Lo Scorza sceglie di rappresentare all'interno di questa di tela, donata da Costantino Nigro al Comune di Genova nel 1959, un soggetto tratto dal settimo canto della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, opera molto amata tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento in ambito locale; infatti, risale al 1590 l'edizione illustrata da Bernardo Castello.
Si tratta di un'opera dell'età giovanile, databile tra il 1605 e il 1610, come tradiscono la maniera ancora acerba e la composizione semplificata. Comunque, l'episodio appare in perfetta sintonia con le tematiche predilette dallo Scorza: scene bucoliche e idilliache.
Ivi è dipinto un familiare paesaggio campestre, che si apre davanti a una cascina dal tetto rosso spiovente e semidiroccato, in cui pascolano delle mucche, una pecora e due cavalli accompagnati dai loro pastori, da individuare nelle figure di un padre e dei suoi tre figli citati all'interno del poema. Tutti volgono lo sguardo verso destra per l'improvvisa apparizione di Erminia, vestita di una corazza scura da cui fuoriescono le maniche rosse dell'abito e di un elmo sormontato da un cimiero del medesimo colore.
Il momento scelto dall'artista è quello dell'arrivo di Erminia nel villaggio di questi pastori, che vivono in un luogo idilliaco lontano dalla guerra e dalle atrocità umane, dove chiede di essere ospitata nella vana speranza di dimenticare il suo infelice amore.
Lo Scorza sceglie di rappresentare all'interno di questa di tela, donata da Costantino Nigro al Comune di Genova nel 1959, un soggetto tratto dal settimo canto della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, opera molto amata tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento in ambito locale; infatti, risale al 1590 l'edizione illustrata da Bernardo Castello.
Si tratta di un'opera dell'età giovanile, databile tra il 1605 e il 1610, come tradiscono la maniera ancora acerba e la composizione semplificata. Comunque, l'episodio appare in perfetta sintonia con le tematiche predilette dallo Scorza: scene bucoliche e idilliache.
Ivi è dipinto un familiare paesaggio campestre, che si apre davanti a una cascina dal tetto rosso spiovente e semidiroccato, in cui pascolano delle mucche, una pecora e due cavalli accompagnati dai loro pastori, da individuare nelle figure di un padre e dei suoi tre figli citati all'interno del poema. Tutti volgono lo sguardo verso destra per l'improvvisa apparizione di Erminia, vestita di una corazza scura da cui fuoriescono le maniche rosse dell'abito e di un elmo sormontato da un cimiero del medesimo colore.
Il momento scelto dall'artista è quello dell'arrivo di Erminia nel villaggio di questi pastori, che vivono in un luogo idilliaco lontano dalla guerra e dalle atrocità umane, dove chiede di essere ospitata nella vana speranza di dimenticare il suo infelice amore.
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
donazione
Nome (ACQN):
Dott. Costantino Nigro
Data acquisizione (ACQD):
30 maggio 1959
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Citazione completa (BIL)
Citazione completa (BIL):
Catalogo provvisorio della Galleria di Palazzo Bianco, Bergamo, 1955, p. 17
Citazione completa (BIL):
Marcenaro, 1961, p. 17
Marcenaro, 1965, p. 17
Citazione completa (BIL):
Quadri e vasi preziosi donati a Palazzo Rosso, in "Genova", 1962, n. 1
Citazione completa (BIL):
Galleria di Palazzo Bianco, Catalogo provvisorio, Bergamo, 1965, p. 17
Citazione completa (BIL):
Di Fabio, 1992, pp. 87-88
Citazione completa (BIL):
A. Orlando, in "L'età di Rubens", 2004, cat. 122a, pp. 470-471.
Citazione completa (BIL):
R. Besta, scheda in Sinibaldo Scorza. Favole e natura all'alba del Barocco, catalogo della mostra a cura di A. Orlando, Genova 2017, pp. 156, cat. I.29.