Si tratta del progetto grafico per l’esecuzione della pala di uguale soggetto conservata nella chiesa voltrese di Sant’Ambrogio. Segnalato per la prima volta nel 1972 da Mary Newcome, il disegno è scelto significativamente da Ezia Gavazza nel 1980, nell’ambito del suo excursus sulla grafica genovese tra Cinquecento e Settecento, come esemplificativo di un momento di passaggio, ad inizio XVII secolo, dalla grande e vitale tradizione del Cambiaso e del Bergamasco a nuove forme di progettazione “per lo spazio” che recuperino anche la ricerca del Paggi: la grafica di quest’ultimo, infatti, si caratterizza per una definizione delle figure e della stessa composizione “con un segno più precisato anche nella identificazione dei passaggi cromatici e della profondità dei piani, con l’uso sempre più frequente delle zone a seppia” (p. 112). Per Gavazza, nell’esame di questo disegno di progetto, “se non si fosse attenti ai sottili passaggi del rapporto spazio-figura, tutto ribaltato a favore della figura e del suo volume che crea spazio, si potrebbe equivocare, in qualche caso, per l’attribuzione al Paggi”: le figure dell’Ansaldo, però, hanno una sigla nuova, misurano in modo diverso la profondità della scena con le loro volumetrie e i loro gesti e soprattutto sono delineate con una tecnica esecutiva di indubbia novità in ambito locale, avvalendosi l’artista di una generale acquerellatura a seppia con la quale viene preparato l’intero foglio, come si trattasse di un sottile strato di materia colorata, sul quale vengono poi stese pennellate e velature a biacca per una definizione quasi ‘a risparmio’ della plastica delle forme, sbalzate così dalla luce “per sovrapposizione giustapposta non per giustapposizione” (p. 133).
Anche Pesenti (1986, p. 156 nota 35) a questo proposito sottolinea come nei disegni dell’Ansaldo, oltre al calcolo attento delle architetture, appaia evidente, specie per i progetti di insieme, “lo studio delle ragioni distributive e compositive delle figure nel loro proporsi alla luce, ragioni che si tradurranno nel contrasto cromatico operato sui dipinti”.
Il disegno in oggetto, più ancora che la redazione pittorica definitiva, oscilla dunque tra i riferimenti al Paggi e al Cambiaso: mentre la figura dell’angelo in volo con corona e palma del martirio rimanda chiaramente al primo e alle tante immagini analoghe presenti nei suoi dipinti, di sapore nettamente cambiasesco è invece la severa e imponente figura del Sant’Ambrogio, quasi un Dio Padre uscito dalle pale del grande maestro del Cinquecento genovese.
Il legame con il Cambiaso è d’altra parte ancor più evidente nella redazione pittorica del soggetto, che ripropone, proprio nella figura del vescovo, i netti e taglienti ‘squadri’ di luce dei dipinti di Luca.
La tela, che vede ridotto notevolmente il numero dei personaggi, porta in primo piano la figura del notaio con fogli e penna d’oca in mano, rappresentata al contrario nel disegno in posizione arretrata e colta nell’atto di discendere, insieme a Sant’Ambrogio, i gradini della chiesa: la trasposizione dell’invenzione iconografica dal foglio alla pala d’altare imponeva forse una semplificazione della composizione, i cui protagonisti hanno difatti nel dipinto proporzioni maggiori, risultando però tanto più statici e bloccati, specie se confrontati con l’immagine tutta in movimento del progetto grafico. (M. PRIARONE, in "Andrea Ansaldo, 2011)
Altre localizzazioni geografico-amministrative (LA)
PRCD:
Legato Marcello Durazzo (1848)
TCL:
luogo di provenienza
Cronologia (DT)
DTZG:
XVI-XVII
DTSI:
1584
DTSV:
ca
DTSF:
1638
DTSL:
ca
Autore (AUT)
AUTR:
disegnatore
AUTN:
Ansaldo, Andrea
AUTA:
1584-1638
MTC
MTC:
penna e inchiostro
MTC:
pennello e inchiostro acquerellato
MTC:
rialzi a biacca
MTC:
carta bianca
MTC:
quadrettatura a matita nera
Misure (MIS)
MISU:
mm
MISA:
430
MISL:
290
Iscrizioni (ISR)
ISRP:
Sul recto
ISRI:
In basso al centro: " N° 252"
