Vasta piazza di Genova (scenario per Simon Boccanegra?, I atto)
Titolo (SGTT)
Vasta piazza di Genova (scenario per Simon Boccanegra?, I atto)
SGT
SGTI:
Scenario
Inventario di museo o soprintendenza (INV)
INVN:
D 3953
INVC:
Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso
Cronologia (DT)
DTZG:
XIX
DTSI:
1787
DTSV:
post
DTSF:
1868
DTSL:
ante
MTC
MTC:
carta bianca
MTC:
matita nera
Notizie storico-critiche (NSC)
Primo doge della Repubblica, Simon Boccanegra - discendente del primo capitano del popolo Guglielmo Boccanegra (XIII sec.) - viene insignito di tale carica a vita per acclamazione popolare nel 1339, in occasione di un tumulto occorso in Genova per l’elezione della figura di ‘abate del popolo’, ruolo indicato dalle classi più basse per affiancare i due capitani del popolo al governo della città. In virtù delle sue origini non popolari, tuttavia, il Boccanegra viene proclamato ‘doge’ perpetuo, come era designato il più alto ruolo di governo nella Repubblica di Venezia, sostituendo di fatto con nuova autorità la magistratura genovese dei due capitani del popolo e istituendo un nuova forma di governo, popolare e ghibellina, dalla quale l’antica nobiltà veniva esclusa per statuto. Tale assetto del dogato verrà mantenuto fino alla riforma istituzionale promossa nel 1528, come noto, da Andrea Doria, che trasformerà in biennale la carica a vita, permettendone l’accesso anche agli aristocratici.
Simon Boccanegra giocò un ruolo importante nel XIV secolo per l’autonomia di Genova, contrastando le mire dei Visconti, signori di Milano, e conquistando alla Repubblica la supremazia nel controllo della Corsica. Per questo gli sarà attribuito nel tempo un alto valore civico e sarà tra le figure recuperate come emblematiche dalla mitologia repubblicana. Il momento di ‘riscoperta’ per eccellenza di personaggi della storia antica è l’Ottocento, non solo nelle scelte iconografiche per la celebrazione ad affresco – Simon Boccanegra è raffigurato, ad esempio, tra i viri illustres della città di Genova, insieme a Guglielmo Embriaco, Andrea Doria e Ottaviano Fregoso, nell’atrio di palazzo Brignole Durazzo alla Meridiana – ma anche nella scrittura di opere di linguaggio diverso, quello del teatro e della musica: al Boccanegra è consacrata infatti un’opera da Giuseppe Verdi tratta dal dramma “Simón Bocanegra” di Antonio García Gutiérrez, con libretto di Francesco Maria Piave, riedito con modifiche da Arrigo Boito nel 1880 (sull’argomento Bertone 2016). La prima rappresentazione dell’opera “Simon Boccanegra” fu alla Fenice di Venezia nel 1857, ma ebbe poco consenso e per questo fu tralasciata da Verdi fino alla ripresa del libretto da parte di Boito; nella nuova forma l’opera verrà rappresentata quindi alla Scala di Milano nel 1881, questa volta con grande consenso. A Genova, con il libretto di Piave, venne messa in scena al Carlo Felice una prima volta nel 1860 e poi ancora nel 1892 (Tagliaferro 1985, pp. 89, 104).
Il presente disegno, riconosciuto come progetto per una scenografia e messo in rapporto con l’opera verdiana, reca l’indicazione in alto “Atto primo. Vasta piazza di Genova” e dovrebbe dunque essere il bozzetto per la scena di apertura della rappresentazione, quando - secondo la revisione dei dati storiografici operata da Piave - si ambienterebbe nei pressi della cattedrale e del palazzo dei Fieschi l’episodio del ‘complotto’ di due capipopolo (l’artigiano filatore d’oro Paolo Albiani e il popolano Pietro) per l’elezione dell’Abate del popolo. La scenografia è una ‘summa di genovesità’: a sinistra la facciata gotica di una chiesa con portale e scala con leoni stilofori, a destra un edificio con loggia e paramento murario a bande banche e nere; sul fondo i vascelli in un porto e alture con altri edifici di villa e torri; in alto una cortina teatrale che inquadra la scena, da cui pendono due stendardi crociati. Un “medioevo spettacolare”, decorativo ed evocativo, che permea linguaggio e immaginario di tutta una cultura teatrale e scenografica ottocentesca (cfr. Di Fabio 1985, pp. 112-115).
Altri disegni delle collezioni civiche ugualmente messi in rapporto con il “Simon Boccanegra” si caratterizzano ancora per una riconoscibile ambientazione genovese, come i due fogli con Villa nei pressi della Lanterna di Genova (D3902) e Navi alla fonda presso la Lanterna di Genova(D3840).
