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Aquila di mare su uno scoglio tra onde agitate sotto un pino innevato

Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone
Denominazione/dedicazione (OGTN)
Kakemono
OGT
OGTD:
dipinto
Autore (AUT)
AUTR:
pittore
AUTM:
firma
AUTN:
Nakabayashi, Shōun
AUTA:
1818-1890
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
Dipinto con montatura originaria fukuro minchō shitate: paramento unico in carta color avorio, bordi laterali in seta bianca damascata, sottile bordino dorato lungo il perimetro della parte figurata; jikushu in legno zitan tornito e cordoncino nuovo. Raffigura un'aquila di mare su uno scoglio tra onde agitate sotto un pino innevato.
Codifica Iconclass (DESI)
25F33(EAGLE)
DES
DESS:
Animali: aquila. Elementi vegetali: pino; scoglio.
Titolo (SGTT)
Umiwashi zu 海鷲図
SGT
SGTI:
aquila su scoglio
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
P-0062
DTZ
DTZG:
XIX
Cronologia (DT)
DTM:
iscrizione
ADT:
periodo Meiji
DTSI:
1878
DTSF:
1878
MTC
MTC:
pittura su carta
Notizie storico-critiche (NSC)
La scena rappresentata si ricollega a Chikukei, predecessore di Shōun, che aveva arricchito e integrato lo stile di bottega con tecniche e temi figurativi ripresi dalla scuola Maruyama-Shijō. I due versi cinesi in alto a destra sono tratti da un'ode di Gao Yue, poeta del periodo Tang (618-907), che descrivono un'aquila dagli occhi simili a stelle dagli artigli candidi come neve, forte e maestosa, capace d'innalzarsi in volo fino a cieli irraggiungibili. Diventati uno stereotipo poetico nel corso dei secoli, quesi versi ricorrono spesso sia in Cina sia in Giappone nelle pitture del grande rapace. In particolare nella pittura giapponese, aquile e falchi ricorrono spesso nella pittura giapponese come immedesimazioni dei pittori, i quali scrutano segretamente il mondo e ne afferrano le immagini.