Il fondo di ritratti su carta cerulea di Ottavio Leoni (Roma 1578-1630) conservato nelle collezioni civiche genovesi conta ben 50 fogli ed è di grande rilievo per qualità e per varietà cronologica, la cui realizzazione si può scalare nell’arco di tutta la carriera del maestro, tra la fine del Cinquecento e i primi trent’anni del Seicento.
Assai vario è anche il ventaglio di personaggi che i ritratti documentano, un vivissimo spaccato della società romana di inizio Seicento, i cui nomi sono emersi grazie alla ricerca storico-artistica e alle scritte presenti sui fogli, alcune autografe, altre collezionistiche, talora parzialmente sbiadite e tagliate. Tra le figure "fotografate" da Leoni, nel fondo genovese vi sono ritratti di nobili, come quello di Vittoria Caetani dell’Aquila d’Aragona, del marchese Paris Pinelli o ancora di Alessandro VII Sforza Duca di Segni; ritratti di principi e principesse, come di Maria Felice Peretti o del Principe di Castiglione; di porporati, come di Monsignor Gerolamo Grimaldi, cardinale di Trinità dei Monti; ma anche di personaggi di diversa estrazione sociale, in vista nella Roma del tempo, come quello del compositore e organista Paolo Quagliati.
Vi sono, poi, volti rimasti "anonimi", sia di aristocratici, sia di umili popolani e popolane: si citano, a titolo esemplificativo, i fogli con “Ritratti di un uomo e di una donna” o quelli con “Un monaco e un bimbo”, raffigurati singolarmente e poi sistemati a coppie entro un unico passe-partout di carta azzurra con elegante profilo dorato da un collezionista tra Sette e Ottocento.
I fogli a Genova appartengono a diversi momenti dell’attività di Ottavio Leoni: vi sono ritratti più antichi, databili ancora sullo scorcio del Cinquecento e caratterizzati da contorni più marcati e continui, più insistiti, unicamente delineati a "matita" nera (ne è un esempio un “Ritratto di giovane uomo”); altri in cui al tratto di matita nera è affiancato il gesso bianco, come nel caso del celebre “Ritratto di Vincenzo Gonzaga duca di Mantova”, qui raffigurato; altri, infine, databili all’ultima fase dell’attività dell’artista, tra secondo e terzo decennio del Seicento, in cui vi è un utilizzo più sfumato delle matite rosse e nere e del gesso, con passaggi più delicati e soffuse ombreggiature colorate: a questo momento appartengono, ad esempio, il Ritratto del Principe di Castiglione, o i due “Ritratti di un uomo e di una donna”, montati in unico passe-partout, in cui l’uso della matita rossa è fortemente caratterizzante.
Alcuni dei disegni di Ottavio Leoni conservati al Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso - che arrivano tutti in collezione attraverso il Legato di Marcello Durazzo alla biblioteca civica nel 1848 - recano la scritta “Ulisse Aldrovandi 1799”, interessante indicazione di una precedente provenienza dalle raccolte del conte Ulisse Aldrovandi, mecenate, collezionista e dilettante di pittura di fine Settecento, della famiglia Aldrovandi Marescotti di Bologna. L’Aldrovandi, Accademico di Belle Arti insieme al fratello Carlo Filippo, era in contatto con artisti e letterati della sua città e aveva costituito una sorta di Accademia nella sua stessa dimora, dove aveva riunito dipinti - in particolare nordici - ma anche disegni, stampe e libri d’arte.
Altre localizzazioni geografico-amministrative (LA)
PRCM:
collezione Ulisse Aldrovandi (1769-1826)
PRDU:
1815
TCL:
luogo di provenienza
PRCM:
collezione Marcello Durazzo
PRDI:
1815
PRDU:
1848
TCL:
luogo di provenienza
Cronologia (DT)
DTZS:
ultimo quarto
DTM:
bibliografia
DTZG:
XVI
DTSI:
1599
DTSV:
ca
DTSF:
1599
DTSL:
ca
Autore (AUT)
AUTR:
disegnatore
AUTM:
bibliografia
AUTN:
Leoni, Ottavio
AUTA:
1578-1630
MTC
MTC:
gesso bianco
MTC:
carta azzurra
MTC:
pietra nera
Misure (MIS)
MISU:
mm
MISA:
215
MISL:
159
Stato di conservazione (STC)
Stato di conservazione (STCC):
buono
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
Ritratto di Vincenzo Gonzaga duca di Mantova.
