di idee. Il cenno storico sulla dottrina del progresso poteva forse essere più completo; e segnatamente per ciò che riguarda gli italiani. Il rassegnare ai francesi l'onore della dottrina è troppo. Parmi che i germi, vigorosi e potenti, sian tutti da trovarsi in alcuni dei nostri italiani, cominciando da Dante nell'Opere Minori...". A proposito di Hegel, Mazzini avanza riserve su quella che egli definisce la "teorica della forza e dei fatti compiuti", secondo la quale il corso della storia subirebbe improvvise accelerazioni di fronte alla presenza di individui eccezionali, quali furono ad esempio Carlo Magno, Cesare e Napoleone, che posero "il suggello del lo- ro genio ad un'era nuova". Per Mazzini il genio è tiranno: "Se i suoi atti sono sottratti al criterio morale basterà ch'essi sia- no coronati d'un primo successo perchè i popoli debbano accettarli". Tuttavia Mazzini ha grande stima del filosofo tedesco: nel 1837, in polemica con Romagnosi, scriveva: "Non sono hegeliano e credo il di lui sistema erroneo nelle idee fondamentali, ma la mente di Hegel vasta e potente com'è esige rispetto, e la sua filosofia storica, luminosa sempre, e spesso vera e giovevole, merita esame profondo e severo. Il tentativo di congiungere in armonia la critica di Kant, l'idealismo di Fichte e il naturalismo di Schelling mi rivela non foss'altro un giusto concetto dell'unità della scienza".