L’opera “Testa” del 1946 propone nelle fattezze del viso una volontà di rappresentazione non grottesca o gratuitamente caricaturale. Al contrario, la deformità della figura corrisponde nella finitura della superficie a quello che lo scultore classico tende a corregge, mentre nella scelta di Cherchi viene lasciato inalterato in una ricerca di elementi gestuali, all’apparenza casuali, che alludono al rapporto insieme aggressivo e liberatorio della manipolazione dell’artista sulla materia.
L’opera “Testa” del 1946 propone nelle fattezze del viso una volontà di rappresentazione non grottesca o gratuitamente caricaturale. Al contrario, la deformità della figura corrisponde nella finitura della superficie a quello che lo scultore classico tende a corregge, mentre nella scelta di Cherchi viene lasciato inalterato in una ricerca di elementi gestuali, all’apparenza casuali, che alludono al rapporto insieme aggressivo e liberatorio della manipolazione dell’artista sulla materia.