La tela proviene dalla raccolta di Gaspar de Haro y Guzmán settimo marchese del Carpio, uno dei protagonisti della storia del collezionismo spagnolo, dove era inventariata nel 1689 come “quadro de Santta Susanna vesttida de amarillo con un perillo y los Viejos vesttidos de colorado original de Pablo Verones…” ; intorno al 1735 pervenne alla collezione di Giorgio Doria (1663 – 1746) insieme a un altro dipinto di Veronese con la Maddalena penitente e a capolavori di Paris Bordon, Rubens e Van Dyck . Il dipinto, attualmente in comodato ai Musei di Strada Nuova, narra la vicenda, tratta dall'Antico Testamento, di Susanna, giovane e casta moglie, spiata e minacciata da due anziani magistrati che frequentavano la casa e che si erano invaghiti della sua bellezza. Al suo rifiuto di concedersi, la donna venne ingiustamente accusata di adulterio e condannata a morte, ma l'intervento provvidenziale del profeta Daniele riuscì a scagionarla e a salvarle la vita. Sullo sfondo del muro che recinta il giardino, Susanna è colta nel momento in cui subisce le attenzioni dei due vecchi, che davvero incombono su di lei: uno toccandole con una mano scura e raggrinzita la pelle eburnea, l’altro di fronte in una posa ambigua. Il taglio stesso della scena, molto compresso, riesce a suggerire il senso di angoscia della donna che non può sfuggire all’agguato dei due uomini, anche dal punto di vista delle dimensioni pericolosamente prevaricanti. Elemento di insidia è dato inoltre dall'erma in forma di satiro che, da normale elemento decorativo dei giardini del Cinquecento, qui serve a enfatizzare la connotazione spiccatamente erotica del tema e l’interesse sessuale dei due vecchioni. Nell’ambito della produzione della bottega di Veronese il tema viene più volte replicato nel corso degli anni ’80 in diverse redazioni. La tela in comodato ai Musei di Strada Nuova a Genova è molto vicina a quella più grande del Louvre (cm 198x198), considerata una sua replica con grande apporto della bottega del pittore e certamente di minore forza a partire dal modo in cui sono stati ‘edulcorati’ alcuni dettagli. Besta in Frisinga 2023 pp. 399-400
La tela proviene dalla raccolta di Gaspar de Haro y Guzmán settimo marchese del Carpio, uno dei protagonisti della storia del collezionismo spagnolo, dove era inventariata nel 1689 come “quadro de Santta Susanna vesttida de amarillo con un perillo y los Viejos vesttidos de colorado original de Pablo Verones…” ; intorno al 1735 pervenne alla collezione di Giorgio Doria (1663 – 1746) insieme a un altro dipinto di Veronese con la Maddalena penitente e a capolavori di Paris Bordon, Rubens e Van Dyck . Il dipinto, attualmente in comodato ai Musei di Strada Nuova, narra la vicenda, tratta dall'Antico Testamento, di Susanna, giovane e casta moglie, spiata e minacciata da due anziani magistrati che frequentavano la casa e che si erano invaghiti della sua bellezza. Al suo rifiuto di concedersi, la donna venne ingiustamente accusata di adulterio e condannata a morte, ma l'intervento provvidenziale del profeta Daniele riuscì a scagionarla e a salvarle la vita. Sullo sfondo del muro che recinta il giardino, Susanna è colta nel momento in cui subisce le attenzioni dei due vecchi, che davvero incombono su di lei: uno toccandole con una mano scura e raggrinzita la pelle eburnea, l’altro di fronte in una posa ambigua. Il taglio stesso della scena, molto compresso, riesce a suggerire il senso di angoscia della donna che non può sfuggire all’agguato dei due uomini, anche dal punto di vista delle dimensioni pericolosamente prevaricanti. Elemento di insidia è dato inoltre dall'erma in forma di satiro che, da normale elemento decorativo dei giardini del Cinquecento, qui serve a enfatizzare la connotazione spiccatamente erotica del tema e l’interesse sessuale dei due vecchioni. Nell’ambito della produzione della bottega di Veronese il tema viene più volte replicato nel corso degli anni ’80 in diverse redazioni. La tela in comodato ai Musei di Strada Nuova a Genova è molto vicina a quella più grande del Louvre (cm 198x198), considerata una sua replica con grande apporto della bottega del pittore e certamente di minore forza a partire dal modo in cui sono stati ‘edulcorati’ alcuni dettagli. Besta in Frisinga 2023 pp. 399-400
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
comodato
Nome (ACQN):
privato
Citazione completa (BIL)
Marini 1968, p. 129, n. 280b; Pignatti, Pedrocco 1995, II, p. 366, n. 254, Boccardo 2002, pp. 230-236, Salomon 2014, p. 209, C. Terribile in Mosca 2017, pp. 258-261, n. 20.
Mostre (MST)
MSTT:
Venice of the Renaissance. Titian, Tintoretto, Veronese