Registrato in inventario come opera di Giovan Battista Paggi, il disegno è stato pubblicato da Mary Newcome che rivendicandolo pur sempre all’artista, riportò – forse equivocando con qualche altro foglio – una collocazione tra gli anonimi di scuola bolognese. Anche la relazione segnalata dalla studiosa con la figura in primo piano a destra della Lapidazione di santo Stefano che Paggi ha dipinto per un altare laterale della chiesa del Gesù a Genova, era già stata indicata in inventario, ancorché sempre la Newcome abbia altresì riscontrato che la leggera rotazione della testa della figura delineata su questo foglio, assente nel dipinto dove invece il personaggio guarda in basso, trovi riscontro in una prima idea progettuale, conservata al Philadelphia Museum of Art (inv. 1942-99-3).
Tuttavia, argomentando un dubbio già esposto da chi scrive, si deve riconoscere che la tecnica qui utilizzata della carta tinta se da un lato non trova riscontro nell’ambito della produzione grafica conosciuta del Paggi, dall’altro è una specifica, come si può vedere in questo stesso catalogo, dei modi disegnativi del Tavarone che, si può pensare, l’abbia ripresa dagli artisti toscani attivi a Genova agli inizi del Seicento. Inoltre dal retro sono stati staccati in corso di restauro quattro disegni, già incollati dal collezionista; la scritta "Paggi Gio. Batta" che si trova nel retro del disegno, probabilmente si riferisce a uno di questi.
La Figura che raccoglie una pietra trova per altro riscontro piuttosto puntuale anche in almeno due affreschi del Tavarone, riferiti a epoche diverse della sua carriera: la credibilmente giovanile Raccolta della manna dipinta sulla volta di un palazzo già Serra di vico Mele a Genova – per la quale la Newcome, che lo riteneva perduto, ha riconosciuto il disegno preparatorio in un foglio del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, a Firenze (inv. 13761 F; cfr. Newcome 1989, pp. 34-35) – e i Santi Nazario e Celso promuovono la costruzione di una chiesa che fa parte del ciclo, datato 1634, dell’oratorio dedicato ai due santi a Genova Pegli, di cui pure si conosce un disegno preparatorio, identificato sempre dalla Newcome, e pubblicato da Mario Di Giampaolo (cfr. Torgiano 1987, n. 11).
Al di là dell’interesse per due soluzioni figurative così concomitanti adottate dai due più fedeli seguaci del Cambiaso, si pone perciò la questione – già segnalata da Mary Newcome (1990, p. 205 nota 10) a proposito degli affreschi del presbiterio della chiesa delle Vigne – se sia Tavarone indebitato nei confronti di Paggi o non, invece, viceversa. (Boccardo in Boccardo, Priarone 2009, p. 12)
Registrato in inventario come opera di Giovan Battista Paggi, il disegno è stato pubblicato da Mary Newcome che rivendicandolo pur sempre all’artista, riportò – forse equivocando con qualche altro foglio – una collocazione tra gli anonimi di scuola bolognese. Anche la relazione segnalata dalla studiosa con la figura in primo piano a destra della Lapidazione di santo Stefano che Paggi ha dipinto per un altare laterale della chiesa del Gesù a Genova, era già stata indicata in inventario, ancorché sempre la Newcome abbia altresì riscontrato che la leggera rotazione della testa della figura delineata su questo foglio, assente nel dipinto dove invece il personaggio guarda in basso, trovi riscontro in una prima idea progettuale, conservata al Philadelphia Museum of Art (inv. 1942-99-3).
Tuttavia, argomentando un dubbio già esposto da chi scrive, si deve riconoscere che la tecnica qui utilizzata della carta tinta se da un lato non trova riscontro nell’ambito della produzione grafica conosciuta del Paggi, dall’altro è una specifica, come si può vedere in questo stesso catalogo, dei modi disegnativi del Tavarone che, si può pensare, l’abbia ripresa dagli artisti toscani attivi a Genova agli inizi del Seicento. Inoltre dal retro sono stati staccati in corso di restauro quattro disegni, già incollati dal collezionista; la scritta "Paggi Gio. Batta" che si trova nel retro del disegno, probabilmente si riferisce a uno di questi.
La Figura che raccoglie una pietra trova per altro riscontro piuttosto puntuale anche in almeno due affreschi del Tavarone, riferiti a epoche diverse della sua carriera: la credibilmente giovanile Raccolta della manna dipinta sulla volta di un palazzo già Serra di vico Mele a Genova – per la quale la Newcome, che lo riteneva perduto, ha riconosciuto il disegno preparatorio in un foglio del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, a Firenze (inv. 13761 F; cfr. Newcome 1989, pp. 34-35) – e i Santi Nazario e Celso promuovono la costruzione di una chiesa che fa parte del ciclo, datato 1634, dell’oratorio dedicato ai due santi a Genova Pegli, di cui pure si conosce un disegno preparatorio, identificato sempre dalla Newcome, e pubblicato da Mario Di Giampaolo (cfr. Torgiano 1987, n. 11).
Al di là dell’interesse per due soluzioni figurative così concomitanti adottate dai due più fedeli seguaci del Cambiaso, si pone perciò la questione – già segnalata da Mary Newcome (1990, p. 205 nota 10) a proposito degli affreschi del presbiterio della chiesa delle Vigne – se sia Tavarone indebitato nei confronti di Paggi o non, invece, viceversa. (Boccardo in Boccardo, Priarone 2009, p. 12)
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
Marcello Durazzo
Data acquisizione (ACQD):
1848
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
fotografia digitale
FTAN:
D2519
Citazione completa (BIL)
Newcome 1995, p. 17 (Paggi); Boccardo 1999, n. 27 (come inv. D 2510); Boccardo, Priarone 2009, scheda 3 p. 12