Il dipinto rappresenta un religioso con abito scuro, che ricorda in parte quello proprio dell'ordine dei Gesuiti per via del colletto bianco, seduto davanti ad un banco coperto da una stoffa color ocra sul quale poggiano un pennino immerso in un calamaio e alcune carte. L'uomo guarda dritto di fronte a sé indicando la frase riportata sul foglio che tiene aperto fra le mani. Un nota manoscritta su carta, apposta sul verso della tela reca solo parzialmente il nome del personaggio ritratto "[Rev]do Michele A[?]/ q.n Gio. Batta q. [?] / fratello dio B.meo / nato a Uscio e morto in Genova / il [?]"
Titolo (SGTT)
Ritratto di prelato
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
M. G. L. 1969
DTZ
DTZG:
sec. XVIII
Cronologia (DT)
DTZS:
prima metà
DTM:
analisi stilistica
DTSI:
1701
DTSV:
post
DTSF:
1750
DTSL:
ante
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Non è stato finora possibile identificare il personaggio ritratto. Lo schema compositivo, figura a mezzo busto, con tratti marcati e fisionomia ben definita, rimandano alla ritrattistica di fine Seicento inizio del secolo successivo, quando è ancora viva la lezione del naturalismo caravaggesco. Difficile però riconoscerne l'autore, probabilmente di ambito milanese e in parte vicino al linguaggio di Ceruti, anche se diverso appare il tipo di soggetto scelto; il dipinto, infatti, si inserisce bene in un filone che si sviluppa in Lombardia a partire da metà Cinquecento con Moroni per evolversi nei due secoli successivi, con pittori come Ceresa e Ceruti, interpreti di una ritrattistica più realistica. La realizzazione del dipinto è da collocare probabilmente entro la prima metà del XVIII secolo.
Il dipinto rappresenta un religioso con abito scuro, che ricorda in parte quello proprio dell'ordine dei Gesuiti per via del colletto bianco, seduto davanti ad un banco coperto da una stoffa color ocra sul quale poggiano un pennino immerso in un calamaio e alcune carte. L'uomo guarda dritto di fronte a sé indicando la frase riportata sul foglio che tiene aperto fra le mani. Un nota manoscritta su carta, apposta sul verso della tela reca solo parzialmente il nome del personaggio ritratto "[Rev]do Michele A[?]/ q.n Gio. Batta q. [?] / fratello dio B.meo / nato a Uscio e morto in Genova / il [?]"
Notizie storico-critiche (NSC)
Non è stato finora possibile identificare il personaggio ritratto. Lo schema compositivo, figura a mezzo busto, con tratti marcati e fisionomia ben definita, rimandano alla ritrattistica di fine Seicento inizio del secolo successivo, quando è ancora viva la lezione del naturalismo caravaggesco. Difficile però riconoscerne l'autore, probabilmente di ambito milanese e in parte vicino al linguaggio di Ceruti, anche se diverso appare il tipo di soggetto scelto; il dipinto, infatti, si inserisce bene in un filone che si sviluppa in Lombardia a partire da metà Cinquecento con Moroni per evolversi nei due secoli successivi, con pittori come Ceresa e Ceruti, interpreti di una ritrattistica più realistica. La realizzazione del dipinto è da collocare probabilmente entro la prima metà del XVIII secolo.