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Crociera sul piroscafo «Principessa Mafalda»

Galata Museo del Mare
OGT
OGTD:
positivo
Identificazione (SGTI)
Donne. Foto di gruppo
MTC
MTC:
carta- stampa fotomeccanica
Notizie storico-critiche (NSC)
Il «Principessa Mafalda» fu una delle 7 navi del Lloyd Italiano, società fondata a Genova da Erasmo Piaggio. Costruita nei cantieri di Riva Trigoso e varata il 22 ottobre 1908, entrò in servizio sulla linea sudamericana. Era stata progettata per competere per rapidità e lusso con i piroscafi inglesi e francesi: all’epoca era l'unità più prestigiosa della flotta italiana.

Trascorsi gli anni della Prima Guerra Mondiale – che passò indenne nel porto di Taranto come nave alloggio – riprese a navigare per un altro decennio. A quel punto la nave era ormai vecchia e la manutenzione scarsa. L’11 ottobre 1927 partiva dal porto di Genova agli ordini dell'anziano ed esperto comandante Simone Gulì di Napoli, che aveva avvertito invano gli armatori che la nave non era sicura. Nonostante ripetute avarie in Mediterraneo, la nave intraprese la traversata dell’Atlantico con quasi 1300 persone a bordo, in gran parte emigranti diretti in America Latina.

Il 25 ottobre al largo delle isole Abrolhos affondò a causa della rottura dell’asse dell’elica. Oltre 300 persone morirono, tra cui il comandante Gulì, il direttore di macchina Angelo Scarabicchi e il primo ufficiale Giuseppe Moresco.

Nonostante la stampa di regime pose l’accento solo sulla fatalità e l’eroismo dei morti - omettendo le responsabilità degli armatori - questo naufragio può essere considerato il disastro navale italiano più grave del Novecento, al punto che la nave viene spesso tristemente ricordata come il "Titanic italiano". Il Museo lo ricorda con una targa all'interno della sezione Memoria&Migrazioni.