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Sepoltura del "Principe" delle Arene Candide

Museo di Archeologia Ligure
Denominazione/dedicazione (OGTN)
Il Principe delle Arene Candide
OGT
OGTD:
sepoltura
Ambito culturale (ATB)
ATBM:
contesto
ATBD:
periodo paleolitico superiore
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
Sepoltura distesa in letto d'ocra rossa che con il tempo ha impregnato di colore le ossa e il corredo della stessa; l'ocra veniva usata nei rituali funerari paleolitici per cospargere il defunto e la fossa di sepoltura. L'individuo è stato sepolto supino con alcune pietre al di sopra di mani e piedi (oggi non visibili) secondo un rituale che si ripete in varie altre sepolture del periodo. Nella sepoltura è presente un ricco corredo che ha determinato, per l'individuo deposto, la denominazione moderna di Principe. Il corredo è costituito da: due pendagli in avorio a forma di otto; un bracciale con ciondolo composto da piccole conchiglie forate e da un pendaglio forato di avorio di mammouth; una lama di selce; quattro bastoni forati ricavati da corna di alce; centinaia di conchiglie forate (Nasse) che si trovavano intorno alla testa e che hanno permesso, da parte dello scavatore Luigi Cardini, di ipotizzare la ricostruzione, insieme a due canini di cervo, ad un pendaglio in avorio e ad una conchiglia di Cyprea, di una sorta di copricapo; un grumo di ocra gialla che si trova nella zona della mandibola, come a tamponare l'ampia mancanza della stessa.
Inventario di museo o soprintendenza (INV)
INVN:
3370
INVD:
1954
INVC:
Primo piano; in deposito dallo Stato
Fascia cronologica di riferimento (DTZG)
Paleolitico
MTC
MTC:
osso
Notizie storico-critiche (NSC)
Si tratta di una delle più spettacolari manifestazioni funerarie del Paleolitico Superiore e per ricchezza e varietà del corredo, eccellente stato di conservazione e precisa collocazione stratigrafica costituisce una fonte importante di dati archeologici, paletnologici e antropologici fin dal tempo della sua scoperta. Attribuita nel corso del tempo da alcuni studiosi all'Epigravettiano Antico e da altri al Gravettiano, la sepoltura del "Principe" appare oggi definitivamente inquadrabile nell'ambito di quest'ultima fase come proposto da Cardini e confermato anche dalla datazione diretta AMS che qualifica la sepoltura come una delle ultime manifestazioni di quel complesso funerario ricco ed elaborato che la cultura gravettiana sviluppò a partire dal 27° millennio da oggi. Come nella sepoltura del "Principe", anche in altre sepolture della cultura Gravettiana, come quella di Sungir in Russia, le comunità cui appartenevano i defunti sentono la necessità di evidenziare segni e gesti per elaborare e ritualizzare morti violente, eventi e situazioni straordinarie. Molti individui di questo periodo, infatti, presentano patologie scheletriche e sono disposti in sepolture multiple con oggetti eccezionali per il materiale, per la lavorazione, per la provenienza o per tutte queste caratteristiche. Nel caso del "Principe" la devastante ferita alla spalla sinistra è stata infatti fin da subito individuata da Luigi Cardini come la probabile causa della morte, una morte violenta forse dovuta a un colpo fortissimo inferto alla mandibola e alla spalla sinistra probabilmente da un animale, forse orso o leone. In ogni caso la spettacolarità della sepoltura, che ha spinto gli studiosi a parlare di "messa in scena", indica che il gruppo di cacciatori-raccoglitori a cui apparteneva doveva ritenerlo un individuo importante cui riservare un trattamento funebre speciale. Alcuni elementi del corredo del "Principe" hanno fornito dati molti interessanti. I pendagli in avorio rinvenuti di lato alla ginocchia provengono dalla lavorazione di uno stesso frammento e rappresentano oggetti altamente singolari in contesti del Paleolitico Superiore italiano, data la rarità di mammuth nel record faunistico dell'epoca. L'avorio con cui sono stati ottenuti è probabilmente materiale di importazione da lunga distanza, così come la selce della lama che il "Principe" tiene in mano, proveniente dalla Francia Meridionale (regione di Vaucluse) a oltre 200 km di distanza. Si tratta della stessa selce della lama rinvenuta nella triplice sepoltura della Barma Grande, Balzi Rossi (IM) dato che unifica ulteriormente queste straordinarie manifestazioni funerarie. Recenti studi a base biomeccanica confermerebbero questi indizi sulla mobilità delle popolazioni gravettiane, una mobilità molto intensa come confermerebbero appunto gli adattamenti strutturali di alcune ossa agli stress meccanici. Questi studi hanno anche permesso di precisare che oltre alla ferita alla spalla, un'altra possibile lesione interessa la fibula della gamba destra. Lo scheletro del "Principe" ha sempre costituito una fonte importante di informazioni sull'antropologia fisica delle popolazioni del Paleolitico Superiore; in un primo tempo gli studi si concentrarono sul cranio per un inquadramento tipologico e per valutarne i rapporti con gli individui dei Balzi Rossi; parallelamente si definirono aspetti riguardanti l'età e la costituzione fisica in base ai dati dello scheletro postcraniale, attribuendo i resti del "Principe" ad un adolescente di circa 15 anni, alto circa 170 cm e che al termine dello sviluppo avrebbe probabilmente raggiunto i 180 cm. circa, valore in linea con quelli propri delle popolazioni gravettiane e attribuito anche alla qualità della dieta con una buona componente proteica. Per il "Principe", in particolare, il dosaggio di isotopi stabili suggerisce informazioni di carattere alimentare: circa 1/4 delle proteine della dieta del giovane nell'ultimo anno di vita era di origine marina. L'insieme dei dati recentemente ottenuti integra quelli più tradizionali di tipo archeologico e paleoantropologico e permette di delineare in modo sempre più preciso aspetti della cultura e del comportamento del giovane "Principe" all'interno delle genti del suo tempo che molto suggestivamente sono stati definiti i "cacciatori dell'età dell'oro" per sottolineare non solo la varietà di specie animali cui queste popolazioni avevano accesso, ma anche la ricchezza delle testimonianze archeologiche che ci hanno lasciato e la complessità delle manifestazioni artistiche e funerarie che la cultura gravettiana ha saputo esprimere su tutto il continente europeo, dall'Inghilterra all'Italia, dal Portogallo alla Russia.