La tavola fu trovata nel 1506 nei pressi di Isola (Pedemonte di Serra Riccò) da un contadino, Agostino Pedemonte, mentre dissodava il terreno di sua proprietà; subito portata a Genova per essere venduta, la tavola bronzea fu acquistata da un calderaio; ma nella sua bottega uno studioso, forse A. Giustiniani, segnalò il ritrovamento e la sua importanza al governo della città, che acquistandola la salvò dalla imminente distruzione. Un decreto del 1507 ci informa che la tavola venne affissa nel duomo di San Lorenzo, vicino alla cappella di S. Giovanni Battista, per volontà del governatore francese Rodolfo de Lannoy e del consiglio degli anziani che, per l'occasione incaricarono lo scultore Viscardi di eseguire una cornice in marmo bianco atta a contenerla. In data non precisata da alcun documento ufficiale, la tavola venne trasferita dal duomo all'ormai scomparso Palazzo dei Padri del Comune, nei pressi di Palazzo S. Giorgio dove rimase fino al 1838 quando, a causa della demolizione dell'edificio, venne trasferita a Palazzo Ducale, allora sede degli uffici comunali, e depositata nella cassaforte della civica tesoreria. Nel 1850 con il trasferimento degli uffici a Palazzo Tursi, anche la tavola ne seguì la sorte e trovò posto nella sala a destra del vecchio consiglio, l'attuale ufficio del sindaco. Nel 1908, con l'istituzione del Museo Civico di Palazzo Bianco, la tavola venne qui trasferita e murata con la sua cornice cinquecentesca alla parete sud della sala romana, e ancora nel 1929, trovò ulteriore collocazione nell'ufficio del Podestà. Durante la seconda guerra mondiale la tavola venne ricoverata nella tesoreria del comune e, alla fine del conflitto, ricollocata con la sua cornice cinquecentesca nell'ufficio del sindaco. Nel 1978, in occasione del suo primo restauro, fu di nuovo esposta al pubblico per un breve periodo durante la mostra "Restauri di Liguria" e fu allora, infine, che si decise, dopo una lunga riflessione, di cercare una nuova e, questa volta definitiva, collocazione della tavola nel Museo di Archeologia Ligure a Genova-Pegli.
Traduzione dell'iscrizione:
Quinto e Marco Minucio Rufo, figlio di Quinto, riguardo alle controversie tra Genuati e Viturii, fecero una ricognizione sul terreno e in presenza dei contendenti composero la controversia e stabilirono secondo quali norme dovessero possedere lagro e dove dovesse passare il confine. Ordinarono loro di seguire il confine e apporre i termini e, fatto ciò, di venire personalmente a Roma. A Roma in loro presenza, pronunziarono la sentenza per senatoconsulto il 15 dicembre sotto il consolato di Lucio Cecilio figlio di Quinto e Quinto Mucio figlio di Quinto. Dovè agro privato del castello di Viturii, essi possono venderlo e lasciarlo in eredità. Questo agro non sarà sottoposto a tassa.
Confini dellagro privato dei Langati. Dallestremità inferiore del rio che nasce dalla fonte in Mannicelo al fiume Edo ( qui è posto un termine); poi, risalendo il fiume fino al fiume Lemori e per il fiume Lemori in su fino al rio Comberanea, poi per il rio Comberanea in su fino alla convalle Ceptiema (qui sono posti i due termini, di qua e di là della via Postumia). Da tali termini in linea retta al rio Vindupale, dal rio Vindupale al fiume Neviasca, dal fiume Neviasca giù fino al fiume Porcobera, e di lì in giù fino allestremità inferiore del rio Vinelasca (qui è posto un termine); risalendo in linea retta il rio Vinelasca , ove è posto un termine al di qua della via Postumia, e un altro termine al di là della via, dal termine posto al di là della via Postumia, in linea retta fino alla fonte in Manicello, poi giù fino al termine posto presso il fiume Edo.
