Dipinto con montatura originale Tamato rinbo in seta: ichimonji in atsuita policromo con motivo geometrico Bishamon-kikkō; chūberi in tessuto operato a fondo blu con girali e peonie; jōge in raso color avorio; jikushu in legno e lacca bruna urumi urushi intarsiata in madreperla iridescente sottile con fiori hōsōge. L'opera raffigura sette donne in un'ampia stanza chiusa ad angolo sul lato sinistro da un grande paravento a due ante, dipinto a inchiostro con alcune piante di bambù presso un torrente. Quattro figure sono sedute mentre le restanti sono stanti. Si tratta di una raffigurazione in chiave parodistica dei Sette Filosofi della Foresta di Bambù. Il soggetto è preso a pretesto per rappresentare tipi femminili di diversa estrazione sociale: una oiran, una ragazza di città che si accinge a scrivere una poesia su un cartiglio tanzaku, una geisha con lo shimasen, le probe e benestanti mogli di un mercante e di un artigiano, due cameriere.
Codifica Iconclass (DESI)
soggetto non rilevato
DES
DESS:
Personaggi: sette donne.
Titolo (SGTT)
Mitate chikurin no shichi kenjin zu 見立竹林七賢人図
SGT
SGTI:
sette donne rappresentanti i Sette Filosofi della Foresta di Bambù
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
P-0316
DTZ
DTZG:
XIX
Cronologia (DT)
DTZS:
secondo quarto
DTM:
bibliografia
ADT:
fine periodo Edo
DTSI:
1830
DTSF:
1844
MTC
MTC:
inchiostro e colori su seta
Notizie storico-critiche (NSC)
Il dipinto rappresenta in chiave parodistica (mitatee) i Sette Filosofi della Foresta di Bambù, famosi letterati, scrittori e musicisti attivi nel periodo di transizione tra la dinastia Wei e Jin durante la metà del III secolo d.C. Dopo aver respinto l'ortodossia confuciana e le pratiche magiche degli sciamani wu, questo celebre gruppo di letterati si dedicò alla filosofia del wuwei predicata da Zhuangzi.
I sette pensatori decisero di ritirarsi in un eremo immerso in una foresta di bambù per coltivare liberamente le arti, la letteratura, la poesia e la musica, diventando i prototipi dell'umanesimo dei letterati cinesi.
Il tema iconografico dei Sette Filosofi ricorre di frequente sia nel repertorio classico della Scuola Kanō (dove si formò Teisai Hokuba), sia nella pittura Nanga. Già in ambiente militare i sette savi simboleggiavano lo stile di governo illuminato e begnino, ma attorno al 1765 appaiono in forma parodistica, rimpiazzati da figure di donne e cortigiane, radicandosi nel filone dell'ukiyoe e diffondendosi negli ambienti borghesi e popolari del periodo Edo.
Presentata come la parodia di un'iconografia classica, questo dipinto rammenta in verità una sorta di défilé, nel quale ciascuna delle sette modelle è effigiata nella posa che meglio fa risaltare le decorazioni e i singoli pregi di ogni abito.
Questo contesto espressivo e figurativo potrebbe suggerire che il dipinto sia stato commissionato all'artista da una sartoria a scopo pubblicitario.
