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Poltrona per gli uffici Gualino di Torino

Collezione Wolfsoniana
OGT
OGTD:
armchair
OGTT:
arredo
OGTD:
poltrona
Autore (AUT)
AUTR:
progettista
AUTM:
documentazione
AUTN:
Pagano, Giuseppe
AUTA:
Parenzo, 1896 – Mauthausen, 1945
AUTR:
progettista
AUTM:
documentazione
AUTN:
Levi Montalcini, Gino
AUTA:
Milano, 1902 – Torino, 1974
AUTR:
esecutore
AUTM:
documentazione
AUTB:
F.I.P. - Federazione Italiana Pianoforti
AUTA:
Torino, 1917-1929
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
Poltroncina in stile razionalista impiallacciata in buxus.
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
GX1993.204
DTZ
DTZG:
XX
Cronologia (DT)
DTZS:
secondo quarto
DTM:
documentazione
DTSI:
1928
DTSF:
1928
MTC
MTC:
buxus
Notizie storico-critiche (NSC)
L’edificio e gli arredi interni progettati a Torino, tra il 1928 e il 1929, da Giuseppe Pagano Pogatschnig e Gino Levi Montalcini per gli uffici SALPA dell’industriale e collezionista torinese Riccardo Gualino furono considerati all’epoca come “una delle prime realizzazioni in Italia dell’architettura così detta razionale”. Quest’opera, vero e proprio monumento alla moderna ideologia manageriale, rifletteva – nella sua radicale semplificazione linguistica, nella funzionale distribuzione degli spazi e nell’interazione tra architettura e arredi – un innovativo ed efficiente modello di organizzazione del lavoro. Realizzati dalla ditta torinese FIP, i mobili per gli uffici della Salpa presentavano un'ampia varietà tipologica, comprendente sessantasette modelli di tavoli, scrivanie, seggiole, poltrone, scaffali, ripiani, portatelefoni, cassettiere, schedari, banconi e classificatori. Il duttile ed elegante materiale che rivestiva tali arredi era il buxus, prodotto dalla metà degli anni Venti presso le cartiere piemontesi Giacomo Bosso e utilizzato la prima volta per l’impiallacciatura dei mobili presentati all’Esposizione di Torino del 1928, all’interno dell’appartamento d’impostazione razionalista del gruppo degli Architetti Novatori. La consacrazione di tale materiale fu offerta dal progetto di arredo degli uffici Gualino che, tuttavia, mise in evidenza anche la sua intrinseca contraddizione: nonostante la sua vocazione produttiva d’impianto industriale, il buxus doveva infatti regolarmente confrontarsi con un elaborato processo di messa in opera d’impronta artigianale.