Il dipinto, attribuito ad"anonimo del XVIII" secolo nell'inventario, è stato riconosciuto come opera di Carlo Antonio Tavella da Giuliana Biavati.Il pittore adotta il linguaggio tipico dei paesaggisti che interpretano l'ideale classico nel paesaggio, da Nicolas Poussin a Claude Lorrain, con particolare attenzione alla lezione di Gaspard Dughet, ridimensionandone però il linguaggio in una visione senza connotazioni geografiche e contraddistinta da materia pittorica meno levigata e più tonale. La composizione è regolata dalla presenza degli alberi che incorniciano la scena, lasciando aperta la zona centrale dove il paesaggio si dirada verso il fondo lasciando comparire qua e là i profili degli edifici elaborati secondo rigide forme geometriche che contrastano con le morbidezze della natura. Anche le figurette che si dissolvono in secondo piano e il viandante a riposo rimandano ad una tipologia precisa che Dughet adotta nella sua tarda produzione, come nel paesaggio conservato presso la pinacoteca di Arezzo. Il viandante a riposo in primo piano diventa una cifra stilistica della produzione pittorica del Tavella, il quale prende spunto anche dalle numerose invenzioni del Magnasco, creando però dei personaggi meno energici e dal tratto meno nervoso rispetto alle figurette del "lissandrino". Difficile definire cronologicamente il dipinto, dato che si tratta di caratteri che si riconoscono durante tutta la produzione di Tavella; data la particolare vicinanza all'ambiente romano è probabile che il pittore abbia soggiornato, sul finire del Seicento, nella capitale pontificia , oltre che a Firenze, dove approfondisce la lezione di Lorrain e Poussin. Pertanto il dipinto oggetto di studio potrebbe datarsi all'inizio del Settecento, quando appaiono già mature le lezioni del maestri del paesaggio seicentesco.
Il dipinto, attribuito ad"anonimo del XVIII" secolo nell'inventario, è stato riconosciuto come opera di Carlo Antonio Tavella da Giuliana Biavati.Il pittore adotta il linguaggio tipico dei paesaggisti che interpretano l'ideale classico nel paesaggio, da Nicolas Poussin a Claude Lorrain, con particolare attenzione alla lezione di Gaspard Dughet, ridimensionandone però il linguaggio in una visione senza connotazioni geografiche e contraddistinta da materia pittorica meno levigata e più tonale. La composizione è regolata dalla presenza degli alberi che incorniciano la scena, lasciando aperta la zona centrale dove il paesaggio si dirada verso il fondo lasciando comparire qua e là i profili degli edifici elaborati secondo rigide forme geometriche che contrastano con le morbidezze della natura. Anche le figurette che si dissolvono in secondo piano e il viandante a riposo rimandano ad una tipologia precisa che Dughet adotta nella sua tarda produzione, come nel paesaggio conservato presso la pinacoteca di Arezzo. Il viandante a riposo in primo piano diventa una cifra stilistica della produzione pittorica del Tavella, il quale prende spunto anche dalle numerose invenzioni del Magnasco, creando però dei personaggi meno energici e dal tratto meno nervoso rispetto alle figurette del "lissandrino". Difficile definire cronologicamente il dipinto, dato che si tratta di caratteri che si riconoscono durante tutta la produzione di Tavella; data la particolare vicinanza all'ambiente romano è probabile che il pittore abbia soggiornato, sul finire del Seicento, nella capitale pontificia , oltre che a Firenze, dove approfondisce la lezione di Lorrain e Poussin. Pertanto il dipinto oggetto di studio potrebbe datarsi all'inizio del Settecento, quando appaiono già mature le lezioni del maestri del paesaggio seicentesco.
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
legato
Nome (ACQN):
Matteo Luxoro
Data acquisizione (ACQD):
1945
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
Comune di Genova
Documentazione fotografica (FTA)
FTAX:
documentazione allegata
FTAP:
fotografia digitale
FTAA:
Lezzi, Simone
FTAD:
2022
FTAC:
LU_MGL 424
FTAN:
LU_MGL 424_0859
FTAF:
jpg
Bibliografia (BIB)
BIBX:
bibliografia specifica
BIBA:
Biavati, G.
BIBD:
1976
BIBN:
pp. 23-26
BIBI:
fig. 7
Citazione completa (BIL)
Problematiche sulla pittura di paesaggio tra '600 e '700. Dipinti restaurati del Museo Luxoro/G. Biavati