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Ritratto di Filosofo

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTS:
cerchia
AUTR:
esecutore
AUTM:
analisi stilistica
AUTN:
Robusti, Jacopo detto il Tintoretto
AUTA:
1518-1594
DES
DESS:
PERSONAGGI: UOMO. ABBIGLIAMENTO: ABITO, SOPRAVVESTE FODERATA DI PELLICCIA. OGGETTI:TAVOLO, LIBRI, OROLOGIO, SEGGIOLONE, TENDA. PAESAGGIO: ALBERO CON CARTIGLIO E STEMMA, SPECCHIO D'
Titolo (SGTT)
Ritratto di filosofo
SGT
SGTI:
ritratto di filosofo
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PR 81
INVC:
Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso
DTZ
DTZG:
XVI
Cronologia (DT)
DTM:
iscrizione
DTSI:
1567
DTSF:
1567
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
L'effigiato è seduto accanto a un tavolo sul quale sono impilati alcuni libri di grandi filosofi antichi, il cui nome è riportato sul taglio. Accanto a questi si trova un raffinato orologio, che, oltre a essere un riferimento alla transitorietà dell'esistenza, riporta l'anno di realizzazione del ritratto, il 1567, e l'età del soggetto, 44 anni, secondo una pratica molto usata soprattutto in ambito nordico. Campeggia nel rettangolo della finestra aperta sul paesaggio, un'immagine chiaramente allegorica: un cartiglio, recante il motto latino «MALUS NIL MALI FERO», si arrotola intorno al fusto di un esile albero da frutto, dai cui rami pendono pomi dorati, assimilabili alle arance o alle mele. Deve trattarsi probabilmente di queste ultime, dato che il sostantivo femminile "malus" significa proprio "melo", creando un gioco di parole con "malum", il male. Alla base dell'albero, compare uno scudo araldico, in passato ricondotto alla famiglia veneziana dei Basadonna, anche se forse interessato da ridipinture. Forse si tratta dello stesso dipinto indicato nell’inventario Brignole-Sale settecentesco (post 1783) come “Filosofo con libro aperto in mano, di Paolo da Verona ed altri libri appresso”, ubicato nella sala grande di Palazzo Rosso. Risulta, tuttavia, sicuramente identificabile dal secondo decennio dell’Ottocento, quando tra il 1813 e il 1829 si trovava nella Stanza della Cappella con un'attribuzione a Leandro Bassano. Dal 1861 al 1874, invece, si trovava nella stanza dell’Autunno, dov’è tutt'ora. Evidente è l'appartenenza alla cultura del Tintoretto, ma alcune parti più deboli escludono l'autografia del maestro. Già Jacobsen faceva il suo nome nel 1896, pur notando le mani mal disegnate.

Persona