La tela illustra l’episodio biblico, tratto dal libro di Tobia (11, 10-15), della miracolosa guarigione dalla cecità dell’ebreo Tobi per mano del figlio Tobia che, su suggerimento dell’ancangelo Raffaele, spalma sugli occhi del padre il fiele del ventre di un grosso pesce sventrato sulle rive del fiume Tigri (6, 2-5). La storia di Tobia si inquadra nell’ambito delle vicende delle tribù ebraiche deportate in Assiria nell’VIII secolo a.C. e, nei suoi diversi passi, ha una discreta fortuna iconografica in età controriformata, sia per il tono aneddotico e la vivacità del racconto che ben si prestava a una traduzione in immagini, sia per il ruolo rivestito nella vicenda dalla protezione angelica, fortemente sostenuta dalla chiesa cattolica in funzione antiprotestante (Serra, in San Pietroburgo 2003-2004, pp. 228-229).
Il quadro di Palazzo Bianco è dipinto dal genovese Giovanni Battista Carlone en pendant con un’altra tela di analoghe dimensioni raffigurante l’episodio di Tobia e Raffaele sulle rive del Tigri, in cui tornano le stesse vesti giallo-arancio e rosso dell’arcangelo e quelle dai più sommessi toni bianco e marrone del giovane ebreo. Su queste tinte, che nel quadro in esame trovano accordi cromatici con il marrone e il rosso acceso della veste di Tobi, con i toni terrei dello sfondo e con l’ocra e rosso del tappeto turco ‘a buffetto’ sulla tavola a destra, si gioca l’equilibrio compositivo dell’intera scena.
Un’altra versione autografa dello stesso soggetto, di dimensioni leggermente superiori, su trova oggi in collezione privata: quasi identiche sono le fisionomie dei tre personaggi principali, mentre varianti significative sono nel volto dell’anziana Anna, moglie di Tobi, e soprattutto nel taglio generale della rappresentazione, non più a figure intere ma impaginata secondo un punto di vista più ravvicinato sui protagonisti, che si stagliano con maggiori varianti cromatiche su uno sfondo assolutamente neutro.
Del Carlone già le fonti lodavano la freschezza e vivacità dei colori, la sempre accesa fantasia e la varietà nelle composizioni (Ratti 1769, pp. 7-8); la critica moderna ne sottolinea soprattutto la spiccata vena narrativa, espressa attraverso una gestualità evidente, una grande carica espressiva nei volti e una marcata teatralità (Genova nell’Età Barocca 1992, pp. 118-119; A. Orlando 2010, pp. 70-71).
Scheda pubblicata in M. Priarone, in Turcherie. Suggestioni dell'arte ottomana a Genova, catalogo della mostra a cura di L. Pessa (2014-2015), Genova 2014, cat. 15 pp. 82.
La tela illustra l’episodio biblico, tratto dal libro di Tobia (11, 10-15), della miracolosa guarigione dalla cecità dell’ebreo Tobi per mano del figlio Tobia che, su suggerimento dell’ancangelo Raffaele, spalma sugli occhi del padre il fiele del ventre di un grosso pesce sventrato sulle rive del fiume Tigri (6, 2-5). La storia di Tobia si inquadra nell’ambito delle vicende delle tribù ebraiche deportate in Assiria nell’VIII secolo a.C. e, nei suoi diversi passi, ha una discreta fortuna iconografica in età controriformata, sia per il tono aneddotico e la vivacità del racconto che ben si prestava a una traduzione in immagini, sia per il ruolo rivestito nella vicenda dalla protezione angelica, fortemente sostenuta dalla chiesa cattolica in funzione antiprotestante (Serra, in San Pietroburgo 2003-2004, pp. 228-229).
Il quadro di Palazzo Bianco è dipinto dal genovese Giovanni Battista Carlone en pendant con un’altra tela di analoghe dimensioni raffigurante l’episodio di Tobia e Raffaele sulle rive del Tigri, in cui tornano le stesse vesti giallo-arancio e rosso dell’arcangelo e quelle dai più sommessi toni bianco e marrone del giovane ebreo. Su queste tinte, che nel quadro in esame trovano accordi cromatici con il marrone e il rosso acceso della veste di Tobi, con i toni terrei dello sfondo e con l’ocra e rosso del tappeto turco ‘a buffetto’ sulla tavola a destra, si gioca l’equilibrio compositivo dell’intera scena.
Un’altra versione autografa dello stesso soggetto, di dimensioni leggermente superiori, su trova oggi in collezione privata: quasi identiche sono le fisionomie dei tre personaggi principali, mentre varianti significative sono nel volto dell’anziana Anna, moglie di Tobi, e soprattutto nel taglio generale della rappresentazione, non più a figure intere ma impaginata secondo un punto di vista più ravvicinato sui protagonisti, che si stagliano con maggiori varianti cromatiche su uno sfondo assolutamente neutro.
Del Carlone già le fonti lodavano la freschezza e vivacità dei colori, la sempre accesa fantasia e la varietà nelle composizioni (Ratti 1769, pp. 7-8); la critica moderna ne sottolinea soprattutto la spiccata vena narrativa, espressa attraverso una gestualità evidente, una grande carica espressiva nei volti e una marcata teatralità (Genova nell’Età Barocca 1992, pp. 118-119; A. Orlando 2010, pp. 70-71).
Scheda pubblicata in M. Priarone, in Turcherie. Suggestioni dell'arte ottomana a Genova, catalogo della mostra a cura di L. Pessa (2014-2015), Genova 2014, cat. 15 pp. 82.
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
E.L. Peirano
Data acquisizione (ACQD):
1926
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Citazione completa (BIL)
A. Griseri, Una revisione nella Galleria dell’Accademia Albertina in Torino, in “Bollettino d’Arte”, 4. Ser. 43, 1958, p.77
Citazione completa (BIL)
Citazione completa (BIL):
G.V. Castelnovi, La prima metà del Seicento: dall’Ansaldo a Orazio de Ferrari, in La pittura a Genova e in Liguria, II, Genova 1971 (seconda ed. 1987), p. 162 (ed. 1987, p. 141)
Citazione completa (BIL):
F.R. Pesenti, La pittura in Liguria. Artisti del primo Seicento, Genova 1986, pp. 144, 215
Citazione completa (BIL):
R. Middione in Nàpols y el Barroc Mediterrani. La pintura mediterrània de 1630 a 1670, catalogo della mostra (Museu de Sant Pius V, València 1991), Barcelona 1990, p. 131
Citazione completa (BIL):
A. Dagnino, in Genova nell’Età Barocca, catalogo della mostra a cura di E. Gavazza, G. Rotondi Terminiello (Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, Galleria di Palazzo Reale, Genova 1992), Genova 1992, p. 117
Citazione completa (BIL):
C. Di Fabio, in El esplendor de Génova. Pintura de los siglos XVI al XVIII en la colección del Palazzo Bianco, catalogo della mostra (Museo de Bellas Artes, Bilbao 2003-2004), Bilbao 2003, p. 58
Citazione completa (BIL):
M. Priarone, in Turcherie. Suggestioni dell'arte ottomana a Genova, catalogo della mostra a cura di L. Pessa (2014-2015), Genova 2014, cat. 15 pp. 82