Il disegno risulta inventariato senza attribuzione e come proveniente dall’acquisto effettuato alla vendita della straordinaria ed eterogenea collezione dello scultore e studioso genovese Santo Varni (1807-1885) svoltasi nel 1888, ma nelle annotazioni dello stesso inventario Mario Bonzi, come per il foglio inv. D 4634, sulla base di elementi che al momento sfuggono aggiunse: «Proviene dalla raccolta di Sinibaldo Scorza».
Questa figura virile, che pur priva dell’urna che normalmente caratterizza le personificazioni dei fiumi, a quel tipo di iconografia comunque rimanda – testa con chioma e barba lunghe, postura distesa, nudità – ha effettivamente caratteri classicheggianti, quasi che, come la figura femminile da tergo che gli è accanto, sia stata ripresa da qualche scultura romana, osservazione che ricondurrebbe il foglio al 1626 quando Scorza, esiliato dalla Repubblica, si stabilì per qualche tempo a Roma. (Boccardo in Boccardo, Priarone 2017, p. 70)
Il disegno risulta inventariato senza attribuzione e come proveniente dall’acquisto effettuato alla vendita della straordinaria ed eterogenea collezione dello scultore e studioso genovese Santo Varni (1807-1885) svoltasi nel 1888, ma nelle annotazioni dello stesso inventario Mario Bonzi, come per il foglio inv. D 4634, sulla base di elementi che al momento sfuggono aggiunse: «Proviene dalla raccolta di Sinibaldo Scorza».
Questa figura virile, che pur priva dell’urna che normalmente caratterizza le personificazioni dei fiumi, a quel tipo di iconografia comunque rimanda – testa con chioma e barba lunghe, postura distesa, nudità – ha effettivamente caratteri classicheggianti, quasi che, come la figura femminile da tergo che gli è accanto, sia stata ripresa da qualche scultura romana, osservazione che ricondurrebbe il foglio al 1626 quando Scorza, esiliato dalla Repubblica, si stabilì per qualche tempo a Roma. (Boccardo in Boccardo, Priarone 2017, p. 70)