Il dipinto entra nelle raccolte civiche genovesi nel 1926 attraverso il legato di Enrico Lorenzo Peirano con una dubitativa attribuzione al Vassallo, che trova però conferma nello studio di Krawiets sul pittore e nella monografia di Orlando, che data l'opera agli anni della maturità dell'artista.
La tela rappresenta la Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto: Giuseppe paga il barcaiolo, mentre la Madonna, in piedi e con in braccio il Bambino, lo osserva. Precise relazioni cromatiche mettono in rapporto la figura di Maria e quelle dei due angioletti che dall'alto sembrano voler avvicinarsi al terreno: il candore del volto della Vergine e della sagoma del Bambino trovano corrispondenza in quello dei putti, così come l'abito rosso acceso e il drappo che evidenzia il volo degli amorini. Lo stesso accade con le più dimesse figure di Giuseppe e del nocchiere, i quali vestono entrambi abiti nei toni del marrone, dell'azzurro e dell'ocra.
L'artista ha qui optato per una declinazione del soggetto sacro in chiave sacra, scelta che si inserisce appieno in quella poetica artistica che vuole infondere un'atmosfera di familiarità alle scene, secondo una moda locale affermatasi tra i pittori che più erano stati suggestionati dalla lezione dei maestri fiamminghi attivi a Genova.
Il dipinto entra nelle raccolte civiche genovesi nel 1926 attraverso il legato di Enrico Lorenzo Peirano con una dubitativa attribuzione al Vassallo, che trova però conferma nello studio di Krawiets sul pittore e nella monografia di Orlando, che data l'opera agli anni della maturità dell'artista.
La tela rappresenta la Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto: Giuseppe paga il barcaiolo, mentre la Madonna, in piedi e con in braccio il Bambino, lo osserva. Precise relazioni cromatiche mettono in rapporto la figura di Maria e quelle dei due angioletti che dall'alto sembrano voler avvicinarsi al terreno: il candore del volto della Vergine e della sagoma del Bambino trovano corrispondenza in quello dei putti, così come l'abito rosso acceso e il drappo che evidenzia il volo degli amorini. Lo stesso accade con le più dimesse figure di Giuseppe e del nocchiere, i quali vestono entrambi abiti nei toni del marrone, dell'azzurro e dell'ocra.
L'artista ha qui optato per una declinazione del soggetto sacro in chiave sacra, scelta che si inserisce appieno in quella poetica artistica che vuole infondere un'atmosfera di familiarità alle scene, secondo una moda locale affermatasi tra i pittori che più erano stati suggestionati dalla lezione dei maestri fiamminghi attivi a Genova.
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
Enrico L. Peirano
Data acquisizione (ACQD):
25-01-1926
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Citazione completa (BIL)
Citazione completa (BIL):
O. Grosso, Le Gallerie d'arte del Comune di Genova, Genova, 1932, p. 162
Citazione completa (BIL):
La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Sagep Editrice, Genova, 1987, pp. 302-306
Citazione completa (BIL):
A. Orlando, Anton Maria Vassallo, Sagep, Genova, 1999
Citazione completa (BIL):
M. Priarone, scheda in Orazio Gentileschi: la fuga in Egitto e altre Storie dell'infanzia di Gesù, (a cura di) M. Marubbi, Catalogo della mostra, Bolis Edizioni, 2020, pp. 146-147, cat. 3.44.
Mostre (MST)
MSTT:
Orazio Gentileschi: la fuga in Egitto e altre Storie dell'infanzia di Gesù