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Coppia di cervi

Musei di Strada Nuova
OGT
OGTD:
disegno
Autore (AUT)
AUTR:
disegnatore
AUTN:
Scorza, Sinibaldo
AUTA:
1589-1631
Inventario di museo o soprintendenza (INV)
INVN:
D 2876
INVC:
Gabinetto disegni e stampe di Palazzo Rosso
Cronologia (DT)
DTZS:
prima metà
DTZG:
XVII
DTSI:
1589
DTSV:
post
DTSF:
1631
DTSL:
ante
MTC
MTC:
penna e inchiostro
Notizie storico-critiche (NSC)
Rispetto al foglio dell'autore con il medesimo soggetto (inv. D2880), questo è completamente diverso, non solo perché la composizione appare artificiosa, ovvero immaginata dall’artista e non osservata dal vero, ma soprattutto perché tale soggetto è stato ripetuto senza varianti su altri fogli tutti riconosciuti come autografi di Sinibaldo Scorza. Nello specifico quello della Graphische Sammlung della Staatsgalerie di Stoccarda (inv. 6327, inv. 178x273) che proviene dalla collezione del conte Jacopo Durazzo (cfr. Thiem 1977, p. 36); quello del Muzeum Narodowe di Cracovia (inv. XV Rr. 711, mm 172x226; mentre nell’inv. XV Rr. 710 è rappresentata solo la femmina); e infine quello che risulta essere passato in asta a Lucca, presso la Galleria Vangelisti, il 4 aprile 1981, lotto 367 (purtroppo in catalogo senza indicazioni di misura). Il foglio mostra invece caratteristiche disegnative del tutto analoghe a quelle della "Una ghiandaia e due parrochetti su un ciliegio e paesaggio di sfondo" (Inv. D 2872). In questo caso l’esistenza di più versioni grafiche, del tutto analoghe, dello stesso soggetto non ha una sicura spiegazione: dato che alcune fonti, e in particolare l’epistolario del poeta Giovan Battista Marino, attestano della fortuna goduta al tempo dai disegni dello Scorza, si può ipotizzare che la Coppia di cervi sia rientrata tra le composizioni più apprezzate, e per questo replicate, in particolare nel periodo trascorso a Torino, ove l’attività venatoria, come si è già fatto intendere, costituiva una delle pratiche caratteristiche e quasi imprescindibili della corte sabauda. Per altro il riscontrare che in quei fogli, come in qualche altro caso, tratti paralleli di inchiostro come quelli del terreno in primo piano, delle foglie di vite accanto al maschio a sinistra e quelli dello sfondo sembrano alludere a una resa incisoria dell’immagine, può far supporre che il soggetto sia stato pensato per essere tradotto a stampa. Potrebbe essere una conferma di quest’ipotesi il fatto che un cervo nell’identica postura seduta, ma rappresentato in controparte, si ritrova poi in tre dipinti di Giovanni Benedetto Castiglione (1609-1664): l’Orfeo incanta gli animali che appartiene alla collezione Pallavicini di Roma, l’Entrata degli animali nell’arca documentato in una raccolta genovese, e Circe e Ulisse pure di collezione privata (da ultimo cfr. Genova 2017, p. 143 fig. 2); e in due tele ora assegnate al nipote di Scorza, Giovanni Battista Sinibaldo (1656-post 1697), ed esposte in occasione della mostra Sinibaldo Scorza. Favole e natura all’alba del Barocco (2017, pp. 251-252). E’ ben posteriore, ma desunta da uno di quei fogli o dalla stessa fonte iconografica utilizzata da Scorza – l’incisione di Pierce Tempest (1653–1717) che fa parte della raccolta Variae quadrupedum species, pubblicata in più edizioni a Londra tra 1662 e 1695, e rintracciata indipendentemente da Chiara Grasso (cfr. Grasso 2017, pp. 206-207) e da Maurizio Romanengo, che l’ha gentilmente segnalata. Ma non è probante, dal punto di vista dell’individuazione della fonte, il fatto che la sottoscrizione della stampa stessa rimandi a un prototipo del pittore fiammingo, un poco più anziano di Scorza, Roelant Savery (1576-1639), giacché è tutto da vedere se nell’Inghilterra della seconda metà del Seicento si era in grado di distinguere e attribuire giustamente opere del pittore di Voltaggio e di quello fiammingo, indubbiamente più famoso a livello internazionale. (Boccardo in Boccardo, Priarone 2017, pp. 92-94)

Disegni

Persona