L’opera, una fusione in bronzo, propone una tecnica che caratterizzerà il lavoro e la ricerca di Cherchi a partire dagli anni ‘40. La gestualità e la traccia lasciata sul bronzo, che appaiono apparentemente incontrollate, rivelano a un’osservazione più attenta elementi riconoscibili e un richiamo, oltreché un’allusione, alla condizione umana così precisa e mutabile allo stesso tempo. Il bronzo viene modellato come materia molle per riproporre nella sua solidità, al termine del processo di fusione, un risultato di massima espressività e di efficacia evocativa. Da osservare come, in relazione all’altra opera esposta (“Testa” del 1946), si percepisca un’evoluzione stilistica in direzione di una scultura molto più astratta.
L’opera, una fusione in bronzo, propone una tecnica che caratterizzerà il lavoro e la ricerca di Cherchi a partire dagli anni ‘40. La gestualità e la traccia lasciata sul bronzo, che appaiono apparentemente incontrollate, rivelano a un’osservazione più attenta elementi riconoscibili e un richiamo, oltreché un’allusione, alla condizione umana così precisa e mutabile allo stesso tempo. Il bronzo viene modellato come materia molle per riproporre nella sua solidità, al termine del processo di fusione, un risultato di massima espressività e di efficacia evocativa. Da osservare come, in relazione all’altra opera esposta (“Testa” del 1946), si percepisca un’evoluzione stilistica in direzione di una scultura molto più astratta.