Tipo scheda (TSK)
OA
Livello catalogazione (LIR)
P
Identificativo di origine
xls_CH01P-316
Codice univoco (NCT)
Codice Regione (NCTR):
07
Ente competente (ECP)
S236
Denominazione/dedicazione (OGTN)
Kakemono
OGT
OGTD:
dipinto
Titolo (SGTT)
Mitate chikurin no shichi kenjin zu 見立竹林七賢人図
SGT
SGTI:
sette donne rappresentanti i Sette Filosofi della Foresta di Bambù
altezza montatura: 168,3 cm
larghezza montatura: 128,3 cm
Stato di conservazione (STC)
Stato di conservazione (STCC):
buono
Restauri (RST)
RSTD:
2001
RSTS:
manutenzione conservativa
RSTE:
FECC, RMV
RSTN:
Philip Meredith
RSTR:
Kōbe Shinbun
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
Dipinto con montatura originale Tamato rinbo in seta: ichimonji in atsuita policromo con motivo geometrico Bishamon-kikkō; chūberi in tessuto operato a fondo blu con girali e peonie; jōge in raso color avorio; jikushu in legno e lacca bruna urumi urushi intarsiata in madreperla iridescente sottile con fiori hōsōge. L'opera raffigura sette donne in un'ampia stanza chiusa ad angolo sul lato sinistro da un grande paravento a due ante, dipinto a inchiostro con alcune piante di bambù presso un torrente. Quattro figure sono sedute mentre le restanti sono stanti. Si tratta di una raffigurazione in chiave parodistica dei Sette Filosofi della Foresta di Bambù. Il soggetto è preso a pretesto per rappresentare tipi femminili di diversa estrazione sociale: una oiran, una ragazza di città che si accinge a scrivere una poesia su un cartiglio tanzaku, una geisha con lo shimasen, le probe e benestanti mogli di un mercante e di un artigiano, due cameriere.
Codifica Iconclass (DESI)
soggetto non rilevato
DES
DESS:
Personaggi: sette donne.
Iscrizioni (ISR)
ISRC:
firma
ISRL:
giapponese
ISRS:
a pennello
ISRT:
ideogrammi
ISRP:
nel dipinto in basso a sinistra, dissimulata tra i rami di bambù
ISRI:
Teisai 蹄斎
Stemmi, emblemi, marchi (STM)
STMC:
sigillo
STMU:
1
STMP:
nel dipinto in basso a sinistra, sotto la firma
STMD:
sigillo rettangolare con caratteri: Hokuba ga in 北馬画印
Notizie storico-critiche (NSC)
Il dipinto rappresenta in chiave parodistica (mitatee) i Sette Filosofi della Foresta di Bambù, famosi letterati, scrittori e musicisti attivi nel periodo di transizione tra la dinastia Wei e Jin durante la metà del III secolo d.C. Dopo aver respinto l'ortodossia confuciana e le pratiche magiche degli sciamani wu, questo celebre gruppo di letterati si dedicò alla filosofia del wuwei predicata da Zhuangzi.
I sette pensatori decisero di ritirarsi in un eremo immerso in una foresta di bambù per coltivare liberamente le arti, la letteratura, la poesia e la musica, diventando i prototipi dell'umanesimo dei letterati cinesi.
Il tema iconografico dei Sette Filosofi ricorre di frequente sia nel repertorio classico della Scuola Kanō (dove si formò Teisai Hokuba), sia nella pittura Nanga. Già in ambiente militare i sette savi simboleggiavano lo stile di governo illuminato e begnino, ma attorno al 1765 appaiono in forma parodistica, rimpiazzati da figure di donne e cortigiane, radicandosi nel filone dell'ukiyoe e diffondendosi negli ambienti borghesi e popolari del periodo Edo.
Presentata come la parodia di un'iconografia classica, questo dipinto rammenta in verità una sorta di défilé, nel quale ciascuna delle sette modelle è effigiata nella posa che meglio fa risaltare le decorazioni e i singoli pregi di ogni abito.
Questo contesto espressivo e figurativo potrebbe suggerire che il dipinto sia stato commissionato all'artista da una sartoria a scopo pubblicitario.
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
fotografia digitale
FTAN:
CH01P-316
FTAF:
tif
Bibliografia (BIB)
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Failla Donatella
BIBD:
2014
BIBN:
pp. 142-144, 238, n. 66
BIBI:
fig. 66
Citazione completa (BIL)
Donatella Failla (a cura di), La Rinascita della Pittura Giapponese. Vent'anni di restauri al Museo Chiossone di Genova, Catalogo della mostra, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2014.
Mostre (MST)
MSTT:
La Rinascita della Pittura Giapponese. Vent'anni di restauri al Museo Chiossone di Genova