Il modello è di tipo didattico.
Esso rappresenta solo la parte emersa dello scafo (opera morta), nella sua essenzialità: mancano i cannoni e una metà del fasciame del ponte, lasciando a vista i bagli sottostanti. L'alberatura è completa ma mancano le vele.
Anche il fregio apposto sullo specchio di poppa al di sopra delle
finestrature è appena abbozzato: esso riporta lo stemma araldico diviso in 4 adottato da casa Savoia tra il 1815 e il 1831, anno in cui venne modificato.
La polena del modello lo identifica: a differenza di quella della maggior parte delle unità sarde, non è costituita da una statua ma da una semplice “voluta” lignea.
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
4573
DTZ
DTZG:
XIX
Cronologia (DT)
DTZS:
prima metà
MTC
MTC:
canapa
MTC:
legno
Notizie storico-critiche (NSC)
La fregata fu un tipo che si diffuse nelle
principali Marine europee dopo il 1820; era dotato di due ordini ininterrotti di ponti di batteria.
Fra il 1815 e il 1861, anno in cui confluì nella nuova Marina italiana, la Marina sarda armò in tutto solo cinque fregate a vela di 1° rango. Le gemelle «Carlo Felice» e «Regina», furono varate rispettivamente a giugno
e a ottobre del 1829 nel cantiere della Foce.
Il loro armamento consisteva approssimativamente in 30 cannoni da 32 libbre in batteria e 32 carronate dello stesso calibro in coperta, tutti pezzi di provenienza britannica che erano stati acquistati dalla Marina negli anni 1826-1827.
Nel 1838 la fregata «Regina» parte per un viaggio di circumnavigazione del globo; le finalità erano di carattere scientifico e naturalistico ma anche “politico”: l’istituzione di consolati sardi nei giovani Stati sudamericani e la stipula di trattati commerciali. Al comando vi era il capitano Giuseppe Albini; a bordo un ospite illustre: il principe Eugenio di Carignano.
La traversata atlantica si svolse senza problemi, ma il 21 febbraio iniziarono i primi segnali di quello che si rivelerà un viaggio da incubo. La nave è sorpresa da una tempesta al largo delle isole Falkland e subisce seri danni. Albini riesce faticosamente a rientrare a Rio di Janeiro per le necessarie riparazioni. Le condizioni della nave però sono talmente precarie da sconsigliare il passaggio di capo Horn. Inizia il forzato ritorno, che si concluderà a Genova l’8 maggio 1840.
Parziale successo del viaggio, le migliaia di esemplari di piante e animali raccolti dagli scienziati della spedizione. La «Regina» per parte sua sarà messa in disarmo e demolita l’anno seguente, dopo appena 12 anni di servizio.
Il modello è di tipo didattico.
Esso rappresenta solo la parte emersa dello scafo (opera morta), nella sua essenzialità: mancano i cannoni e una metà del fasciame del ponte, lasciando a vista i bagli sottostanti. L'alberatura è completa ma mancano le vele.
Anche il fregio apposto sullo specchio di poppa al di sopra delle
finestrature è appena abbozzato: esso riporta lo stemma araldico diviso in 4 adottato da casa Savoia tra il 1815 e il 1831, anno in cui venne modificato.
La polena del modello lo identifica: a differenza di quella della maggior parte delle unità sarde, non è costituita da una statua ma da una semplice “voluta” lignea.
Notizie storico-critiche (NSC)
La fregata fu un tipo che si diffuse nelle
principali Marine europee dopo il 1820; era dotato di due ordini ininterrotti di ponti di batteria.
Fra il 1815 e il 1861, anno in cui confluì nella nuova Marina italiana, la Marina sarda armò in tutto solo cinque fregate a vela di 1° rango. Le gemelle «Carlo Felice» e «Regina», furono varate rispettivamente a giugno
e a ottobre del 1829 nel cantiere della Foce.
Il loro armamento consisteva approssimativamente in 30 cannoni da 32 libbre in batteria e 32 carronate dello stesso calibro in coperta, tutti pezzi di provenienza britannica che erano stati acquistati dalla Marina negli anni 1826-1827.
Nel 1838 la fregata «Regina» parte per un viaggio di circumnavigazione del globo; le finalità erano di carattere scientifico e naturalistico ma anche “politico”: l’istituzione di consolati sardi nei giovani Stati sudamericani e la stipula di trattati commerciali. Al comando vi era il capitano Giuseppe Albini; a bordo un ospite illustre: il principe Eugenio di Carignano.
La traversata atlantica si svolse senza problemi, ma il 21 febbraio iniziarono i primi segnali di quello che si rivelerà un viaggio da incubo. La nave è sorpresa da una tempesta al largo delle isole Falkland e subisce seri danni. Albini riesce faticosamente a rientrare a Rio di Janeiro per le necessarie riparazioni. Le condizioni della nave però sono talmente precarie da sconsigliare il passaggio di capo Horn. Inizia il forzato ritorno, che si concluderà a Genova l’8 maggio 1840.
Parziale successo del viaggio, le migliaia di esemplari di piante e animali raccolti dagli scienziati della spedizione. La «Regina» per parte sua sarà messa in disarmo e demolita l’anno seguente, dopo appena 12 anni di servizio.