I confini dellagro pubblico che I Laganensi possiedono risultano essere questi. Il primo termine è posto alla confluenza dellEdo e del Porcobera. Di qui per il fiume Edo in su fino ai piedi del monte Lemurino (termine), in su in linea retta per la costa Lemurina (termine), ancora per la costa Lemurina ( qui è posto un termine sul monte che si affaccia sulla cavità), poi su dritto per costa alla sommità del monte Lemurino ( termine), poi su dritto per costa al castello che è stato chiamato Aliano ( termine), poi su dritto per costa al monte Giovenzione ( termine), poi su dritto per costa al monte appennino che si chiama Boplo ( termine); poi lappennino dritto per la costa al monte Tudelone ( termine); poi giù dritto per la costa al fiume Veraglasca, ai piedi del Monte Berigiema ( termine), poi su dritto per costa al monte Prenicco ( termine), poi giù dritto al fiume Tulelasca ( termine), poi su dritto per la costa Blustiemela al monte Claxelo ( termine), poi in giù alla fonte Lebriemela ( termine), poi dritto per il rivo Eniseca al fiume Porcobera ( termine), poi giù per il fiume Porcobera fino alla confluenza Edo- Porcobera, dove è posto un termine.
Lagro che è dichiarato pubblico, i Laganensi Viturii abitanti del castello possono possederlo e goderne. Per tale agro i Laganensi Viturii verseranno al tesoro pubblico, a Genova, 400 nummi vittoriani ogni anno.
Se i Laganensi non verseranno tale somma e non soddisferanno allarbitrato dei Genuati, a meno che i Genuensi non tardino a riscuotere la somma, in tal caso i Laganensi dovranno verasare al Tesoro di Genova, di tutto quanto sarà stato prodotto nellagro, 1/20 del frumento e 1/6 del vino ogni anno.
Chi possederà (un podere) entro tali confini, Genuate o Viturio, alla data del 1° giugno del consolato di Lucio Cecilio e di Quinto Mucio, potrà continuare a possederlo e goderlo. Tali possessori pagheranno la tassa ai Langanensi secondo la loro posizione così come gli altri Langanensi che possederanno e godranno un podere in tale agro.
Oltre a questi possessi, nessuno potrà possedere se non con lapprovazione della maggioranza dei Langanensi Viturii e condizione che non faccia subentrare, Genuate o Viturio, per coltivare.
Chi non obbedirà al parere della maggioranza dei Langanensi Viturii non avrà né godrà tale agro. Nellagro che sarà compascuo, nessuno proibisca né impedisca con la forza ai Genuati e ai Viturii di pascolare il bestiame, così come nel resto dellagro compascuo Genuate; e nessuno proibisca che vi raccolgano legna e legname e ne facciano uso.
La tassa del primo anno i Langanensi Viturii debbono versarla al tesoro di Genova il 1° gennaio dellanno successivo. Per quanto i Laganensi hanno goduto prima del 1° gennaio prossimo venturo, non debbono pagare nessuna tassa se non vogliono. Quando, nellanno di consolato di Lucio Cecilio e di Quinto Mucio, i prati dellagro saranno prossimi al taglio ( i prati dellagro pubblico posseduto dai Viturii Langanesi, di quello posseduto dagli Odiati, di quello dei Mentovini di quello dei Cavaturini), nessuno potrà tagliarvi o pascolarvi senza il consenso dei Langanensi, degli Odiati, dei Dectumini, dei Cavaturini e dei Mentovini, ciascuno per il proprio agro. Se i Langati, gli Odiati, i Dectumini, i Cavaturini e i Mentovini preferiscono costruire, cintare, tagliare altri prati in tale agro, potranno farlo a condizione che la misura totale dei prati non superi quella dellestate passata. I Viturii che, in occasione delle controversie con i Genuensi sono stati giudicati o condannati per ingiurie, se qualcuno è in carcere per tali motivi, i Genuensi dovranno liberarli e proscioglierli prima del prossimo 15 giugno. Se a qualcuno sembrerà iniquo qualcosa di quanto è contenuto in questa sentenza, si rivolgano a noi, ogni primo giorno del mese, e siano liberi da tutte le controversie oneri pubblici.
