Borsa ripiegata a busta, chiusa da legacci passanti attraverso fori. Superficie anteriore dipinta in blu, rosso, verde, giallo e bianco a formare riquadri contenenti motivi romboidali.
I parfleche, in genere, venivano realizzati in coppie ricavandoli da un'unica pelle di bisonte, previamente privata di grasso e scarnificata con un raschiatoio. La pelle veniva tesa e fissata al suolo tramite picchetti e lasciata a decolorare per alcuni giorni al sole. Per delimitare la misura della borsa e segnare il motivo del disegno venivano usati ramoscelli di salice scortecciati di lunghezza diversa; quindi si tracciavano i contorni dei disegni con un "pennello d'osso" e si stendevano i colori desiderati, previamente mischiati alla saliva per ottenere un fissaggio migliore. La superficie era poi rivestita da un sottile strato di colla o turapori che dava brillantezza ai colori e la proteggeva dagli strappi e dall'usura. A questo punto, la pelle veniva rivoltata per eliminare il pelo, si ritagliava il parfleche nella forma desiderata e lo si ripiegava a forma di busta che veniva chiusa con legacci e fori passanti.
Osservazioni (OSS)
Il termine "parfleche" deriva dal franco canadese "parer"=parare e "fleche"=freccia, perché veniva realizzato con lo stesso tipo di pelle utilizzato per gli scudi. Da catalogo esposizione missioni cattoliche americane n. 18 pag. 140: "baule - questo baule era anticamente usato dagli indiani nNmpa (due pentole) del Bad River (stato di Dakota). Quando i carri (waggons) non erano ancora in uso presso gli indiani, essi si valevano d'un modo speciale di viaggiare: attaccavano due lunghi pali al cavallo e legavano questi bauli, ripieni di utensili, trasversalmente sui pali; si sedevano sui bauli, e in quella posizione si facevano trascinare".
Tipo scheda (TSK)
BDM
Livello catalogazione (LIR)
I
Codice univoco (NCT)
Codice regione (NCTR):
07
Ente schedatore (ESC)
C010025
Ambito di tutela MiBACT (AMB)
etnoantropologico
Categoria (CTG)
accessorio per il trasporto
Tipologia (OGTT)
contenitori portatili
OGT
OGTD:
parfleche
Materia e tecnica (MTC)
MTCT_BLOCK:
essicatura, taglio
MTCM:
pelle
MTCT:
raschiatura
Modalità di fabbricazione/esecuzione (MOF)
I parfleche, in genere, venivano realizzati in coppie ricavandoli da un'unica pelle di bisonte, previamente privata di grasso e scarnificata con un raschiatoio. La pelle veniva tesa e fissata al suolo tramite picchetti e lasciata a decolorare per alcuni giorni al sole. Per delimitare la misura della borsa e segnare il motivo del disegno venivano usati ramoscelli di salice scortecciati di lunghezza diversa; quindi si tracciavano i contorni dei disegni con un "pennello d'osso" e si stendevano i colori desiderati, previamente mischiati alla saliva per ottenere un fissaggio migliore. La superficie era poi rivestita da un sottile strato di colla o turapori che dava brillantezza ai colori e la proteggeva dagli strappi e dall'usura. A questo punto, la pelle veniva rivoltata per eliminare il pelo, si ritagliava il parfleche nella forma desiderata e lo si ripiegava a forma di busta che veniva chiusa con legacci e fori passanti.
Osservazioni (OSS)
Il termine "parfleche" deriva dal franco canadese "parer"=parare e "fleche"=freccia, perché veniva realizzato con lo stesso tipo di pelle utilizzato per gli scudi. Da catalogo esposizione missioni cattoliche americane n. 18 pag. 140: "baule - questo baule era anticamente usato dagli indiani nNmpa (due pentole) del Bad River (stato di Dakota). Quando i carri (waggons) non erano ancora in uso presso gli indiani, essi si valevano d'un modo speciale di viaggiare: attaccavano due lunghi pali al cavallo e legavano questi bauli, ripieni di utensili, trasversalmente sui pali; si sedevano sui bauli, e in quella posizione si facevano trascinare".
Apparato iconografico/decorativo (AID)
AIDO:
apparato iconografico-decorativo
AIDA:
Decorazione
AIDP:
Motivi geometrici romboidali e quadrangolari.
AIDD:
Pigmenti: pittura.
Localizzazione (PVC)
Stato (PVCS):
Italia
Regione (PVCR):
Liguria
Provincia (PVCP):
GE
Comune (PVCC):
Genova
Collocazione specifica (LDC)
Denominazione contenitore fisico (LDCN):
Museo delle Culture del Mondo Castello D'Albertis
Uso contenitore fisico (LDCF):
museo
Complesso monumentale di appartenenza (LDCC):
Museo delle Culture del Mondo Castello D'Albertis
Indicazioni viabilistiche (LDCU):
Corso Dogali, 18
Denominazione contenitore giuridico (LDCM):
C.D.A. - Collezione D'Albertis
Specifiche (LDCS):
Esposizione permanente dal 16 aprile 2004. Sala 9.
LDCT:
castello
LDCQ:
civico
Descrizione (DES)
Borsa ripiegata a busta, chiusa da legacci passanti attraverso fori. Superficie anteriore dipinta in blu, rosso, verde, giallo e bianco a formare riquadri contenenti motivi romboidali.
Ambito culturale (ATB)
ATBD:
Nativi Nord Americani (Crow/Two Kettles ?)
Dati di uso (UTU)
UTUT:
precedente
UTUF:
Contenitore per la conservazione e il trasporto di carne essiccata (pemmican) e di vestiario.
UTUM:
Veniva posto sul travois (dal franco-canadese "travail"): tripalo; struttura formata da da due stecche di legno più lunghe incrociate che in prossimità delle estremità posteriori sono collegate l'una con l'altra da un appoggio per portare carichi. Nel punto in cui si incrociano, le stecche si appoggiano sul dorso di un animale. Sul travois si trasportavano tende, suppellettili e bambini. Il parfleche si usava anche sulla groppa del cavallo.