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Ritratto aereo di Mario Carli

Galleria d’Arte Moderna e Collezione Wolfsoniana
OGT
OGTD:
dipinto
OGTT:
olio su tela
Autore (AUT)
AUTM:
firma
AUTN:
Dottori, Gerardo
AUTA:
Perugia, 1884 -1Perugia, 1977
DES
DESS:
personaggi: Mario Carli; Benito Mussolini
Titolo (SGTT)
Ritratto aereo di Mario Carli
SGT
SGTI:
Ritratto maschile
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
GX1993.462
INVC:
Secondo piano, sala "Futurismo e propaganda"
DTZ
DTZG:
XX
Cronologia (DT)
DTZS:
secondo quarto
DTSI:
1931
DTSF:
1931
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Quando, nel 1931, Dottori dipinse il Ritratto aereo di Mario Carli intitolandolo anche Un italiano di Mussolini, lo scrittore e attivista futurista era ormai diventato un personaggio ufficiale del regime – di lì a poco venne nominato console prima a Porto Alegre in Brasile e poi a Salonicco – ma il suo percorso esistenziale e artistico era stato assai accidentato, in grado di rivelare le molte contraddizioni insite nell’evoluzione storica del fascismo. Dopo aver debuttato a Firenze, prima della guerra, come autore di romanzi sperimentali, quasi presurrealisti, Carli fu uno degli esponenti di spicco dell’arditismo, fenomeno tipico dell’originario movimentismo fascista, che proponeva la figura di un “uomo nuovo” insofferente a ogni regola e convenzione, violento e anarchico, radicale e provocatore, audace e spregiudicato, un uomo, insomma, con “cuore da dinamo, polmoni pneumatici, fegato da leopardo”. Animato da questi ideali, Carli si arruolò volontario nel 1917, venne ferito e decorato; andò con D’Annunzio a Fiume e lì lanciò “La Testa di Ferro”, l’organo di stampa dei legionari fiumani; venne più volte processato e arrestato; per aprire la strada alla rivoluzione, si mostrò disponibile ad accogliere esperienze e modelli anche socialisti e comunisti, tanto da suscitare i sospetti di Marinetti e Mussolini. A seguito della crisi dell’arditismo e dopo la marcia su Roma, fondò la rivista “L’Impero” allo scopo di aggregare le forze più innovatrici del futurismo e delineare una nuova cultura adeguata alle prospettive del fascismo, finché Mussolini, ormai consolidatosi al potere e epurato l’iniziale spirito sovversivo del movimento, lo imbrigliò nell’ufficialità per renderlo inoffensivo.