Segue la firma dei legati: Mocone Meticanio, giglio di Meticone.
Plauco Peliano, figlio di Pelione.
Trad. G. Petracco Siccardi
Della Tavola esistono n. 2 calchi, Calco storico 1911
Calco 1978/79
RSTD: 1978/79
RSTT: Vedi relazione di restauro (prot. 82/15 genn. 1979 della Sopr. Arch. Liguria)
RSTD: 1994
RSTT: Intervento di pulitura e consolidamento della superficie
Notizie storico-critiche (NSC)
La tavola fu trovata nel 1506 nei pressi di Isola (Pedemonte di Serra Riccò) da un contadino, Agostino Pedemonte, mentre dissodava il terreno di sua proprietà; subito portata a Genova per essere venduta, la tavola bronzea fu acquistata da un calderaio; ma nella sua bottega uno studioso, forse A. Giustiniani, segnalò il ritrovamento e la sua importanza al governo della città, che acquistandola la salvò dalla imminente distruzione. Un decreto del 1507 ci informa che la tavola venne affissa nel duomo di San Lorenzo, vicino alla cappella di S. Giovanni Battista, per volontà del governatore francese Rodolfo de Lannoy e del consiglio degli anziani che, per l'occasione incaricarono lo scultore Viscardi di eseguire una cornice in marmo bianco atta a contenerla. In data non precisata da alcun documento ufficiale, la tavola venne trasferita dal duomo all'ormai scomparso Palazzo dei Padri del Comune, nei pressi di Palazzo S. Giorgio dove rimase fino al 1838 quando, a causa della demolizione dell'edificio, venne trasferita a Palazzo Ducale, allora sede degli uffici comunali, e depositata nella cassaforte della civica tesoreria. Nel 1850 con il trasferimento degli uffici a Palazzo Tursi, anche la tavola ne seguì la sorte e trovò posto nella sala a destra del vecchio consiglio, l'attuale ufficio del sindaco. Nel 1908, con l'istituzione del Museo Civico di Palazzo Bianco, la tavola venne qui trasferita e murata con la sua cornice cinquecentesca alla parete sud della sala romana, e ancora nel 1929, trovò ulteriore collocazione nell'ufficio del Podestà. Durante la seconda guerra mondiale la tavola venne ricoverata nella tesoreria del comune e, alla fine del conflitto, ricollocata con la sua cornice cinquecentesca nell'ufficio del sindaco. Nel 1978, in occasione del suo primo restauro, fu di nuovo esposta al pubblico per un breve periodo durante la mostra "Restauri di Liguria" e fu allora, infine, che si decise, dopo una lunga riflessione, di cercare una nuova e, questa volta definitiva, collocazione della tavola nel Museo di Archeologia Ligure a Genova-Pegli.
Traduzione dell'iscrizione:
Quinto e Marco Minucio Rufo, figlio di Quinto, riguardo alle controversie tra Genuati e Viturii, fecero una ricognizione sul terreno e in presenza dei contendenti composero la controversia e stabilirono secondo quali norme dovessero possedere lagro e dove dovesse passare il confine. Ordinarono loro di seguire il confine e apporre i termini e, fatto ciò, di venire personalmente a Roma. A Roma in loro presenza, pronunziarono la sentenza per senatoconsulto il 15 dicembre sotto il consolato di Lucio Cecilio figlio di Quinto e Quinto Mucio figlio di Quinto. Dovè agro privato del castello di Viturii, essi possono venderlo e lasciarlo in eredità. Questo agro non sarà sottoposto a tassa.
