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Veliero in ferro «Giuseppe D’Alì». Agghiaccio del timone

Galata Museo del Mare
OGT
OGTD:
disegno tecnico
Autore (AUT)
AUTB:
Cantieri Odero (Sestri P.)
Titolo (SGTT)
Nave n. 191. Insieme della macchina del timone
Inventario di museo o soprintendenza (INV)
INVN:
2827_38
Cronologia (DT)
DTSI:
1901
DTSF:
1901
MTC
MTC:
eliocianografia
Notizie storico-critiche (NSC)
Nell'ultimo quarto dell'Ottocento i cantieri liguri andavano modernizzando i metodi di produzione, nel tentativo di colmare il ritardo che li separava da quelli nordeuropei. I grandi velieri in ferro andavano sostituendo quelli obsoleti in legno, potendo contare su molte parti meccaniche costruite nelle officine metallurgiche dei cantieri.

Tra queste la macchina del timone, detta agghiaccio. Nella seconda metà dell'Ottocento essa si trovava ancora a poppa sul ponte di comando, protetta da un cofano di legno. Solo quando verrà servita da un motore a vapore, essa verrà spostata a centro nave o proravia. Da questa posizione il nostromo poteva osservare il comportamento delle varie vele al vento. L'agghiaccio meccanico del timone era costituito da varie componenti: la classica ruota a caviglie in legno, che il timoniere girava, trasmetteva il movimento a un albero cilindrico a doppia vite; su questo scorrevano avanti e indietro due cursori, che - tramite un meccanismo dl biella e manovella – erano collegati agli estremi opposti di una barra a traversa, che mandava direttamente la rotazione alla testa del timone.

Questo meccanismo presentava una grande robustezza, oltre ad essere una leva vantaggiosa che facilitava lo sforzo umano. Inoltre, il meccanismo a doppia vite assorbiva le scosse prodotte sulla pala del timone dai colpi di mare, che così non si trasmettevano alla ruota. Questa caratteristica assicurò il gradimento di capitani e armatori della vela a tale tipo dl macchina.

Opere e Oggetti d'Arte

Disegni