Il disegno, assieme ad altri due sempre della collezione di dei Musei di Strada Nuova, è stato recentemente restaurato
e proviene dal legato di Marcello Durazzo (1848); l'opera fa parte di quella produzione grafica di Magnasco finalizzata
alla realizzazione di figure da inserire, singolarmente o in gruppi, all'interno di quadri di paesaggio, si tratta quindi
di modelli da trasporre su tela. E' questo quindi un esempio dell'attività del Magnasco come "figurista" e della sua
collaborazione con altri artisti come Clemente Spera, Antonio Francesco Perruzini e Antonio Tavella.
In questo disegno gli elementi paesaggistici sono quasi assenti, solo accennati rapidamente, ma efficaci nel definire i piani
e la profondità, infatti il tratto grafico di questi elementi e delle figure umane è caratterizzato da una chiara definizione di
linee e volumi.
Questo disegno, seppur funzionale per altre realizzazioni di diversa tecnica, risulta efficace come opera autonoma e mostra come
il Lissandrino abbia utilizzato direttamente il pennello adottando ora un tratto sottile, ora più spesso e acquarellato,
utilizzando anche la biacca per illuminare figure e dettagli.
Il disegno, assieme ad altri due sempre della collezione di dei Musei di Strada Nuova, è stato recentemente restaurato
e proviene dal legato di Marcello Durazzo (1848); l'opera fa parte di quella produzione grafica di Magnasco finalizzata
alla realizzazione di figure da inserire, singolarmente o in gruppi, all'interno di quadri di paesaggio, si tratta quindi
di modelli da trasporre su tela. E' questo quindi un esempio dell'attività del Magnasco come "figurista" e della sua
collaborazione con altri artisti come Clemente Spera, Antonio Francesco Perruzini e Antonio Tavella.
In questo disegno gli elementi paesaggistici sono quasi assenti, solo accennati rapidamente, ma efficaci nel definire i piani
e la profondità, infatti il tratto grafico di questi elementi e delle figure umane è caratterizzato da una chiara definizione di
linee e volumi.
Questo disegno, seppur funzionale per altre realizzazioni di diversa tecnica, risulta efficace come opera autonoma e mostra come
il Lissandrino abbia utilizzato direttamente il pennello adottando ora un tratto sottile, ora più spesso e acquarellato,
utilizzando anche la biacca per illuminare figure e dettagli.
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
Marcello Durazzo
Data acquisizione (ACQD):
1848
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
fotografia digitale
FTAN:
D2462
Citazione completa (BIL)
Delogu 1931, p. 134; Pospilis 1944, p. XCI, tav. 259; Geiger 1945, p. LII; Geiger 1949, p. 162, tav. 58; Bonzi 1960, p.44; Newcome 1996, p. 300; Franchini 1999, cat. 7 pp. 98-99; Priarone in cat. mostra Genova 2023, pp. 86-90