A bordo delle galee i vogatori erano tutti incatenati, indipendentemente dalla loro condizione. La catena doveva essere leggera per non impacciarne i movimenti.
Lo schiavo era una “merce” preziosa: il fabbro che ne liberava uno dalla catena, era condannato all’impiccagione.
Nel periodo dello “sciverno” – quando la navigazione era interdetta – gli schiavi potevano lavorare in città e anche esercitare piccoli traffici. Erano comunque riconoscibili a causa dell’ anello al piede: una stoffa impediva che la caviglia si piagasse.
Oltre ai vogatori sulle galee, molti schiavi si trovavano a servizio presso le dimore nobiliari genovesi. Sin dal Medioevo e per tutta l’età moderna, il numero degli schiavi a Genova è stato stimato in circa 2000 persone, uomini e donne in maggioranza slavi e caucasici.
Gli schiavi musulmani godevano di una certa libertà religiosa: un edificio in Darsena fungeva da moschea; dolente fu invece la sorte degli Ebrei cacciati dalla Spagna nel 1492.
Nel corso del ‘700, con il diffondersi dell’Illuminismo e dell’idea dei diritti dell’uomo, la schiavitù in Europa diventò sempre più anacronistica. Alla caduta della Repubblica aristocratica (1797), a Genova gli schiavi delle galee erano poche decine, spesso anziani e in condizioni deplorevoli. Essi furono tutti liberati al termine di una cerimonia pubblica, cui partecipò commosso tutto il popolo. Le catene furono esposte simbolicamente su un “Albero della Libertà”. Da lì a poco furono tutti rimpatriati senza il pagamento di alcun riscatto.
Tipo scheda (TSK)
BDM
Livello catalogazione (LIR)
I
Codice univoco (NCT)
Codice regione (NCTR):
07
Notizie storico-critiche (NSC)
A bordo delle galee i vogatori erano tutti incatenati, indipendentemente dalla loro condizione. La catena doveva essere leggera per non impacciarne i movimenti.
Lo schiavo era una “merce” preziosa: il fabbro che ne liberava uno dalla catena, era condannato all’impiccagione.
Nel periodo dello “sciverno” – quando la navigazione era interdetta – gli schiavi potevano lavorare in città e anche esercitare piccoli traffici. Erano comunque riconoscibili a causa dell’ anello al piede: una stoffa impediva che la caviglia si piagasse.
Oltre ai vogatori sulle galee, molti schiavi si trovavano a servizio presso le dimore nobiliari genovesi. Sin dal Medioevo e per tutta l’età moderna, il numero degli schiavi a Genova è stato stimato in circa 2000 persone, uomini e donne in maggioranza slavi e caucasici.
Gli schiavi musulmani godevano di una certa libertà religiosa: un edificio in Darsena fungeva da moschea; dolente fu invece la sorte degli Ebrei cacciati dalla Spagna nel 1492.
Nel corso del ‘700, con il diffondersi dell’Illuminismo e dell’idea dei diritti dell’uomo, la schiavitù in Europa diventò sempre più anacronistica. Alla caduta della Repubblica aristocratica (1797), a Genova gli schiavi delle galee erano poche decine, spesso anziani e in condizioni deplorevoli. Essi furono tutti liberati al termine di una cerimonia pubblica, cui partecipò commosso tutto il popolo. Le catene furono esposte simbolicamente su un “Albero della Libertà”. Da lì a poco furono tutti rimpatriati senza il pagamento di alcun riscatto.
Ente schedatore (ESC)
C010025
Ente competente per tutela (ECP)
S21
Tipologia (OGTT)
di contenzione
OGT
OGTD:
catena
MTC
MTCM:
ferro
MTCT:
forgiatura
Quantità (QNT)
Quantità degli esemplari/degli oggetti componenti (QNTN):
1
Localizzazione (PVC)
Stato (PVCS):
Italia
Regione (PVCR):
Liguria
Provincia (PVCP):
GE
Comune (PVCC):
Genova
Collocazione specifica (LDC)
Denominazione contenitore fisico (LDCN):
Galata Museo del Mare
Complesso monumentale di appartenenza (LDCC):
Mu.MA - Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni
Indicazioni viabilistiche (LDCU):
Calata De Mari, 1
Specifiche (LDCS):
Esposizione, sala 7
LDCT:
museo
LDCQ:
civico
Note (LCN)
In esposizione: sala 1
Descrizione (DES)
catena con manette e cavigliere
Ambito culturale (ATB)
ATBD:
ambito genovese
ATBM:
provenienza
Dati di uso (UTU)
UTUF:
sbarrare l'imboccatura della Darsena
UTUM:
fissata alla spalla del molo tramite delle staffe
UTUO:
quando si temevano incursioni nemiche
UTUD:
sec. XIX ante
Cronologia (DT)
DTZG:
sec. XVI
ADTS:
documentazione
Schede correlate - altri enti (ACS)
ACSE:
Mu.MA - Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni