Link alla homepage logo musei di genova header

La Madonna adorata da santa Barbara

Musei di Strada Nuova
OGT
OGTD:
disegno
Autore (AUT)
AUTR:
disegnatore
AUTN:
Piola, Domenico
AUTA:
1628-1703
Titolo (SGTT)
La Madonna adorata da santa Barbara
Inventario di museo o soprintendenza (INV)
INVN:
D4447
INVC:
Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso
Cronologia (DT)
DTZG:
XVII
DTSI:
1680
DTSV:
ca
DTSF:
1685
DTSL:
ca
MTC
MTC:
penna
MTC:
pennello
MTC:
acquarellature colorate
MTC:
matita nera
Notizie storico-critiche (NSC)
Il carattere che maggiormente qualifica questo disegno è l'utilizzo di un medium liquido color ocra, sia per delineare a penna le figure, sia per acquarellarle a pennello. Non sono molti i fogli di Piola con pigmenti colorati usati come l'inchiostro. Si confrontino ad esempio il foglio con l'Uomo con levriero, preparatorio per una lunetta, acquarellato a inchiostro e in blu passato per il mercato antiquario e quello più problematico con La fuga in Egitto anch'esso passato per il mercato antiquario. Per entrambi, senza una visione diretta dell'opera, è difficile pronunciarsi sull'autenticità e autografia delle acquarellature colorate; lo stesso vale per le cromie del foglio piolesco cavato da una delle Allegorie per il matrimonio Doria-Pamphilj passato sul mercato genovese. La santa, nel foglio in esame, è riconoscibile dagli attributi legati alle sue leggende agiografiche e alla tradizione iconografica: rinchiusa prima in una torre dal padre, di fede pagana, Barbara vi avrebbe fatto aprire una terza finestra per ricordare la Trinità; sarebbe poi stata martirizzata, dopo varie torture, con il taglio della testa - di qui la palma del martirio e la spada - mentre il padre Dioscoro sarebbe stato fulminato da un fuoco divino (di qui la presenza in alcune immagini di un cannone, qui evocato dalle palle accanto alla roccia al centro della scena). L'idea della composizione, la postura della Vergine e degli angioletti richiama da vicino la tela , riferibile ai primi anni ottanta, con la Madonna della Misericordia (in collezione privata). (Priarone 2017, pp. 172-173)