La tela raffigura un paesaggio toscano, con sullo sfondo il fiume Arno, la vegetazione e i monti. In primo piano un gruppo di buoi è accompagnato al pascolo da un contadino.
DES
DESS:
animali: buoi
Titolo (SGTT)
Buoi in riva all'Arno
SGT
SGTI:
buoi in riva al fiume
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
GPB 766
DTZ
DTZG:
XIX
Cronologia (DT)
DTZS:
terzo quarto
DTSI:
1870
DTSV:
ca
DTSF:
1875
DTSL:
ca
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Restituito agli anni 1870-1875 dallo studioso Andrea Baboni nel catalogo generale delle Raccolte Frugone (2004), questo capolavoro di Giovanni Fattori, figura di spicco del gruppo dei Macchiaioli, entra nella collezione dell'imprenditore genovese Gio. Batta Lazzaro Frugone (Genova, 1860-1935) dopo il 1929, quando l'opera era ancora documentata nella Raccolta Vallecchi, dopo essere stata, fino al 1928, nella proprietà di Mario Galli, noto collezionista di opere fattoriane. Nel 1921 fu esposto alla Prima Biennale Romana e registrato come appartenente al cavalier Attilio Materazzi. Fattori dedica al paesaggio fluviale toscano, e in particolare a uno scorcio dell'Arno e delle sue sponde, forse nella zona tra Bellariva e l'Indiano, una visione dall'immobilità solenne ed emozionata, che trova eco nella tela "L'Arno a Bellariva", oggi in una collezione privata livornese. Il colore di entrambe, dalle numerose sfumature di verdi, di grigi e violetti, di bianchi impastati di una luce vibrante, si dispone, come tessere in un mosaico e spesso ben delimitato dal segno di contorno sovrapposto alla tinta, a comporre le vedute. L'opera arricchisce il dipinto delle Raccolte Frugone e ne ribadisce la silenziosa immanenza spaziale, il bianco castone del gruppo di buoi e il carro coi blocchi di marmo al centro della tela, esaltati e arginati dallo spumoso fondale di verzura sulla destra e dalle coordinate orizzontali delle rive. Altro elemento distintivo, nel dipinto del museo genovese, è la presenza di una figura di contadino concepita dal pittore toscano come un insieme di poche macchie cromatiche incastrate nel gonfio ventre di un bove, a significare l'azzeramento gerarchico nell'iconografia fattoriana a favore dell'essenza di una natura restituita nella perfetta sintesi di luce e colore.
Altre localizzazioni geografico-amministrative (LA)
PRVS:
Italia
PRVR:
Liguria
PRVP:
GE
PRVC:
Genova
PRCM:
Collezione G.B. Frugone
PRDU:
1935
PRCT:
collezione
PRCQ:
privato
TCL:
luogo di provenienza
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
GPB 766
DTZ
DTZG:
XIX
Cronologia (DT)
DTZS:
terzo quarto
DTSI:
1870
DTSV:
ca
DTSF:
1875
DTSL:
ca
Autore (AUT)
AUTR:
pittore
AUTM:
firma
AUTN:
Fattori, Giovanni
AUTA:
Livorno, 1825 - Firenze, 1908
MTC
MTC:
olio su tela
Misure (MIS)
MISU:
cm
MISA:
105
MISL:
44
Stato di conservazione (STC)
Stato di conservazione (STCC):
buono
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
La tela raffigura un paesaggio toscano, con sullo sfondo il fiume Arno, la vegetazione e i monti. In primo piano un gruppo di buoi è accompagnato al pascolo da un contadino.
DES
DESS:
animali: buoi
Iscrizioni (ISR)
ISRC:
firma
ISRL:
italiano
ISRS:
a pennello
ISRT:
corsivo
ISRP:
nell'angolo in basso a sinistra
ISRI:
Gio. Fattori
Notizie storico-critiche (NSC)
Restituito agli anni 1870-1875 dallo studioso Andrea Baboni nel catalogo generale delle Raccolte Frugone (2004), questo capolavoro di Giovanni Fattori, figura di spicco del gruppo dei Macchiaioli, entra nella collezione dell'imprenditore genovese Gio. Batta Lazzaro Frugone (Genova, 1860-1935) dopo il 1929, quando l'opera era ancora documentata nella Raccolta Vallecchi, dopo essere stata, fino al 1928, nella proprietà di Mario Galli, noto collezionista di opere fattoriane. Nel 1921 fu esposto alla Prima Biennale Romana e registrato come appartenente al cavalier Attilio Materazzi. Fattori dedica al paesaggio fluviale toscano, e in particolare a uno scorcio dell'Arno e delle sue sponde, forse nella zona tra Bellariva e l'Indiano, una visione dall'immobilità solenne ed emozionata, che trova eco nella tela "L'Arno a Bellariva", oggi in una collezione privata livornese. Il colore di entrambe, dalle numerose sfumature di verdi, di grigi e violetti, di bianchi impastati di una luce vibrante, si dispone, come tessere in un mosaico e spesso ben delimitato dal segno di contorno sovrapposto alla tinta, a comporre le vedute. L'opera arricchisce il dipinto delle Raccolte Frugone e ne ribadisce la silenziosa immanenza spaziale, il bianco castone del gruppo di buoi e il carro coi blocchi di marmo al centro della tela, esaltati e arginati dallo spumoso fondale di verzura sulla destra e dalle coordinate orizzontali delle rive. Altro elemento distintivo, nel dipinto del museo genovese, è la presenza di una figura di contadino concepita dal pittore toscano come un insieme di poche macchie cromatiche incastrate nel gonfio ventre di un bove, a significare l'azzeramento gerarchico nell'iconografia fattoriana a favore dell'essenza di una natura restituita nella perfetta sintesi di luce e colore.