In inventario la voce autore di questo disegno, pervenuto nel 1926 attraverso il legato testamentario della nipote di Santo Varni, Mary Ighina Barbano, venne lasciata in bianco. Si tratta invece di un pur frammentario progetto di Lazzaro Tavarone per la decorazione della sezione centrale della parete di una sala, potendosi facilmente immaginare che la cornice delineata sul margine inferiore del foglio fosse quella pensata intorno alla bocca di un camino, sovrastata da una cartella centrata da arma araldica sommariamente delineata a fusi, e quindi credibilmente dei Grimaldi, affiancata da due putti e che funge da base a una nicchia con una figura femminile assisa – Minerva? – coronata da una mensola su cui sta seduto un putto; ai lati, l’erma e il vaso esemplificano due soluzioni alternative. L’ombra riportata permette di dedurre che il progetto riguarda una decorazione da intendere a trompe-l’oeil e non tridimensionale.
Che Lazzaro Tavarone fosse aduso a soluzioni prospettiche anche più complesse di questa restano eloquenti prove in diversi edifici genovesi – villa Saluzzo poi Bombrini, quella che appartenne a Francesco Borsotto, ora Convento delle madri di Nostra Signora dell'Orto, il palazzo de Ferrari poi Chiavari e Belimbau… – mentre decorazioni più semplici di questo genere sono solo in parte riemerse in seguito ai restauri effettuati al primo piano del palazzo Spinola di piazza Pellicceria, l’attuale Galleria Nazionale. Per inciso, dato che questo edificio è stato eretto a fine Cinquecento da Francesco Grimaldi e conserva soprattutto sulle volte importanti affreschi del Tavarone, questo progetto, segnato dallo stemma di quella famiglia, potrebbe proprio riferirsi a quella sede.
Ma il confronto più eloquente, utile anche per rendersi conto quanta parte dell’attività dell’artista si deve ritenere perduta, viene da un disegno in tre parti che Peter Fuhring mi ha gentilmente segnalato essere al Victoria and Albert Museum di Londra (inv. 8934.57, 8934.58, 8934.59),
dove per l’appunto l’artista ha delineato la decorazione di un’intera parete con camino: questo bel progetto dà l’idea di come dovesse presentarsi nella sua integrità il foglio da cui è stato ritagliato il frammento del Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso. (Boccardo in Boccardo, Priarone 2009, p. 36)
Sulla montatura è applicato un frammento della vecchia carta di controfondo con l'iscrizione "N° 65", "Coll. S. V."
Notizie storico-critiche (NSC)
In inventario la voce autore di questo disegno, pervenuto nel 1926 attraverso il legato testamentario della nipote di Santo Varni, Mary Ighina Barbano, venne lasciata in bianco. Si tratta invece di un pur frammentario progetto di Lazzaro Tavarone per la decorazione della sezione centrale della parete di una sala, potendosi facilmente immaginare che la cornice delineata sul margine inferiore del foglio fosse quella pensata intorno alla bocca di un camino, sovrastata da una cartella centrata da arma araldica sommariamente delineata a fusi, e quindi credibilmente dei Grimaldi, affiancata da due putti e che funge da base a una nicchia con una figura femminile assisa – Minerva? – coronata da una mensola su cui sta seduto un putto; ai lati, l’erma e il vaso esemplificano due soluzioni alternative. L’ombra riportata permette di dedurre che il progetto riguarda una decorazione da intendere a trompe-l’oeil e non tridimensionale.
Che Lazzaro Tavarone fosse aduso a soluzioni prospettiche anche più complesse di questa restano eloquenti prove in diversi edifici genovesi – villa Saluzzo poi Bombrini, quella che appartenne a Francesco Borsotto, ora Convento delle madri di Nostra Signora dell'Orto, il palazzo de Ferrari poi Chiavari e Belimbau… – mentre decorazioni più semplici di questo genere sono solo in parte riemerse in seguito ai restauri effettuati al primo piano del palazzo Spinola di piazza Pellicceria, l’attuale Galleria Nazionale. Per inciso, dato che questo edificio è stato eretto a fine Cinquecento da Francesco Grimaldi e conserva soprattutto sulle volte importanti affreschi del Tavarone, questo progetto, segnato dallo stemma di quella famiglia, potrebbe proprio riferirsi a quella sede.
Ma il confronto più eloquente, utile anche per rendersi conto quanta parte dell’attività dell’artista si deve ritenere perduta, viene da un disegno in tre parti che Peter Fuhring mi ha gentilmente segnalato essere al Victoria and Albert Museum di Londra (inv. 8934.57, 8934.58, 8934.59),
dove per l’appunto l’artista ha delineato la decorazione di un’intera parete con camino: questo bel progetto dà l’idea di come dovesse presentarsi nella sua integrità il foglio da cui è stato ritagliato il frammento del Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso. (Boccardo in Boccardo, Priarone 2009, p. 36)
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
Mary Ighina Barbano, già collezione Santo Varni
Data acquisizione (ACQD):
1926
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
fotografia digitale
FTAN:
D4680
Citazione completa (BIL)
Basevi in Boccardo 1999, p. 266; Boccardo, Priarone 2009, scheda 13 p. 36