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Giovane con cornucopia

Musei di Strada Nuova
OGT
OGTD:
disegno
Autore (AUT)
AUTR:
disegnatore
AUTN:
Tavarone, Lazzaro
AUTA:
1556-1641
Inventario di museo o soprintendenza (INV)
INVN:
D 2589
INVC:
Gabinetto disegni e stampe di Palazzo Rosso
Cronologia (DT)
DTZG:
XVI-XVII
DTSI:
1556
DTSV:
post
DTSF:
1641
DTSL:
ante
MTC
MTC:
penna e inchiostro
MTC:
pennello e inchiostro acquarellato
MTC:
matita nera
Notizie storico-critiche (NSC)
Già attribuito a Domenico Piola nell’inventario storico della collezione grafica di Palazzo Rosso, il disegno è stato pubblicato da Lauro Magnani nel 1982 come opera di anonimo genovese del XVII secolo, insieme ad altri progetti per motivi decorativi da ritenersi presumibilmente in stretta connessione con l’elaborazione di ornati per facciate dipinte. Si tratta per la maggior parte di studi di dettaglio, che potevano essere replicati sia in interno che in esterno, a fresco o in stucco, per palazzi o edifici religiosi (Genova 1982, n. 28 pp. 288 ss.). E’ stato Piero Boccardo ad assegnarlo al Tavarone (1999, n. 31), sulla base di analogie con altri fogli dell’artista appartenenti alle civiche collezioni e raffiguranti Putti in varie posture e atteggiamenti, posti accanto a dettagli d’ornato: riccioli, cartelle o festoni. Tra questi ultimi disegni, lo studioso riconosceva il modello per uno dei Putti reggifestone affrescati a monocromo dal Tavarone nel salone di villa Saluzzo Bombrini il ‘Paradiso’, ritenendo giustamente che anche per gli altri fogli si potesse pensare ad un’analoga funzione, cioè lo studio di elementi di dettaglio da inserire all’interno delle elaborate partiture architettoniche inventate dal pittore per incorniciare le sue composizione a fresco. Il foglio in oggetto è perfettamente inscrivibile all’interno del catalogo della grafica del Tavarone: si tratta, infatti, di uno dei tanti esempi di disegni a inchiostro su carta bianca, caratterizzati da un tratto sottile ora breve, ore continuo, e da una accurata acquerellatura ad inchiostro sulla figura e sul fondo, a segnare la profondità dell’immagine. La ricognizione effettuata sull’intera produzione a fresco dell’artista in vista di questa esposizione ha permesso di collegare il foglio in esame alla tipologia di erme affrescate nell’atrio di palazzo De Ferrari Chiavari oggi Belimbau: pressoché identiche sono infatti le sagome di alcune delle figure di profilo, dipinte a monocromo a fingere lo stucco, che affiancano le nicchie quadrangolari con Eroi della casata De Ferrari, intorno al ‘quadro’ centrale con Cleopatra che va incontro ad Antonio. Altre, invece, sono evidentemente desunte da un secondo modello, nel quale la cornucopia, simbolo di abbondanza, è sostituita da un ricciolo e da un festone di foglie e frutta. Soprattutto in questi elementi di ‘arredo’ delle superfici, ma anche nelle figure, non è infrequente riscontrare l’utilizzo da parte del pittore dello stesso cartone, magari girato in controparte, anche in cicli di affreschi differenti. Il tema della ricchezza e dell’abbondanza trionfa in questa volta, che nella scena centrale trascrive con esattezza in immagine il racconto di Plutarco nella Vita di Antonio (capitolo 26): “Cleopatra risalì il fiume Cnido su un battello dalla poppa d’oro, con le vele di porpora spiegate dal vento, e i rematori vogavano con remi d’argento al ritmo di un flauto…Essa era sdraiata sotto un baldacchino trapunto d’oro, acconciata come le Afroditi dei quadri…” (cfr. Parma 2006, p. 111). (Priarone in Boccardo, Priarone 2009, p. 22)