Il disegno proviene dalla vendita effettuata dallo scultore Norberto Montecucco al Comune di Genova nei primi mesi del 1899, e viene registrati nel primo Inventario delle raccolte civiche (il cosiddetto Inventario Quinzio, dal nome dell’allora direttore Giovanni Quinzio) senza alcuna indicazione attributiva. Nel 1940, quando Mario Bonzi procedette alla stesura dell’Inventario della Collezione Disegni tuttora in uso, lo classificò – come altri con la stessa provenienza – quale opera di Ignoto del XIX secolo, aggiungendo nelle note la drastica valutazione: «non degno della raccolta». Dopo il Secondo conflitto mondiale sempre Bonzi corresse un poco il tiro, aggiungendo un punto interrogativo alla datazione citata.
La figura del santo è abbozzata mentre al tavolo di lavoro rivolge il viso al cielo, singoli tratti di penna contornano la figura, mentre altri paralleli rendono le ombre: è una tecnica tipica di Scorza, caratterizzata da grande sinteticità espressiva e la nuova attribuzione è corroborata anche da caratteri stilistici facilmente riconoscibili quali le dita adunche delle mani, rese quasi quali artigli (si veda in particolare quelle della mano sinistra). (Boccardo in Boccardo, Priarone 2017, p. 46)
Sul verso in basso a sinistra: «12346», a destra: «Cart 19 acquisto Montecucco passati in Cart 16 N.° 1»
Notizie storico-critiche (NSC)
Il disegno proviene dalla vendita effettuata dallo scultore Norberto Montecucco al Comune di Genova nei primi mesi del 1899, e viene registrati nel primo Inventario delle raccolte civiche (il cosiddetto Inventario Quinzio, dal nome dell’allora direttore Giovanni Quinzio) senza alcuna indicazione attributiva. Nel 1940, quando Mario Bonzi procedette alla stesura dell’Inventario della Collezione Disegni tuttora in uso, lo classificò – come altri con la stessa provenienza – quale opera di Ignoto del XIX secolo, aggiungendo nelle note la drastica valutazione: «non degno della raccolta». Dopo il Secondo conflitto mondiale sempre Bonzi corresse un poco il tiro, aggiungendo un punto interrogativo alla datazione citata.
La figura del santo è abbozzata mentre al tavolo di lavoro rivolge il viso al cielo, singoli tratti di penna contornano la figura, mentre altri paralleli rendono le ombre: è una tecnica tipica di Scorza, caratterizzata da grande sinteticità espressiva e la nuova attribuzione è corroborata anche da caratteri stilistici facilmente riconoscibili quali le dita adunche delle mani, rese quasi quali artigli (si veda in particolare quelle della mano sinistra). (Boccardo in Boccardo, Priarone 2017, p. 46)