E’ stata per prima Mary Newcome, nel 1977, a pubblicare questo foglio – una figura virile assisa tratteggiata a matita nera, con qualche lumeggiatura a gessetto bianco, su una carta tinta in rosso – riconoscendolo come preparatorio per uno degli Indios affrescati da Lazzaro Tavarone nel salone di palazzo De Ferrari Chiavari poi Belimbau all’Annunziata.
La decorazione di questa dimora è senza dubbio una delle più spettacolari del Tavarone, nella quale il pittore mostra maturità di composizione, grande freschezza narrativa e felicità cromatica: al centro della volta, entro un grande riquadro di tradizione cinquecentesca, sono raffigurati Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona che ricevono Cristoforo Colombo al ritorno dal Nuovo Mondo; nelle lunette sono narrati episodi del Primo viaggio di Colombo nelle Americhe; mentre in corrispondenza dei peducci, entro cartelle rettangolari o sagomate, siedono i protagonisti della storica scoperta, ossia ancora i reali spagnoli, Colombo con i suoi due fratelli, una fanciulla india di rango e due capi tribù Indios. Queste ultime figure di indigeni, sulla base del Diario di bordo di Cristoforo Colombo, sono state identificate rispettivamente nella regina Anacaonda e nel Cacicco Caonabò, sovrani delle isole caraibiche, e nel Cacicco Guacanagarì, capo di Haiti (Cavelli 1986), che corrisponde precisamente alla figura di nudo studiata nel foglio in oggetto della collezione di Palazzo Rosso.
La critica ha molto dibattuto sulla datazione di questo ciclo, ritenendo per lungo tempo che gli affreschi fossero stati commissionati dalla seconda famiglia proprietaria del palazzo, i Chiavari, negli anni del dogato di Gio. Luca, tra il 1627 e il 1629 (Grosso 1950, 1950a; Gavazza 1974, p. 332 nota 49; Cavelli 1986).
Per prime Licia Collobi Ragghianti (1954, p. 441) e Mary Newcome (1977, n. 7), proprio sulla base di un esame dei disegni preparatori noti per questi affreschi, suggerirono una collocazione di questa vivace decorazione in anni compresi tra il ciclo di villa Saluzzo il Paradiso (ca. 1607-1614) e quello di palazzo Spinola di Pellicceria (prima metà del secondo decennio), prima comunque dell’inizio di quel “processo di ripiegamento arcaicizzante” che, anche secondo Fusconi (1992, p. 94), comincia a intravedersi con il ciclo per gli Adorno nella dimora di Strada Nuova (1624 ca.). Oltre al progetto grafico di Palazzo Rosso, infatti, si conoscono altri fogli schizzati in vista di questa composizione: all’Ecole Nazionale Supérieure des Beaux-Arts (inv. 2928) uno studio di nudo su carta tinta in rosso per uno degli Indios del fregio all’imposta della volta della sala (Fusconi 1992, p. 93, fig. 13), poi dipinto sull’affresco con orecchini, copricapo e gonnellino piumato; al Louvre, alla Galleria Estense di Modena e a Monaco di Baviera una serie di progetti di insieme per le lunette ad inchiostro su carta bianca (da ultimo Zanelli in Genova 2005, pp. 72-79; Parma 2006), cui se ne aggiunge un ultimo riconosciuto all’Albertina di Vienna (inv. 2619, Boccardo in Genova 2005, p. 68).
E’ probabile che l’intervento del Tavarone, dunque, sia di poco posteriore al 1611, quando l’allora proprietario Francesco De Ferrari esegue lavori di ampliamento dell’immobile (Donati 1992, p. 111), chiedendo poi che la decorazione interna glorifichi il ruolo della casata, di recente fortuna, ponendo in bella vista gli stemmi di famiglia: quello dei De Ferrari e quello dei Giustiniani, cui apparteneva la moglia di Francesco, Delia (Magnani 1988, p. 11).
Per il Cacicco Caonabò si conosce anche un bozzetto a olio su carta in monocromo (Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, inv. 414 - 9881), di grande interesse per seguire le varie fasi progettuali della pratica del Tavarone frescante (cfr. Fusconi 1992, p. 92, fig, 9, che pubblica altri due bozzetti del pittore per la facciata di palazzo San Giorgio e per la villa Saluzzo Bombrini). (Priarone in Boccardo, Priarone 2009, pp. 24-25).
E’ stata per prima Mary Newcome, nel 1977, a pubblicare questo foglio – una figura virile assisa tratteggiata a matita nera, con qualche lumeggiatura a gessetto bianco, su una carta tinta in rosso – riconoscendolo come preparatorio per uno degli Indios affrescati da Lazzaro Tavarone nel salone di palazzo De Ferrari Chiavari poi Belimbau all’Annunziata.
