In un paesaggio tipicamente rosiano un frate inginocchiato è intento a pregare davanti ad una croce in legno con le braccia aperte ed i palmi rivolti verso l'alto. In primo piano sulla sinistra un altro frate si riposa semisdraiato sull'erba, con il capo chino seminascosto dalla penombra. La scena è inquadrata da alberi disposti sui due lati come le quinte di un palcoscenico, che lasciano intravedere un paesaggio brullo che si apre in lontananza.
Titolo (SGTT)
Frati camaldolesi
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
M. G. L. 1330
DTZ
DTZG:
sec. XVIII
Cronologia (DT)
DTZS:
primo quarto
DTM:
analisi stilistica
DTSI:
1701
DTSV:
post
DTSF:
1750
DTSL:
ante
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
L'autore del dipinto, che fa da pendant alla tela di identico soggetto (Inv. M. G. L. 1331), è certamente Alessandro Magnasco, riconoscibile per il linguaggio del tutto originale con il quale il Lissandrino imposta i suoi paesaggi, portando le lezioni di Salvator Rosa e Peruzzini all'estremo e rendendo i suoi paesaggi sempre più "romantici". Questo modo di trattare la materia si riscontra anche nelle figure dei monaci, ricorrenti in molte opere del Magnasco, consunte e martoriate dall'esasperazione spirituale e dai digiuni. Questa tipologia di frate si ritrova anche in numerosi disegni, dove l'artista si esercita su questa particolare tipologia di personaggio, come i due frati eremiti ripresi in un disegno della collezione di Palazzo Rosso.
non si rileva alcuna problematica di conservazione evidente
Restauri (RST)
RSTD:
1973-1974
RSTN:
Benito Podio - Alessandro Arrigoni
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
In un paesaggio tipicamente rosiano un frate inginocchiato è intento a pregare davanti ad una croce in legno con le braccia aperte ed i palmi rivolti verso l'alto. In primo piano sulla sinistra un altro frate si riposa semisdraiato sull'erba, con il capo chino seminascosto dalla penombra. La scena è inquadrata da alberi disposti sui due lati come le quinte di un palcoscenico, che lasciano intravedere un paesaggio brullo che si apre in lontananza.
Notizie storico-critiche (NSC)
L'autore del dipinto, che fa da pendant alla tela di identico soggetto (Inv. M. G. L. 1331), è certamente Alessandro Magnasco, riconoscibile per il linguaggio del tutto originale con il quale il Lissandrino imposta i suoi paesaggi, portando le lezioni di Salvator Rosa e Peruzzini all'estremo e rendendo i suoi paesaggi sempre più "romantici". Questo modo di trattare la materia si riscontra anche nelle figure dei monaci, ricorrenti in molte opere del Magnasco, consunte e martoriate dall'esasperazione spirituale e dai digiuni. Questa tipologia di frate si ritrova anche in numerosi disegni, dove l'artista si esercita su questa particolare tipologia di personaggio, come i due frati eremiti ripresi in un disegno della collezione di Palazzo Rosso.