Confini dellagro privato dei Langati. Dallestremità inferiore del rio che nasce dalla fonte in Mannicelo al fiume Edo ( qui è posto un termine); poi, risalendo il fiume fino al fiume Lemori e per il fiume Lemori in su fino al rio Comberanea, poi per il rio Comberanea in su fino alla convalle Ceptiema (qui sono posti i due termini, di qua e di là della via Postumia). Da tali termini in linea retta al rio Vindupale, dal rio Vindupale al fiume Neviasca, dal fiume Neviasca giù fino al fiume Porcobera, e di lì in giù fino allestremità inferiore del rio Vinelasca (qui è posto un termine); risalendo in linea retta il rio Vinelasca , ove è posto un termine al di qua della via Postumia, e un altro termine al di là della via, dal termine posto al di là della via Postumia, in linea retta fino alla fonte in Manicello, poi giù fino al termine posto presso il fiume Edo.
I confini dellagro pubblico che I Laganensi possiedono risultano essere questi. Il primo termine è posto alla confluenza dellEdo e del Porcobera. Di qui per il fiume Edo in su fino ai piedi del monte Lemurino (termine), in su in linea retta per la costa Lemurina (termine), ancora per la costa Lemurina ( qui è posto un termine sul monte che si affaccia sulla cavità), poi su dritto per costa alla sommità del monte Lemurino ( termine), poi su dritto per costa al castello che è stato chiamato Aliano ( termine), poi su dritto per costa al monte Giovenzione ( termine), poi su dritto per costa al monte appennino che si chiama Boplo ( termine); poi lappennino dritto per la costa al monte Tudelone ( termine); poi giù dritto per la costa al fiume Veraglasca, ai piedi del Monte Berigiema ( termine), poi su dritto per costa al monte Prenicco ( termine), poi giù dritto al fiume Tulelasca ( termine), poi su dritto per la costa Blustiemela al monte Claxelo ( termine), poi in giù alla fonte Lebriemela ( termine), poi dritto per il rivo Eniseca al fiume Porcobera ( termine), poi giù per il fiume Porcobera fino alla confluenza Edo- Porcobera, dove è posto un termine.
Lagro che è dichiarato pubblico, i Laganensi Viturii abitanti del castello possono possederlo e goderne. Per tale agro i Laganensi Viturii verseranno al tesoro pubblico, a Genova, 400 nummi vittoriani ogni anno.
Se i Laganensi non verseranno tale somma e non soddisferanno allarbitrato dei Genuati, a meno che i Genuensi non tardino a riscuotere la somma, in tal caso i Laganensi dovranno verasare al Tesoro di Genova, di tutto quanto sarà stato prodotto nellagro, 1/20 del frumento e 1/6 del vino ogni anno.
Chi possederà (un podere) entro tali confini, Genuate o Viturio, alla data del 1° giugno del consolato di Lucio Cecilio e di Quinto Mucio, potrà continuare a possederlo e goderlo. Tali possessori pagheranno la tassa ai Langanensi secondo la loro posizione così come gli altri Langanensi che possederanno e godranno un podere in tale agro.
Oltre a questi possessi, nessuno potrà possedere se non con lapprovazione della maggioranza dei Langanensi Viturii e condizione che non faccia subentrare, Genuate o Viturio, per coltivare.
Chi non obbedirà al parere della maggioranza dei Langanensi Viturii non avrà né godrà tale agro. Nellagro che sarà compascuo, nessuno proibisca né impedisca con la forza ai Genuati e ai Viturii di pascolare il bestiame, così come nel resto dellagro compascuo Genuate; e nessuno proibisca che vi raccolgano legna e legname e ne facciano uso.
La tassa del primo anno i Langanensi Viturii debbono versarla al tesoro di Genova il 1° gennaio dellanno successivo. Per quanto i Laganensi hanno goduto prima del 1° gennaio prossimo venturo, non debbono pagare nessuna tassa se non vogliono. Quando, nellanno di consolato di Lucio Cecilio e di Quinto Mucio, i prati dellagro saranno prossimi al taglio ( i prati dellagro pubblico posseduto dai Viturii Langanesi, di quello posseduto dagli Odiati, di quello dei Mentovini di quello dei Cavaturini), nessuno potrà tagliarvi o pascolarvi senza il consenso dei Langanensi, degli Odiati, dei Dectumini, dei Cavaturini e dei Mentovini, ciascuno per il proprio agro. Se i Langati, gli Odiati, i Dectumini, i Cavaturini e i Mentovini preferiscono costruire, cintare, tagliare altri prati in tale agro, potranno farlo a condizione che la misura totale dei prati non superi quella dellestate passata. I Viturii che, in occasione delle controversie con i Genuensi sono stati giudicati o condannati per ingiurie, se qualcuno è in carcere per tali motivi, i Genuensi dovranno liberarli e proscioglierli prima del prossimo 15 giugno. Se a qualcuno sembrerà iniquo qualcosa di quanto è contenuto in questa sentenza, si rivolgano a noi, ogni primo giorno del mese, e siano liberi da tutte le controversie oneri pubblici.
