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Giove in forma di cigno con Elena e Polluce

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
scultura
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTR:
scultore
AUTN:
Schiaffino, Bernardo
AUTA:
Genova 1678 - 1725
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
Il gruppo marmoreo, di virtuosa realizzazione, illustra un mito classico, di cui si conoscono più versioni, secondo il quale dall’unione di Giove, sotto forma di cigno, e Leda venne generato l’uovo da cui nacquero il dioscuro Polluce e la bellissima Elena.
Titolo (SGTT)
Giove in forma di cigno con Elena e Polluce
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
316
DTZ
DTZG:
SEC XVIII
Cronologia (DT)
DTZS:
inizio
DTSI:
1707
DTSV:
ca
DTSF:
1707
DTSL:
ca
MTC
MTC:
marmo
Notizie storico-critiche (NSC)
L'opera, assolveva in origine anche alla funzione di fontana, venne eseguita da Bernardo Schiaffino, un affermato scultore genovese, con ogni probabilità su disegno di Do¬menico Parodi (1672-1742). La scelta del soggetto è motivata dal fatto che l’episodio della nascita di Elena costituisce il prologo di una narrazione che investe per intero la stanza detta della "grotta" situata nel mezzanino posto tra il primo e il secondo piano nobile di Palazzo Rosso. In quell’ambiente, che faceva parte del piccolo ma raffinato e scenografico appartamento che Anton Giulio II Brignole-Sale si fece approntare nella prima decade del Settecento, sulla parete di fondo e sulle ante lignee degli armadi a muro lo stesso Parodi dipinse gli altri episodi salienti che segnano le mitiche origini di Roma: dopo la nascita di Elena, l’attribuzione da parte di Paride del pomo “della discordia” a Venere, di seguito lo stesso Paride che rapisce Elena e, di fronte, la fuga di Enea da Troia, per arrivare infine a illustrare, con un altro gruppo marmoreo en pendant a questo, Romolo e Remo con la lupa. Quest’ultimo, sempre da ricondurre alla progettazione di Domenico Parodi, venne però realizzato da un suo più stretto collaboratore, Francesco Biggi, che formatosi nella bottega del padre di Domenico, il grande scultore di tardo Seicento Filippo Parodi, ebbe poi l’incarico di mandare avanti quel genere di attività dato che Domenico era piuttosto versato alla pittura.