L'opera raffigura un gruppo di animali (una mucca, un cane, un asino e un tacchino) ritratti alla maniera castiglionesca e riconducibili alla prima metà del Seicento. La critica ha ricondotto il dipinto alla personalità di Sinibaldo scorza, individuando una mano diversa per i grandi gigli bianchi, probabilmente aggiunti al centro della composizione in un secondo momento. In secondo piano compaiono anche tre buoi agghindati con corone e fiocchi di colore rosso, riconducibili forse a qualche ricorrenza contadina. Durante il restauro sono emersi alcuni dettagli che confermerebbero la modifica del dipinto successiva rispetto alla composizione originaria; tra questi da notare il recupero del particolare del muso, forse di un cammello, nell'angolo in basso a destra, nascosto da uno strato di stucco usato forse per colmare le lacune durante un precedente intervento. Il dipinto è stato inoltre oggetto di studio da parte di Timothy Standring, il quale nel 1985 dedica un articolo a Giovanni Benedetto Castiglione indicando la tela del Museo Luxoro come possibile testimonianza della produzione giovanile del maestro genovese. Secondo una comunicazione orale di Anna Orlando (2021) il dipinto va invece attribuito a Stefano Camogli.
L'opera raffigura un gruppo di animali (una mucca, un cane, un asino e un tacchino) ritratti alla maniera castiglionesca e riconducibili alla prima metà del Seicento. La critica ha ricondotto il dipinto alla personalità di Sinibaldo scorza, individuando una mano diversa per i grandi gigli bianchi, probabilmente aggiunti al centro della composizione in un secondo momento. In secondo piano compaiono anche tre buoi agghindati con corone e fiocchi di colore rosso, riconducibili forse a qualche ricorrenza contadina. Durante il restauro sono emersi alcuni dettagli che confermerebbero la modifica del dipinto successiva rispetto alla composizione originaria; tra questi da notare il recupero del particolare del muso, forse di un cammello, nell'angolo in basso a destra, nascosto da uno strato di stucco usato forse per colmare le lacune durante un precedente intervento. Il dipinto è stato inoltre oggetto di studio da parte di Timothy Standring, il quale nel 1985 dedica un articolo a Giovanni Benedetto Castiglione indicando la tela del Museo Luxoro come possibile testimonianza della produzione giovanile del maestro genovese. Secondo una comunicazione orale di Anna Orlando (2021) il dipinto va invece attribuito a Stefano Camogli.