Il Doge Giacomo Durazzo accoglie il Cardinal Morone nel porto di Genova
SGT
SGTI:
Giacomo Durazzo; Cardinale Morone
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PB 111
DTZ
DTZG:
XVI
Cronologia (DT)
DTZS:
ultimo quarto
DTSI:
1576
DTSF:
1600
MTC
MTC:
affresco
Notizie storico-critiche (NSC)
Questo affresco, staccato da una villa dei Durazzo assieme ad altri quattro, viene attribuito, non in modo unanime, a Lazzaro Tavarone, pittore manierista fortemente influenzato dall’opera di Luca Cambiaso, del quale fu a lungo allievo e collaboratore. La scena fa riferimento a un ciclo di affreschi che celebrava le attività di Giacomo, primo Doge della famiglia, esule dall’omonima città, presa dai turchi, e presente a Genova dalla fine del 1300. Il Cardinale Morone fu una figura importante nella corte papale di metà Cinquecento, ricoprendo numerosi incarichi relativi soprattutto al rapporto con l’eresia luterana e venendo egli stesso accusato di luteranesimo. L'accusa venne poi ritirata, consentendo al Morone di ritornare alle proprie attività. La sua presenza a Genova è relativa alla preoccupazione che il papato aveva nei confronti dell’inquieta città e nel timore di un distacco genovese dallo stretto legame con la cattolicissima Spagna.
Tipo scheda (TSK)
OA
Livello catalogazione (LIR)
I
Codice univoco (NCT)
Codice Regione (NCTR):
07
Ente schedatore (ESC)
C010025
Ente competente (ECP)
S236
Definizione bene (OGT)
OGTD:
affresco
Identificazione (OGTV):
ciclo
Titolo (SGTT)
Il Doge Giacomo Durazzo accoglie il Cardinal Morone nel porto di Genova
Questo affresco, staccato da una villa dei Durazzo assieme ad altri quattro, viene attribuito, non in modo unanime, a Lazzaro Tavarone, pittore manierista fortemente influenzato dall’opera di Luca Cambiaso, del quale fu a lungo allievo e collaboratore. La scena fa riferimento a un ciclo di affreschi che celebrava le attività di Giacomo, primo Doge della famiglia, esule dall’omonima città, presa dai turchi, e presente a Genova dalla fine del 1300. Il Cardinale Morone fu una figura importante nella corte papale di metà Cinquecento, ricoprendo numerosi incarichi relativi soprattutto al rapporto con l’eresia luterana e venendo egli stesso accusato di luteranesimo. L'accusa venne poi ritirata, consentendo al Morone di ritornare alle proprie attività. La sua presenza a Genova è relativa alla preoccupazione che il papato aveva nei confronti dell’inquieta città e nel timore di un distacco genovese dallo stretto legame con la cattolicissima Spagna.