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Galatea accolta da Giove nell'Olimpo

Musei di Strada Nuova
Oggetto (OGT)
OGTD:
disegno
OGTT:
preparatorio
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTR:
disegnatore
AUTM:
analisi stilistica
AUTN:
Parodi Domenico
AUTA:
1672-1742
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
Trasportata su un carro trainato da mostri marini, Galatea, portando con sé un dardo, arriva al cospetto di Giove e Giunone che la accolgono assieme ad Imeneo, il re degli dei indica alla nereide la figura di Minerva che regge un cartiglio sul quale si legge "sic erat in fatis", sullo sfondo le altre divintà olimpiche assistono alla scena.
Codifica Iconclass (DESI)
41A44 soffitto (decorato) 92A1 gruppi di dodici divinità con lievi varianti nella composizione 92I2279 iconografie particolari, aspetti allegorici di Galatea - venerazione, tributo di onori
Titolo (SGTT)
Galatea accolta da Giove nell'Olimpo
Inventario di museo o soprintendenza (INV)
INVN:
D1886
INVC:
Musei di Starda Nuova- Gabinetto Disegni e Stampe
Cronologia (DT)
DTZG:
XVII-XVIII
DTSI:
1672
DTSF:
1742
MTC
MTC:
matita grafite
MTC:
Penna e inchiostro metallogallico
MTC:
pennello e inchiostro acquarellato
MTC:
carta bianca
Notizie storico-critiche (NSC)
L’oggetto in esame rappresenta un chiaro esempio della complessità iconografica ed iconologica raggiunta da Parodi, abile nel costruire complesse allegorie e composizioni comprendenti un gran numero di personaggi. Il ductus indica una possibile datazione ad una fase tarda della produzione dell’artista, probabilmente inseribile al quarto decennio del Settecento, quando era già attestata la presenza dei figli all’interno dei cantieri ad affresco, anche se ancora riservati alla realizzazione degli ornamenti. La struttura della scena assieme ad alcune delle pose si basano probabilmente su modelli già utilizzati in altre opere ad affresco: la scelta dell’ovale come riquadro, la postura di alcune figure alate e dei putti, nonché della figura femminile protagonista che ricorda nella posa alcuni personaggi presenti nella Gioventù in Cimento realizzata nel 1736 per Gian Francesco Brignole Sale e quindi coerente per una cifra stilistica più tarda rispetto al periodo maturo dell’artista. La scena è stata interpretata come una apoteosi di Galatea ma sebbene non tutto sia perfettamente coerente, la figura di Galatea è perfettamente aderente ai suoi attribuiti iconografici, compreso Palemone, il putto che regge le redini del carro, ad eccezione del dardo tenuto in mano dall’eroina che appartiene invece ad una altra iconografia trovabile nel volume di Ripa, la Bellezza Femminile; non si dovrebbe escludere la possibilità di una fusione di diversi elementi iconografici al fine di raggiungere una complessa personificazione. Tra gli altri personaggi spicca la figura in piedi in alto a sinistra, probabilmente Atena, portatrice di un cartiglio che recita “Sic erat in fatis”, citazione dal primo libro dei Fasti di Ovidio, ma il cui argomento non sembra avere alcun tipo di rimando al disegno in oggetto.