La decorazione di questa dimora è senza dubbio una delle più spettacolari del Tavarone, nella quale il pittore mostra maturità di composizione, grande freschezza narrativa e felicità cromatica: al centro della volta, entro un grande riquadro di tradizione cinquecentesca, sono raffigurati Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona che ricevono Cristoforo Colombo al ritorno dal Nuovo Mondo; nelle lunette sono narrati episodi del Primo viaggio di Colombo nelle Americhe; mentre in corrispondenza dei peducci, entro cartelle rettangolari o sagomate, siedono i protagonisti della storica scoperta, ossia ancora i reali spagnoli, Colombo con i suoi due fratelli, una fanciulla india di rango e due capi tribù Indios. Queste ultime figure di indigeni, sulla base del Diario di bordo di Cristoforo Colombo, sono state identificate rispettivamente nella regina Anacaonda e nel Cacicco Caonabò, sovrani delle isole caraibiche, e nel Cacicco Guacanagarì, capo di Haiti (Cavelli 1986), che corrisponde precisamente alla figura di nudo studiata nel foglio in oggetto della collezione di Palazzo Rosso.
La critica ha molto dibattuto sulla datazione di questo ciclo, ritenendo per lungo tempo che gli affreschi fossero stati commissionati dalla seconda famiglia proprietaria del palazzo, i Chiavari, negli anni del dogato di Gio. Luca, tra il 1627 e il 1629 (Grosso 1950, 1950a; Gavazza 1974, p. 332 nota 49; Cavelli 1986).
Per prime Licia Collobi Ragghianti (1954, p. 441) e Mary Newcome (1977, n. 7), proprio sulla base di un esame dei disegni preparatori noti per questi affreschi, suggerirono una collocazione di questa vivace decorazione in anni compresi tra il ciclo di villa Saluzzo il Paradiso (ca. 1607-1614) e quello di palazzo Spinola di Pellicceria (prima metà del secondo decennio), prima comunque dell’inizio di quel “processo di ripiegamento arcaicizzante” che, anche secondo Fusconi (1992, p. 94), comincia a intravedersi con il ciclo per gli Adorno nella dimora di Strada Nuova (1624 ca.). Oltre al progetto grafico di Palazzo Rosso, infatti, si conoscono altri fogli schizzati in vista di questa composizione: all’Ecole Nazionale Supérieure des Beaux-Arts (inv. 2928) uno studio di nudo su carta tinta in rosso per uno degli Indios del fregio all’imposta della volta della sala (Fusconi 1992, p. 93, fig. 13), poi dipinto sull’affresco con orecchini, copricapo e gonnellino piumato; al Louvre, alla Galleria Estense di Modena e a Monaco di Baviera una serie di progetti di insieme per le lunette ad inchiostro su carta bianca (da ultimo Zanelli in Genova 2005, pp. 72-79; Parma 2006), cui se ne aggiunge un ultimo riconosciuto all’Albertina di Vienna (inv. 2619, Boccardo in Genova 2005, p. 68).
E’ probabile che l’intervento del Tavarone, dunque, sia di poco posteriore al 1611, quando l’allora proprietario Francesco De Ferrari esegue lavori di ampliamento dell’immobile (Donati 1992, p. 111), chiedendo poi che la decorazione interna glorifichi il ruolo della casata, di recente fortuna, ponendo in bella vista gli stemmi di famiglia: quello dei De Ferrari e quello dei Giustiniani, cui apparteneva la moglia di Francesco, Delia (Magnani 1988, p. 11).
Per il Cacicco Caonabò si conosce anche un bozzetto a olio su carta in monocromo (Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, inv. 414 - 9881), di grande interesse per seguire le varie fasi progettuali della pratica del Tavarone frescante (cfr. Fusconi 1992, p. 92, fig, 9, che pubblica altri due bozzetti del pittore per la facciata di palazzo San Giorgio e per la villa Saluzzo Bombrini). (Priarone in Boccardo, Priarone 2009, pp. 24-25).
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
Marcello Durazzo
Data acquisizione (ACQD):
1848
Luogo acquisizione (ACQL):
Genova
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
fotografia digitale
FTAN:
D2928
Citazione completa (BIL)
Newcome 1977, p. 23 nota 21; Newcome 1981, p. 46; Cavelli 1986, p. 45; Fusconi 1992, p. 92; Boccardo 1999, n. 32; Boccardo in "Cristoforo Colombo" 2005, n. 4; Parma 2006, p. 134, fig. 106; Boccardo, Priarone 2009, scheda 8 p. 24