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Il bacino di carenaggio in muratura della antica Darsena di Genova

Galata Museo del Mare
OGT
OGTD:
dipinto
Autore (AUT)
AUTN:
Orsolini, Giacinto
AUTA:
notizie sec. XIX metà
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
3469
INVD:
10/07/2019
DTZ
DTZG:
XIX
Cronologia (DT)
DTZS:
fine
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
I bacini di carenaggio in Italia vengono realizzati assai tardi. Può sembrare contraddittorio rispetto al Mare del Nord, dove, sin dalle prime edizioni della “Encyclopedie Methodique” troviamo numerose raffigurazioni di bacini di grandi dimensioni per il raddobbo e l’armamento di vascelli. Ma questo ritardo non è dovuto ai problemi dei Genovesi a condividere l’utilità di un simile strumento: tutt’altro. Il problema è rappresentato dalle condizioni del Mediterraneo stesso. Se, infatti, lungo la costa atlantica, è possibile far entrare le navi durante l’alta marea, facendo uscire l’acqua dal bacino dal baratello, la porta del bacino, durante la bassa marea, questa semplice operazione, nel Mediterraneo non fu possibile fino a quando non si resero disponibili le prime pompe a vapore di grandi dimensioni, in grado di aspirare l’acqua del bacino ed espellerla nel giro di qualche ora.

Nello stesso tempo, malgrado la loro grandezza, i limiti di potenza di tali attrezzature erano evidenti: non potevano essere realizzati bacini di grandi dimensioni e il bacino della Darsena di Genova non sfugge a questa regola: lungo 83 metri, divenne rapidamente insufficiente a contenere le stesse navi della marina militare per cui era stato realizzato.

Venne progettato e costruito dall’ingegnere Damiano Sauli, a cui spettò il compito di ampliare e riformare la Darsena tra il 1846 e il 1849, nell’ultimo periodo in cui questa era bagno penale e arsenale di marina.