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Cristo e l'adultera

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
Identificazione (OGTV):
coppia
Autore (AUT)
AUTR:
pittore
AUTM:
firma
AUTN:
Negretti, Jacopo detto Palma il Giovane
AUTA:
Venezia 1544-1628
Titolo (SGTT)
Cristo e la samaritana
SGT
SGTI:
Cristo e la samaritana al pozzo
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PB 2071
INVC:
Palazzo Bianco
DTZ
DTZG:
XVI
Cronologia (DT)
DTZS:
fine
DTM:
iscrizione
DTSI:
1599
DTSF:
1599
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
La tela è concepita en pendant con un "Cristo e la samaritana" dal pittore veneto Palma il Giovane, che le firmò e le datò entrambe “1599”: le due tele presentano due soggetti neotestamentari dal forte significato sacramentale. Nell'opera in oggetto è raffigurato l’incontro tra Cristo e una peccatrice, un’adultera che viene condotta dagli scribi e dai farisei presso Gesù nel tempio perché ne approvi la condanna alla lapidazione. L’episodio è tramandato dal Vangelo di Giovanni (8, 1-11): agli accusatori, che lo interrogavano “per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo”, Gesù avrebbe risposto “chi tra voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”, spingendo loro, a cominciare dai più anziani, a tirarsi indietro e a lasciare libera la donna. Anche la samaritana è una peccatrice e dunque il tema del perdono è centrale in entrambe le narrazioni: Cristo mostra comprensione e accoglienza nei confronti di pubbliche peccatrici, una delle quali è anche estranea alla società giudaica, straniera, proponendo un nuovo concetto di rispetto nei confronti della donna, in una società maschilista e misogina com’era allora quella ebraica. Si evidenzia così una nuova idea di etica e di morale, fondata su valori estranei alla cultura del tempo, in cui Legge era piuttosto la purezza cultuale, formale, e l’osservanza rigida delle prescrizioni. Nella traduzione figurativa data dall’artista ai due episodi è rispettato il testo evangelico, secondo i dettami dell’arte controriformata, senza l’aggiunta di elementi accessori alla narrazione: il dipinto con Cristo e l’adultera si caratterizza per un grande rigore compositivo, con le figure che affollano il primo piano, di tre quarti, e per l’importanza conferita alla luce, che entra in scena da sinistra enfatizzando l’eloquenza delle espressioni e dei gesti di Gesù e della peccatrice; lo sguardo di Cristo è diretto al vecchio fariseo sulla destra, ed è uno sguardo pacato di ammonimento, che Gesù accompagna con l’indice alzato. La severità del messaggio è veicolata da una pittura che non indulge in preziosismi, con una materia che sullo sfondo si confonde con la preparazione della tela, e con volti essenziali, che quasi si ‘geometrizzano’, come a Genova nella pittura controriformata di Luca Cambiaso; tuttavia le figure che fanno da quinta alla scena e la loro insistita gestualità conferiscono una più moderna spazialità alla composizione, E’ volutamente esaltata, in entrambe le opere, l’assoluta castità di Gesù, che non ha alcun contatto fisico con le due figure femminili e non è intaccato dalla loro carnalità, cui Palma allude - nelle ampie scollature delle vesti e nella giovinezza delle due donne - ma senza accentuarla o esibirla. Nel Cristo e l’adultera si affaccia inoltre il tema del pentimento, nello sguardo basso della giovane che, con i polsi legati da una corda, non oppone resistenza alla sua condanna. La critica ha sottolineato la “forte valenza eucaristica” della coppia di tele, in cui “il pentimento esemplificato nell’adultera, deve precedere l’accostamento alla grazia divina attraverso l’eucarestia, cui allude l’acqua nell’episodio della samaritana” (S. Mason Rinaldi in Palma il Giovane 1990, p. 206 cat. 88). Colpisce infine il ‘silenzio’, la sospensione, la pausa in cui paiono essere immersi entrambi i dipinti, così da assumere carattere di insegnamento universale. Le due tele sono dipinte dall’artista in un anno molto denso di committenze, il 1599, in cui il pittore firma opere importanti per la committenza religiosa, a Venezia ma non solo, alcune delle quali di grande impegno, come la pala per la chiesa degli Zoccolanti a Potenza Picena. La concezione en pendant dei due quadri, con temi iconografici che si rispondono e si completano a vicenda, porta a supporre una committenza precisa, e non possiamo d’altra parte escludere una loro presenza precoce in Genova - nelle cui collezioni sono attestate già dai primi decenni del Seicento opere del maestro veneto (cfr. Boccardo in L’età di Rubens 2004, cat. 38 p. 228; p. 284) - visto che tra le più dirette derivazioni che conosciamo del Cristo e la Samaritana del Palma possiamo indicare il dipinto di un genovese: la tela di ugual soggetto di Domenico Fiasella oggi negli stessi Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco (inv. PB508). (scheda in M. Priarone in Verdammte Lust! Kirche. Körper. Kunst, catalogo della mostra (Freising), München 2023, cat. 4. 28 pp. 100-101).

Persona