Codifica Iconclass (DESI)
61B
DES
DESS:
figure: figura maschile
Iscrizioni (ISR)
ISRC:
documentale
ISRL:
italiano
ISRS:
inchiostro bruno
ISRT:
corsivo
ISRP:
montaggio, verso
ISRI:
"Don Vincenzo Duca di Mantova"
ISRC:
documentale
ISRL:
italiano
ISRS:
inchiostro bruno
ISRT:
corsivo
ISRP:
montaggio, recto
ISRI:
"N.o 30" e "Mar.lo Durazzo"
"23/ Cart. 2, 30"
Notizie storico-critiche (NSC)
Il fondo di ritratti su carta cerulea di Ottavio Leoni (Roma 1578-1630) conservato nelle collezioni civiche genovesi conta ben 50 fogli ed è di grande rilievo per qualità e per varietà cronologica, la cui realizzazione si può scalare nell’arco di tutta la carriera del maestro, tra la fine del Cinquecento e i primi trent’anni del Seicento.
Assai vario è anche il ventaglio di personaggi che i ritratti documentano, un vivissimo spaccato della società romana di inizio Seicento, i cui nomi sono emersi grazie alla ricerca storico-artistica e alle scritte presenti sui fogli, alcune autografe, altre collezionistiche, talora parzialmente sbiadite e tagliate. Tra le figure "fotografate" da Leoni, nel fondo genovese vi sono ritratti di nobili, come quello di Vittoria Caetani dell’Aquila d’Aragona, del marchese Paris Pinelli o ancora di Alessandro VII Sforza Duca di Segni; ritratti di principi e principesse, come di Maria Felice Peretti o del Principe di Castiglione; di porporati, come di Monsignor Gerolamo Grimaldi, cardinale di Trinità dei Monti; ma anche di personaggi di diversa estrazione sociale, in vista nella Roma del tempo, come quello del compositore e organista Paolo Quagliati.
Vi sono, poi, volti rimasti "anonimi", sia di aristocratici, sia di umili popolani e popolane: si citano, a titolo esemplificativo, i fogli con “Ritratti di un uomo e di una donna” o quelli con “Un monaco e un bimbo”, raffigurati singolarmente e poi sistemati a coppie entro un unico passe-partout di carta azzurra con elegante profilo dorato da un collezionista tra Sette e Ottocento.
I fogli a Genova appartengono a diversi momenti dell’attività di Ottavio Leoni: vi sono ritratti più antichi, databili ancora sullo scorcio del Cinquecento e caratterizzati da contorni più marcati e continui, più insistiti, unicamente delineati a "matita" nera (ne è un esempio un “Ritratto di giovane uomo”); altri in cui al tratto di matita nera è affiancato il gesso bianco, come nel caso del celebre “Ritratto di Vincenzo Gonzaga duca di Mantova”, qui raffigurato; altri, infine, databili all’ultima fase dell’attività dell’artista, tra secondo e terzo decennio del Seicento, in cui vi è un utilizzo più sfumato delle matite rosse e nere e del gesso, con passaggi più delicati e soffuse ombreggiature colorate: a questo momento appartengono, ad esempio, il Ritratto del Principe di Castiglione, o i due “Ritratti di un uomo e di una donna”, montati in unico passe-partout, in cui l’uso della matita rossa è fortemente caratterizzante.
Alcuni dei disegni di Ottavio Leoni conservati al Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso - che arrivano tutti in collezione attraverso il Legato di Marcello Durazzo alla biblioteca civica nel 1848 - recano la scritta “Ulisse Aldrovandi 1799”, interessante indicazione di una precedente provenienza dalle raccolte del conte Ulisse Aldrovandi, mecenate, collezionista e dilettante di pittura di fine Settecento, della famiglia Aldrovandi Marescotti di Bologna. L’Aldrovandi, Accademico di Belle Arti insieme al fratello Carlo Filippo, era in contatto con artisti e letterati della sua città e aveva costituito una sorta di Accademia nella sua stessa dimora, dove aveva riunito dipinti - in particolare nordici - ma anche disegni, stampe e libri d’arte.
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
Marcello Durazzo
Data acquisizione (ACQD):
1848
Luogo acquisizione (ACQL):
Genova
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
fotografia digitale
FTAN:
D2440
FTAF:
jpg
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
fotografia digitale
FTAN:
D2440
FTAF:
tif
Citazione completa (BIL)
Y. Primarosa, Ottavio Leoni (1578-1630). Eccellente miniator di ritratti. Catalogo ragionato dei disegni e dei dipinti, Roma 2017, cat. 29, con bibl. prec.