Inrō
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L’ inrō fa parte di una categoria di accessori tipici dell’abbigliamento maschile, i sagemono: oggetti, spesso con la funzione di contenitori, che venivano appesi all’obi, la cintura a fascia che allacciava il kimono.
Il netsuke, il ciondolo sommitale che supporta l’inrō, a cui è visibilmente attaccato con un cordoncino, veniva assicurato alla cintura obi come un vero e proprio “bottone di blocco” permettendo alla scatola-contenitore di rimanere saldamente fissata al fianco.
In questo modo si poteva avere a disposizione un contenitore a più scomparti in mancanza di tasche, in quanto il kimono ne era assolutamente privo.
Inrō e netsuke sono sempre accompagnati da un terzo, imprescindibile, elemento, l’ojime: un rocchetto forato e scorsoio che permette di aprire e chiudere il contenitore, allentando o stringendo le corde che vi passano attraverso.
L'ultima vetrina della II Galleria del Museo ospita diversi esemplari di netsuke e alcuni inrō completi di netsuke.
Il termine inrō, che si scrive con i caratteri di “sigillo” (印) e “cesto” (籠), in periodo Muromachi indicava un generico contenitore per sigilli. In periodo Azuchi-Momoyama l’inrō iniziò ad assumere la sua forma attuale e il temine passò così a indicare i piccoli contenitori portatili. Fu però solo in periodo Edo che si affermarono stili e tecniche di realizzazione e iniziò la sperimentazione con una vasta gamma di materiali.
Inrō e netsuke conobbero il proprio periodo d’oro nel periodo Edo, dopo che passarono dall’essere esclusiva delle classi più abbienti all’essere indossati e apprezzati da tutti i ceti sociali. Presto divennero non solo articoli di utilità pratica ma anche costosi oggetti d’arte, perciò gli esemplari più pregiati raramente venivano indossati. Il fatto che il Sōken kishō (装剣奇賞, 1781), opera in sette volumi che tratta di storia dell’arte, dedichi ai netsuke un intero capitolo testimonia come questi fossero considerati una vera e propria forma d’arte.
Inrō e netsuke continuarono a essere prodotti e usati in periodo Meiji, ma diminuirono rapidamente in periodo Taishō ed entrarono quasi completamente in disuso dopo la seconda guerra mondiale a causa dei sempre più diffusi vestiti all’occidentale. Questo segnò la fine del loro utilizzo pratico, ma continuarono a essere realizzati come oggetti d’artigianato e a essere venduti ai numerosi collezionisti stranieri.