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Pallio di San Lorenzo

Museo di Sant’Agostino
OGT
OGTD:
samite
OGTD:
sciàmito
Autore (AUT)
AUTS:
laboratorio
AUTM:
analisi stilistica
AUTN:
Laboratorio tessile della corte bizantina di Nicea
AUTA:
XIII
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
Il Pallio narra, con un linguaggio stilistico già preconizzante i modi della cosiddetta “Rinascita Paleologa”, la storia e i martìri dei tre santi occidentali, Lorenzo, Sisto e Ippolito. La narrazione si svolge su due registri; a centro dell’imponente sciamito serico è riprodotta un'immagine cardine dell'Imperatore stesso che, accompagnato da San Lorenzo e dall’arcangelo Michele, entra nella cattedrale genovese, dedicata a San Lorenzo. Il Paleologo viene posto in stridente contrasto con l'imperatore romano Decio, persecutore di cristiani e protagonista delle storie rappresentate assieme ai tre Santi martiri.
DES
DESS:
personaggi: San Lorenzo; San Sisto; Sant'Ippolito
Titolo (SGTT)
Pallio di San Lorenzo
SGT
SGTI:
Pallio di San Lorenzo
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PB 2073
DTZ
DTZG:
XIII
DTZG:
XIII
Cronologia (DT)
DTZS:
seconda metà
DTM:
documentazione
DTSI:
1261
DTSV:
ca
DTSF:
1262
DTSL:
ca
MTC
MTC:
seta ricamato con fili di seta colorati, fili ricoperti di lamina d'argento e di lamina d'argento dorata
Notizie storico-critiche (NSC)
La voglia di rivincita di Genova, sconfitta e scacciata da Acri nel 1258 dai rivali veneziani e pisani, e dell’Impero Bizantino, privato della propria legittima capitale in forza della quarta crociata, nel 1204, si saldano il 13 marzo 1261 quando viene siglato il Trattato di Ninfeo, finalizzato a garantire all’Imperatore Michele VIII Paleologo l’appoggio della flotta genovese nella riconquista di Costantinopoli e, ai genovesi, l’acquisizione di grandi vantaggi commerciali nel territorio imperiale. Per suggellare l’accordo, Michele VIII dona ai genovesi due tessuti: uno che riproduce la sua immagine e del quale si perdono le tracce, e uno costituito dal magnifico Pallio di San Lorenzo.
Il Pallio è un capolavoro unico al mondo per l'ineguagliabile qualità del ricamo (sciamito significa “a sei fili”, a indicare la complessità dell’armatura, in genere formata da due orditi e da due o quattro trame), realizzato con sete policrome e con fili d’oro e d’argento, ma anche per la straordinaria quantità di informazioni che fornisce sulla storia di Genova, sulla storia dell’Impero Bizantino, sui rapporti fra questi due attori fondamentali nella storia del Mediterraneo, sulla religiosità occidentale e orientale in un momento a metà strada fra scisma e tentata riunificazione delle due chiese.
Il Pallio rimase in Duomo fino al 1663 per poi essere spostato nel Palazzo dei Padri del Comune, a metà dell’Ottocento a Palazzo Tursi, e infine ai primi del XX secolo trasferito a Palazzo Bianco. Successivamente venne collocato nel Museo di Sant’Agostino, dove ritornerà a conclusione dei lavori.