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Tobia ridona la vista al padre Tobi

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTN:
Carlone, Giovanni Battista
AUTA:
Genova 1603-1683 circa
SGT
SGTI:
Cristo in gloria con Santi
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PB 1969
DTZ
DTZG:
sec. XVII
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
La tela illustra l’episodio biblico, tratto dal libro di Tobia (11, 10-15), della miracolosa guarigione dalla cecità dell’ebreo Tobi per mano del figlio Tobia che, su suggerimento dell’ancangelo Raffaele, spalma sugli occhi del padre il fiele del ventre di un grosso pesce sventrato sulle rive del fiume Tigri (6, 2-5). La storia di Tobia si inquadra nell’ambito delle vicende delle tribù ebraiche deportate in Assiria nell’VIII secolo a.C. e, nei suoi diversi passi, ha una discreta fortuna iconografica in età controriformata, sia per il tono aneddotico e la vivacità del racconto che ben si prestava a una traduzione in immagini, sia per il ruolo rivestito nella vicenda dalla protezione angelica, fortemente sostenuta dalla chiesa cattolica in funzione antiprotestante (Serra, in San Pietroburgo 2003-2004, pp. 228-229). Il quadro di Palazzo Bianco è dipinto dal genovese Giovanni Battista Carlone en pendant con un’altra tela di analoghe dimensioni raffigurante l’episodio di Tobia e Raffaele sulle rive del Tigri, in cui tornano le stesse vesti giallo-arancio e rosso dell’arcangelo e quelle dai più sommessi toni bianco e marrone del giovane ebreo. Su queste tinte, che nel quadro in esame trovano accordi cromatici con il marrone e il rosso acceso della veste di Tobi, con i toni terrei dello sfondo e con l’ocra e rosso del tappeto turco ‘a buffetto’ sulla tavola a destra, si gioca l’equilibrio compositivo dell’intera scena. Un’altra versione autografa dello stesso soggetto, di dimensioni leggermente superiori, su trova oggi in collezione privata: quasi identiche sono le fisionomie dei tre personaggi principali, mentre varianti significative sono nel volto dell’anziana Anna, moglie di Tobi, e soprattutto nel taglio generale della rappresentazione, non più a figure intere ma impaginata secondo un punto di vista più ravvicinato sui protagonisti, che si stagliano con maggiori varianti cromatiche su uno sfondo assolutamente neutro. Del Carlone già le fonti lodavano la freschezza e vivacità dei colori, la sempre accesa fantasia e la varietà nelle composizioni (Ratti 1769, pp. 7-8); la critica moderna ne sottolinea soprattutto la spiccata vena narrativa, espressa attraverso una gestualità evidente, una grande carica espressiva nei volti e una marcata teatralità (Genova nell’Età Barocca 1992, pp. 118-119; A. Orlando 2010, pp. 70-71). Scheda pubblicata in M. Priarone, in Turcherie. Suggestioni dell'arte ottomana a Genova, catalogo della mostra a cura di L. Pessa (2014-2015), Genova 2014, cat. 15 pp. 82.

Persona