Segue la firma dei legati: Mocone Meticanio, giglio di Meticone.
Plauco Peliano, figlio di Pelione.
Trad. G. Petracco Siccardi
Mostre (MST)
MSTT:
Restauri in Liguria
MSTL:
Palazzo Reale
MSTL_BLOCK:
Cremona, Santa Maria della Pietà , Genova, Commenda di Pre
MSTD:
1978
MSTD_BLOCK:
1998, 2004
MSTT:
Tesori della Postumia
MSTL:
Cremona, Santa Maria della Pietà
MSTD:
1998
MSTT:
I Liguri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo
MSTL:
Genova, Commenda di Pre
MSTD:
2004
Bibliografia (BIB)
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Tavola Polcevera
BIBD:
1995
BIBH:
00001043
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Mennella G.
BIBD:
2004
BIBH:
00001044
BIBN:
p. 522
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAE:
Comune di Genova
FTAC:
Archivio Museo di Archeologia Ligure
FTAN:
17 Genova inv. 577 Tavola di Polcevera compressa
Provvedimenti di tutela (NVC)
NVCE:
prot. 3148 Soprintendenza
NVCD:
19/12/1978
NVCT:
provvedimento di notifica di importante interesse
Analisi laboratorio (ALB)
ALBT:
Analisi chimico fisiche
ALBS:
Anche diffrazione ai raggi x
ALBD:
1995
Restauri (RST)
RSTD:
1978/79
RSTE:
Soprintendenza ai Beni Archeologici della Liguria
RSTN:
Laboratorio di Restauro
RSTN_BLOCK:
Ditta Prada & Ceccarelli
RSTR:
Comune di Genova
Iscrizioni (ISR)
ISRC:
normativa
ISRL:
latino
ISRA:
Consoli romani Quinto e Marco Minucio Rufo
ISRI:
Q m minuceis q f rufeis de controversieis inter genuateiis et veiturios in re praescente cognoverunt et coram inter eos controversias composeiverunt / et qua lege agrum possiderent et qua fineis fierent dixserunt eos fineis facere terminosque statui iuserunt / ubei ea facta essent romam coram venire iouserunt. Romae coram sententiam ex senati consulto dixerunt eidib / decemb l caecilio q f q minucio q f cos. Qua ager privatus casteli vituriorum est quem agrum eos vectigal mei siet. Langatium fineis agriprivati ab rivo infino qui oritur ab fontei in manicelo ad florium / edem ibi terminus stat inde flovio suso vorsum in flovium lemurim inde flovio lemuri susum usque ad rivom comberane / inde rivo comberanea susum usque ad comvalem caeptiemam ibi termina duo stant circum viam postumiam ex eis terminis recta / regione in rivo vendupale ex rivo vindupale in flovium neviascam inde dorsum flvio neviasca in flovium procoberam inde / flovio procoberam deorum usque ad rivom vinelascam infumum ibei terminus stat inde sursum rivo recto vinelasca / ibei terminus stat propter viam postumiam inde alter trans viam postumiam terminus stat ex eo termino quei stat / trans viam postumiam recta regione in fontem in manicelum inde deorsum rivo quei oritur ab fonte en manicelo / ad terminum quei stat ad flovium edem. Agri poplici quod langenses posident, hisce finis flovio sursuorsum in montem lemurino infumo ibei terminus / stat inde sursuorsum iugo recto monte lemurino ibei terminus / stat in monte procavo inde sursum iugo recto in montem lemurimum summum ibei terminos stat inde sursum iugo / recto in castelum quei vocitatu st alianos ibei terminus stat inde sursum iugo recto in montem quentionem ibi terminus / stat inde sursum iugo recto in montem apeninum quei vocatur bolpo ibei terminus stat inde apeninum iugo recto / in montem tudedonem ibei terminus stat inde deorsum iugo recto