L’attribuzione a Michele Canzio del disegno in esame è dubitativa, anche per la sua provenienza in museo dall’acquisto da Mario Mocafico (1924), erede di Carlo Mocafico scenografo del Carlo Felice: dal fondo Mocafico arriverebbero infatti fogli caratterizzati da una notevole varietà di linguaggi, assegnabili per la critica anche a personalità diverse dal Canzio, scenografo principe del Carlo Felice (Tagliaferro 1985, p. 89). (PRIARONE, in IL RE DENARO, 2021)
Tipo scheda (TSK)
D
Livello ricerca (LIR)
I
Codice univoco (NCT)
Codice regione (NCTR):
07
Ente schedatore (ESC)
Comune di Genova
Ente competente (ECP)
S236
OGT
OGTD:
disegno
Titolo (SGTT)
Vasta piazza di Genova (scenario per Simon Boccanegra?, I atto)
Vasta piazza di Genova (scenario per Simon Boccanegra?, I atto)
Notizie storico-critiche (NSC)
Primo doge della Repubblica, Simon Boccanegra - discendente del primo capitano del popolo Guglielmo Boccanegra (XIII sec.) - viene insignito di tale carica a vita per acclamazione popolare nel 1339, in occasione di un tumulto occorso in Genova per l’elezione della figura di ‘abate del popolo’, ruolo indicato dalle classi più basse per affiancare i due capitani del popolo al governo della città. In virtù delle sue origini non popolari, tuttavia, il Boccanegra viene proclamato ‘doge’ perpetuo, come era designato il più alto ruolo di governo nella Repubblica di Venezia, sostituendo di fatto con nuova autorità la magistratura genovese dei due capitani del popolo e istituendo un nuova forma di governo, popolare e ghibellina, dalla quale l’antica nobiltà veniva esclusa per statuto. Tale assetto del dogato verrà mantenuto fino alla riforma istituzionale promossa nel 1528, come noto, da Andrea Doria, che trasformerà in biennale la carica a vita, permettendone l’accesso anche agli aristocratici.
Simon Boccanegra giocò un ruolo importante nel XIV secolo per l’autonomia di Genova, contrastando le mire dei Visconti, signori di Milano, e conquistando alla Repubblica la supremazia nel controllo della Corsica. Per questo gli sarà attribuito nel tempo un alto valore civico e sarà tra le figure recuperate come emblematiche dalla mitologia repubblicana. Il momento di ‘riscoperta’ per eccellenza di personaggi della storia antica è l’Ottocento, non solo nelle scelte iconografiche per la celebrazione ad affresco – Simon Boccanegra è raffigurato, ad esempio, tra i viri illustres della città di Genova, insieme a Guglielmo Embriaco, Andrea Doria e Ottaviano Fregoso, nell’atrio di palazzo Brignole Durazzo alla Meridiana – ma anche nella scrittura di opere di linguaggio diverso, quello del teatro e della musica: al Boccanegra è consacrata infatti un’opera da Giuseppe Verdi tratta dal dramma “Simón Bocanegra” di Antonio García Gutiérrez, con libretto di Francesco Maria Piave, riedito con modifiche da Arrigo Boito nel 1880 (sull’argomento Bertone 2016). La prima rappresentazione dell’opera “Simon Boccanegra” fu alla Fenice di Venezia nel 1857, ma ebbe poco consenso e per questo fu tralasciata da Verdi fino alla ripresa del libretto da parte di Boito; nella nuova forma l’opera verrà rappresentata quindi alla Scala di Milano nel 1881, questa volta con grande consenso. A Genova, con il libretto di Piave, venne messa in scena al Carlo Felice una prima volta nel 1860 e poi ancora nel 1892 (Tagliaferro 1985, pp. 89, 104).
Il presente disegno, riconosciuto come progetto per una scenografia e messo in rapporto con l’opera verdiana, reca l’indicazione in alto “Atto primo. Vasta piazza di Genova” e dovrebbe dunque essere il bozzetto per la scena di apertura della rappresentazione, quando - secondo la revisione dei dati storiografici operata da Piave - si ambienterebbe nei pressi della cattedrale e del palazzo dei Fieschi l’episodio del ‘complotto’ di due capipopolo (l’artigiano filatore d’oro Paolo Albiani e il popolano Pietro) per l’elezione dell’Abate del popolo. La scenografia è una ‘summa di genovesità’: a sinistra la facciata gotica di una chiesa con portale e scala con leoni stilofori, a destra un edificio con loggia e paramento murario a bande banche e nere; sul fondo i vascelli in un porto e alture con altri edifici di villa e torri; in alto una cortina teatrale che inquadra la scena, da cui pendono due stendardi crociati. Un “medioevo spettacolare”, decorativo ed evocativo, che permea linguaggio e immaginario di tutta una cultura teatrale e scenografica ottocentesca (cfr. Di Fabio 1985, pp. 112-115).
Altri disegni delle collezioni civiche ugualmente messi in rapporto con il “Simon Boccanegra” si caratterizzano ancora per una riconoscibile ambientazione genovese, come i due fogli con Villa nei pressi della Lanterna di Genova (D3902) e Navi alla fonda presso la Lanterna di Genova(D3840).
L’attribuzione a Michele Canzio del disegno in esame è dubitativa, anche per la sua provenienza in museo dall’acquisto da Mario Mocafico (1924), erede di Carlo Mocafico scenografo del Carlo Felice: dal fondo Mocafico arriverebbero infatti fogli caratterizzati da una notevole varietà di linguaggi, assegnabili per la critica anche a personalità diverse dal Canzio, scenografo principe del Carlo Felice (Tagliaferro 1985, p. 89). (PRIARONE, in IL RE DENARO, 2021)
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
acquisto
Nome (ACQN):
M. Moccafico
Data acquisizione (ACQD):
1924
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
fotografia digitale
FTAN:
D3953
Citazione completa (BIL)
L. Tagliaferro, "Nel cuore durevole dell'effimero", in Il Teatro Carlo Felice di Genova, 1985, pp. 87-106, p. 104 (anonimo)