La Regia Marina italiana fu costituita subito dopo l’Unità con la
fusione della marine militari degli antichi Stati italiani. Nacque così una flotta
piuttosto eterogenea, composta da navi più moderne e altre obsolete, come il vascello borbonico «Monarca», ribattezzato «Re Galantuomo». Questa non ebbe mai un impiego bellico; ammodernata nel 1862 con un apparato motore a elica di quattro pale, fu utilizzata come nave scuola per cannonieri. Fu demolita nel 1875, ma di essa rimane al Museo Tecnico Navale di La Spezia la grande polena raffigurante il busto di Vittorio Emanuele II, che aveva sostituito dopo l’Unità quello del re Ferdinando.
Peggiore il destino della corazzata «Re d’Italia». Malgrado fosse una unità nuova - costruita in Inghilterra secondo nuovi concetti collaudati in quegli stessi anni nella Guerra Civile americana - venne affondata a Lissa, il 20 luglio 1866, in seguito allo speronamento da parte della «Ferdinand Max», pirofregata austriaca varata appena l’anno prima. Il «Re d’Italia» affondò in soli due minuti e i naufraghi resteranno in acqua molte ore senza assistenza: quando verranno raccolti, si conteranno solo 150 superstiti.
La Regia Marina italiana fu costituita subito dopo l’Unità con la
fusione della marine militari degli antichi Stati italiani. Nacque così una flotta
piuttosto eterogenea, composta da navi più moderne e altre obsolete, come il vascello borbonico «Monarca», ribattezzato «Re Galantuomo». Questa non ebbe mai un impiego bellico; ammodernata nel 1862 con un apparato motore a elica di quattro pale, fu utilizzata come nave scuola per cannonieri. Fu demolita nel 1875, ma di essa rimane al Museo Tecnico Navale di La Spezia la grande polena raffigurante il busto di Vittorio Emanuele II, che aveva sostituito dopo l’Unità quello del re Ferdinando.
Peggiore il destino della corazzata «Re d’Italia». Malgrado fosse una unità nuova - costruita in Inghilterra secondo nuovi concetti collaudati in quegli stessi anni nella Guerra Civile americana - venne affondata a Lissa, il 20 luglio 1866, in seguito allo speronamento da parte della «Ferdinand Max», pirofregata austriaca varata appena l’anno prima. Il «Re d’Italia» affondò in soli due minuti e i naufraghi resteranno in acqua molte ore senza assistenza: quando verranno raccolti, si conteranno solo 150 superstiti.