in flovium veraglascam in montem berigiemam / infumo ibi terminus stat inde sursum iugo recto in montem prenicum ibi terminus stat inde dorsum iugo recto in / flovium tulelascam ibi terminus stat inde sursum iugo recto blustiemelo in montem claxelum, ibi terminus stat inde / deorsum in fontem lebriemelum ibi terminus stat inde recto rivo emiesca in flovium porcoberam ibi terminus stat inde deorsum in floviom porcoberam ubei conflouont flovi edus et porcoberi ibi terminus stat quem agrum poplicum / iudicamus esse eum agrum castelanos langenses veiturios po[si]dere fruique videtur oportere pro eo agro vectigal langenses / veituriis in poplicum genuam dent in an(n)os singulos vic n cccc sei langenses eam pequniam non debunt neque satis / facient arbitratuu genuatium quod per genuenses mo a non fiat quo setium eam pequniam acipiant tum quod in eo agro / natum erit frumenti partem vincensumam vini partem sextam langenses in poplicum genuam dare de bento / in anno singulos. Quei intra eos fines agrum posedet genuas aut viturius quei eorum poseideit k sextil l caicilio / q muucio cos eos ita posidere colereque liceat. Eius (!) Quei posidebunt vectigal langensibus proportione dent ita uti ceteri / langenses qui eorum in eo agro agrum posidebunt fruenturque praeter ea in eo agro ni quis posideto nisi de maiore parte / langensium veituriorum sententia dum ne alium intro nitat nisi genuatem aut veiturium colendi causa que eorum / de maiore parte langensium veiturium sententia ita non parebit is eum agrum nei habeto nive friuimino quei / ager compascuos erit in eos agro quo minus pecus [p]ascere genuates veituriosque liceat ita utei in cetero agro / genuati compascuo ni quis prohibeto nive quis vim facito neive prohibeto quo minus ex eo agro ligna materiamque / sumant utamturque vectigal anni primi k ianuaris secundis veturiis langenses in poplicum genuam dare / debento quod ante k ianuar primas langenses fructi sunt eruntque, vectigal invitei dare nei debento / prata quae fuerunt proxuma faenisicei l caecilio q muucio cos in agro poplico quem vituries langenses posident et quem cavaturineis et quem mentouines posident ea prata / invitis langensibus et odiatibus et dectuminebus et cavaturines et mentovines quem quisque eorum agrum / posidevit inviteis eis niquis sicet nive pascat nive fruatur sei langueses (!) Aut odiates aut dectumines aut cavaturines aut mentovines malent in eo agro alia prata immittere defendere sicare id uti facere liceat dum ne ampliorem modum pratorum habeant quam proxuma aestate habuerunt fructique sunt vituries quei controvorsias / genuentium ob iniourias iudicat aut dannati sunt sei quis in vinculeis ob eas res est eos omeneis solvei mittei leiberique genuenses videtur oportere ante eidus sextilis primas sei quoi de ea re iniquom vibebitur esse ad nos adeant primo quque die et ab omnibus controversis et hono pub li / leg moco meticanio meticoni f plaucus peliani pelionif.
ISRS:
a solchi
ISRT:
corsivo
Misure (MIS)
MISU:
cm
MISA:
37.5
MISL:
47.5
Ambito culturale (ATB)
ATBM:
iscrizione
ATBD:
periodo romano
Schede correlate (ACS)
ACSC:
30
ACSS:
n. scheda cartacea
Inventario di museo o soprintendenza (INV)
INVN:
577
INVD:
1911
INVC:
Museo di Archeologia Ligure
Altre localizzazioni geografico-amministrative (LA)