Rigore di ricostruzione filologica e attenta resa dei dettagli di costume (acconciature, abiti, gioielli e accessori) caratterizzarono alcune sculture di Varni successive ai bassorilievi colombiani Faraggiana, ispirate a soggetti storico-letterari tra Medioevo e Rinascimento, epoche verso le quali, in piena temperie romantica, fu attratto sia come scultore (da Bartolini gli era derivato un certo interesse per il Quattrocento toscano), sia come collezionista che, ancora, come studioso. E’ il caso delle celebrate quattro Donne dei Poeti italiani, ovvero i busti di Beatrice, Laura, Ginevra ed Eleonora, ideati nel 1855 e tradotti nel marmo nel 1858 per uno dei maggiori committenti e collezionisti italiani dell’epoca, Filippo Ala Ponzone (i modelli in gesso, acquistati all’asta del 1887 dal capitano Enrico D’Albertis, sono stati ritrovati da chi scrive nelle collezioni del Museo a lui intitolato: Olcese Spingardi 1996), cui è possibile accostare, pur senza un collegamento diretto, le figure del foglio: immagini tutte per studiare le quali, come i più attrezzati pittori storici dell’epoca, Varni disponeva di utili testi illustrati e raccolte di tavole: tra i volumi della sua biblioteca, dispersa all’asta nel 1887, figurano infatti quello di fine Cinquecento di Cesare Vecellio e le più recenti opere di Camille Bonnard e Giulio Ferrario. (Olcese Spingardi in Boccardo, Olcese Spingardi, Priarone 2011, pp. 16-17)
Rigore di ricostruzione filologica e attenta resa dei dettagli di costume (acconciature, abiti, gioielli e accessori) caratterizzarono alcune sculture di Varni successive ai bassorilievi colombiani Faraggiana, ispirate a soggetti storico-letterari tra Medioevo e Rinascimento, epoche verso le quali, in piena temperie romantica, fu attratto sia come scultore (da Bartolini gli era derivato un certo interesse per il Quattrocento toscano), sia come collezionista che, ancora, come studioso. E’ il caso delle celebrate quattro Donne dei Poeti italiani, ovvero i busti di Beatrice, Laura, Ginevra ed Eleonora, ideati nel 1855 e tradotti nel marmo nel 1858 per uno dei maggiori committenti e collezionisti italiani dell’epoca, Filippo Ala Ponzone (i modelli in gesso, acquistati all’asta del 1887 dal capitano Enrico D’Albertis, sono stati ritrovati da chi scrive nelle collezioni del Museo a lui intitolato: Olcese Spingardi 1996), cui è possibile accostare, pur senza un collegamento diretto, le figure del foglio: immagini tutte per studiare le quali, come i più attrezzati pittori storici dell’epoca, Varni disponeva di utili testi illustrati e raccolte di tavole: tra i volumi della sua biblioteca, dispersa all’asta nel 1887, figurano infatti quello di fine Cinquecento di Cesare Vecellio e le più recenti opere di Camille Bonnard e Giulio Ferrario. (Olcese Spingardi in Boccardo, Olcese Spingardi, Priarone 2011, pp. 16-17)
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
donazione
Nome (ACQN):
Marco Fabio Apolloni
Data acquisizione (ACQD):
2010
Citazione completa (BIL)
Boccardo, Olcese Spingardi, Priarone 2011, pp. 16-17