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Pastore intento a suonare la zampogna mentre bada al suo gregge

Musei di Strada Nuova
OGT
OGTD:
disegno
Autore (AUT)
AUTR:
disegnatore
AUTN:
Scorza, Sinibaldo
AUTA:
1589-1631
Inventario di museo o soprintendenza (INV)
INVN:
D 2874
INVC:
Gabinetto disegni e stampe di Palazzo Rosso
Cronologia (DT)
DTZS:
prima metà
DTZG:
XVII
DTSI:
1589
DTSV:
post
DTSF:
1631
DTSL:
ante
MTC
MTC:
penna-inchiostro
Notizie storico-critiche (NSC)
Lo storiografo genovese Raffaello Soprani (1612-1672), nella biografia che ha dedicato a Sinibaldo Scorza – che, ancor giovane, aveva conosciuto di persona – nell’ambito delle sue Vite de’ Pittori, Scoltori, et Architetti Genovesi, riferisce che l’artista voltaggino si era cimentato anche nel campo del bulino incidendo, tra l’altro: «Un giovane pastore che guardando la sua greggia stà sedendo all’ombra di un grosso tronco d’albero, e si diporta suonando un istrumento da fiato», e precisa di seguito che questo «dissegno di penna diligentissimo con molti altri dell’istesso autore» fa parte della sua collezione personale. Se nella ripresa del testo seicentesco predisposta dopo circa un secolo da Carlo Giuseppe Ratti (1737-1795) la descrizione è, come non di rado capita di riscontrare nei testi dello stesso autore, meno accurata – non notando il sacco l’«istrumento da fiato» viene indicato essere un piffero, mentre si tratta di una zampogna – nel contempo anche lo storiografo settecentesco non manca di segnalare che del foglio, come di altri «lavoretti» dello Scorza, era a quel momento lui il proprietario. Come ho già avuto occasione di rendere noto, la puntuale corrispondenza della descrizione riportata con questo Pastore intento a suonare la zampogna mentre bada al suo gregge del Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso e, contemporaneamente, il ritrovamento per merito di Enrico Cortona e Anna Orlando dell’incisione che, pur con qualche variante, lo riproduce in controparte (cfr. Orlando 2006, p. 141), mi hanno consentito di riconoscere che è proprio questo il foglio appartenuto a Soprani e nel contempo di ricostruire che lo stesso – credibilmente insieme ad altre opere grafiche dell’artista, come anche di altri autori genovesi – nel secolo successivo è passato a Carlo Giuseppe Ratti, presumibilmente per tramite del padre di questi Giovanni Agostino (1699-1775), e dopo poco a Marcello Durazzo (1790-1848), cui spettò il merito del legato testamentario in favore delle Collezioni Civiche. Si è così fornito un “pedigree” di provenienza non da poco per questo disegno, ma, come si è indicato, con tutta probabilità anche per almeno una parte dei fogli di Scorza pertinenti il legato Durazzo. Come ha già notato Mary Newcome, il suonatore di zampogna si ritrova, privo del cane, in un foglio del Département des Arts graphiques del Louvre (inv. 9559): nel foglio francese, occupato da diversi altri gruppi di figure e animali, la composizione risulta di più piccolo formato e sommariamente accennata e, oltre a mancarvi il cane seduto ai piedi del pastore, il posto del caprone in primo piano a sinistra è occupato da una pecora ripresa da tergo. (Boccardo in Boccardo, Priarone 2017, p. 74).

Persona