Sul passepartout sono altri frammenti con le iscrizioni a matita: "252" e a penna: "Rac.ta Durazzo", "Cartella 13. n 252"
Notizie storico-critiche (NSC)
Si tratta del progetto grafico per l’esecuzione della pala di uguale soggetto conservata nella chiesa voltrese di Sant’Ambrogio. Segnalato per la prima volta nel 1972 da Mary Newcome, il disegno è scelto significativamente da Ezia Gavazza nel 1980, nell’ambito del suo excursus sulla grafica genovese tra Cinquecento e Settecento, come esemplificativo di un momento di passaggio, ad inizio XVII secolo, dalla grande e vitale tradizione del Cambiaso e del Bergamasco a nuove forme di progettazione “per lo spazio” che recuperino anche la ricerca del Paggi: la grafica di quest’ultimo, infatti, si caratterizza per una definizione delle figure e della stessa composizione “con un segno più precisato anche nella identificazione dei passaggi cromatici e della profondità dei piani, con l’uso sempre più frequente delle zone a seppia” (p. 112). Per Gavazza, nell’esame di questo disegno di progetto, “se non si fosse attenti ai sottili passaggi del rapporto spazio-figura, tutto ribaltato a favore della figura e del suo volume che crea spazio, si potrebbe equivocare, in qualche caso, per l’attribuzione al Paggi”: le figure dell’Ansaldo, però, hanno una sigla nuova, misurano in modo diverso la profondità della scena con le loro volumetrie e i loro gesti e soprattutto sono delineate con una tecnica esecutiva di indubbia novità in ambito locale, avvalendosi l’artista di una generale acquerellatura a seppia con la quale viene preparato l’intero foglio, come si trattasse di un sottile strato di materia colorata, sul quale vengono poi stese pennellate e velature a biacca per una definizione quasi ‘a risparmio’ della plastica delle forme, sbalzate così dalla luce “per sovrapposizione giustapposta non per giustapposizione” (p. 133).
Anche Pesenti (1986, p. 156 nota 35) a questo proposito sottolinea come nei disegni dell’Ansaldo, oltre al calcolo attento delle architetture, appaia evidente, specie per i progetti di insieme, “lo studio delle ragioni distributive e compositive delle figure nel loro proporsi alla luce, ragioni che si tradurranno nel contrasto cromatico operato sui dipinti”.
Il disegno in oggetto, più ancora che la redazione pittorica definitiva, oscilla dunque tra i riferimenti al Paggi e al Cambiaso: mentre la figura dell’angelo in volo con corona e palma del martirio rimanda chiaramente al primo e alle tante immagini analoghe presenti nei suoi dipinti, di sapore nettamente cambiasesco è invece la severa e imponente figura del Sant’Ambrogio, quasi un Dio Padre uscito dalle pale del grande maestro del Cinquecento genovese.
Il legame con il Cambiaso è d’altra parte ancor più evidente nella redazione pittorica del soggetto, che ripropone, proprio nella figura del vescovo, i netti e taglienti ‘squadri’ di luce dei dipinti di Luca.
La tela, che vede ridotto notevolmente il numero dei personaggi, porta in primo piano la figura del notaio con fogli e penna d’oca in mano, rappresentata al contrario nel disegno in posizione arretrata e colta nell’atto di discendere, insieme a Sant’Ambrogio, i gradini della chiesa: la trasposizione dell’invenzione iconografica dal foglio alla pala d’altare imponeva forse una semplificazione della composizione, i cui protagonisti hanno difatti nel dipinto proporzioni maggiori, risultando però tanto più statici e bloccati, specie se confrontati con l’immagine tutta in movimento del progetto grafico. (M. PRIARONE, in "Andrea Ansaldo, 2011)
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
M. Durazzo
Data acquisizione (ACQD):
1848
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione esistente
FTAP:
fotografia digitale
FTAN:
D1556
Citazione completa (BIL)
Newcome 1972, p. 13; Gavazzo 1980, pp. 112-113; Newcome 1987, p. 60; Pesenti 1986, p. 156 nota 35; Priarone 2008-2009, pp. 499-500, Priarone 2011, cat. 2D p. 335