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Maschera da guerra (Sōmen)

Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone
Denominazione/dedicazione (OGTN)
Sōmen
OGT
OGTD:
maschera da guerra
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTM:
firma
AUTN:
Myōchin, Yoshihiro
AUTA:
XIX secolo
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
La maschera da guerra in oggetto è una sōmen, una maschera che copre l’intero volto: questa tipologia era assai rara ed era utilizzata esclusivamente dai samurai di rango elevato in occasioni ufficiali. Oltre alle maschere sōmen i samurai potevano scegliere altri stili: le menpō coprivano la parte inferiore del volto incluso il naso, mentre le hanbō lo escludevano. Le maschere potevano rappresentare divinità, creature leggendarie o volti umani ed erano decorate con barba, baffi e sopracciglia. La maschera è ricavata da una lastra in lega di rame battuta, sbalzata e patinata, con le cornee dorate, i denti intarsiati in argento e le sopracciglia di crine. Internamente è rivestita di lacca rossa e sotto il mento è presente un foro con ghiera a crisantemo che consentiva al sudore accumulato all’interno di drenare. La maschera raffigura un karasutengu, creatura mitologica con sembianze di uomo e volto d’uccello. Secondo antiche leggende i tengu abitano le foreste e le montagne e custodirebbero l’arte segreta della spada: sono un soggetto particolarmente adatto per una maschera da guerra perché, oltre a spaventare il nemico con il loro ghigno mostruoso, rappresentano la bravura del samurai che la indossa.
DES
DESS:
Personaggi: karasutengu, ovvero tengu dalle sembianze di corvo
Titolo (SGTT)
Maschera da guerra (Sōmen)
SGT
SGTI:
karasutengu
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
E-19 | AA 5077
DTZ
DTZG:
XIX
DTZG:
XIV
Cronologia (DT)
DTZS:
inizio
DTM:
analisi storica,contesto
DTSI:
1801
DTSV:
post
DTSF:
1850
DTSL:
ante
DTM:
iscrizione,firma
ADT:
periodo Nanbokuchō, Meitoku II anno
DTSI:
1391
DTSF:
1391
MTC
MTC:
laccatura
MTC:
intarsi in argento
MTC:
crine applicato
MTC:
lega di rame battuta, patinata e parzialmente dorata
Notizie storico-critiche (NSC)
Le maschere da guerra accompagnavano e completavano l'elmo del samurai, proteggevano il volto e avevano spesso un aspetto terrificante o furente, per spaventare l’avversario.
L’esemplare è datato Era Meitoku II anno (1391) e firmato "Ichijō Horikawa Jūichi Daimyōchin Yoshihiro saku": “Fatto da Myōchin Yoshihiro, undicesima generazione, di Ichijō Horikawa”. Sebbene l'opera sia datata 1392, recenti studi ci portano a credere si tratti di un caso di gimei (falsa attribuzione), una pratica giapponese comune su spade e armature, che mirava ad aumentarne il valore e l'autorevolezza attribuendole a fabbri illustri o facendo risalire le opere a un periodo antico. In questo caso l'opera è attribuita a un membro della famiglia Myōchin, i più importanti fabbri specializzati in armature, ma la datazione non è plausibile. L'attività di un fabbro di nome Myōchin Yoshihiro della zona Horikawa di Kyōto è attestata invece all'inizio del secolo XIX.