Il dipinto fa parte di una serie di dodici tele del pittore anversano Jan Wildens che illustra i mesi dell’anno in rapporto alle varie attività umane, agricole, del lavoro e dello svago che caratterizzano le differenti stagioni, un soggetto tipico della tradizione iconografica fiamminga che ebbe grande diffusione a Genova. L’intero ciclo, documentato per la prima volta a Palazzo Rosso alla fine del XVIII secolo, quando era ancora attribuito a Gottfried Waals, fu diviso nel corso dell’Ottocento nelle diverse residenze Brignole – Sale per poi pervenire alle collezioni civiche - a due riprese e incompleto - per mezzo della donazione e del legato della duchessa di Galleria: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto e Settembre furono destinati a Palazzo Rosso mentre Gennaio, Aprile e Novembre a Palazzo Bianco. Riuniti in un’unica sede espositiva, mancano a completare la serie originaria i mesi di Marzo e Ottobre, rimasti nell’antica villa suburbana dei Brignole – Sale (ora sede di una congregazione religiosa) nel sobborgo genovese di Albaro a levante della città, luogo storicamente riservato alla villeggiatura dell’aristocrazia genovese, Dicembre, identificato in una tela di collezione privata e Febbraio, attualmente disperso. La serie, datata 1614 sulla base del fatto che questa data compare in tre dei dipinti che la compongono, è molto probabilmente stata realizzata a Genova, dove si trattenne lo stesso Wildens nel corso del suo soggiorno italiano, protrattosi dal 1613 al 1616. L’attività del pittore in questa città sarebbe infatti implicitamente provata da diversi elementi, tra cui, la presenza di sue tele in inventari genovesi di primo Seicento (Boccardo 2006) e i precisi riferimenti al paesaggio cittadino, come nel caso del mese di Novembre, appartenente a questa serie, in cui si riconosce il tratto di costa che va dalla chiesa di San Nazaro al promontorio di San Benigno (Di Fabio 1997, p. 87) o all’architettura locale, come nell’Aprile di collezione privata dove è raffigurata sulla collina di sfondo una villa di evidente impronta alessiana (Orlando in I fiori del barocco 2006, n. 43, p. 112). Besta in Musei di Strada Nuova 2010, p. 64
Il dipinto fa parte di una serie di dodici tele del pittore anversano Jan Wildens che illustra i mesi dell’anno in rapporto alle varie attività umane, agricole, del lavoro e dello svago che caratterizzano le differenti stagioni, un soggetto tipico della tradizione iconografica fiamminga che ebbe grande diffusione a Genova. L’intero ciclo, documentato per la prima volta a Palazzo Rosso alla fine del XVIII secolo, quando era ancora attribuito a Gottfried Waals, fu diviso nel corso dell’Ottocento nelle diverse residenze Brignole – Sale per poi pervenire alle collezioni civiche - a due riprese e incompleto - per mezzo della donazione e del legato della duchessa di Galleria: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto e Settembre furono destinati a Palazzo Rosso mentre Gennaio, Aprile e Novembre a Palazzo Bianco. Riuniti in un’unica sede espositiva, mancano a completare la serie originaria i mesi di Marzo e Ottobre, rimasti nell’antica villa suburbana dei Brignole – Sale (ora sede di una congregazione religiosa) nel sobborgo genovese di Albaro a levante della città, luogo storicamente riservato alla villeggiatura dell’aristocrazia genovese, Dicembre, identificato in una tela di collezione privata e Febbraio, attualmente disperso. La serie, datata 1614 sulla base del fatto che questa data compare in tre dei dipinti che la compongono, è molto probabilmente stata realizzata a Genova, dove si trattenne lo stesso Wildens nel corso del suo soggiorno italiano, protrattosi dal 1613 al 1616. L’attività del pittore in questa città sarebbe infatti implicitamente provata da diversi elementi, tra cui, la presenza di sue tele in inventari genovesi di primo Seicento (Boccardo 2006) e i precisi riferimenti al paesaggio cittadino, come nel caso del mese di Novembre, appartenente a questa serie, in cui si riconosce il tratto di costa che va dalla chiesa di San Nazaro al promontorio di San Benigno (Di Fabio 1997, p. 87) o all’architettura locale, come nell’Aprile di collezione privata dove è raffigurata sulla collina di sfondo una villa di evidente impronta alessiana (Orlando in I fiori del barocco 2006, n. 43, p. 112). Besta in Musei di Strada Nuova 2010, p. 64
Acquisizione (ACQ)
ACQT:
donazione
Nome (ACQN):
Maria Brignole-Sale De Ferrari
Data acquisizione (ACQD):
1874
Luogo acquisizione (ACQL):
GENOVA
Condizione giuridica (CDG)
Indicazione generica (CDGG):
proprietà Ente pubblico territoriale
Indicazione specifica (CDGS):
COMUNE DI GENOVA
NVC
NVCT:
DM
Citazione completa (BIL)
Inventario de' quadri...vivente l'Ecc.mo Ridolfo (1770 circa), c. 17v; Catalogo...1813, p. 14; Catalogo...1829, p. 16; Nouveau Guide 1830, p. 147; Alizeri 1846-1847, I, p. 403; Descrizione 1846, III, p. 290; Catalogo...1861, p. 33; Alizeri 1875, p. 169; Grosso 1932, p. 84; Thieme-Becker 1942, XXXV, p. 107; Adler 1980, pp. 22-28, 96-98; Boccardo in Van Dyck 1997, p. 380; Di Fabio 1997, pp. 206-207; Besta in Musei di Strada Nuova 2010, p. 64