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Ritratto di Battina Raggi Brignole-Sale

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
pendant
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTN:
Rigaud, Hyacinthe
AUTA:
1659-1743
DES
DESS:
Personaggi: Battina Raggi Brignole-Sale. Abbigliamento: sontuoso abito chiaro ornato da ricami dorati e da un gioiello costituito da una grossa gemma rossa e da un pendente bianco.
Titolo (SGTT)
Ritratto di Battina Raggi Brignole-Sale
SGT
SGTI:
ritratto femminile
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PR 11
INVD:
1910, post
INVC:
Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso
DTZ
DTZG:
XVIII sec.
Cronologia (DT)
DTM:
documentazione
DTSI:
1737
DTSF:
1739
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
Gio. Francesco II Brignole-Sale commissionò a Rigaud, ritrattista ufficiale del Re Sole e pittore di corte dal 1701, l'effigie sua e della moglie Battina Raggi nel corso del suo soggiorno a Parigi in veste di ambasciatore della Repubblica, fra il 1737 e il 1739. I due ritratti en pendant vennero pagati “600 livres” ciascuno nel 1738. Non trovandosi a Parigi insieme al marito, l’effigie di Battina venne realizzata in absentia, forse attraverso un medaglione fornito da Giovanni Francesco, mentre l’abito che figura nel ritratto è di repertorio, come registra lo stesso Rigaud nel suo libro dei conti. I caratteri tipici del ritratto ufficiale così come venne codificato da Van Dyck, come ad esempio il drappo rosso nell’angolo e l’imponente colonna alle spalle della figura, vengono ripresi nella produzione di Rigaud e rielaborati in chiave scenografica. Fa da contrappunto all’elegante disordine dell’abito di Battina, orchestrato ad arte per mostrare la raffinatezza dei tessuti e l’abilità dell’artista nel riprodurli, il fiore di melograno fermato al centro della scollatura: si tratta di un altro elemento di repertorio, utilizzato nei ritratti femminili en pendant come simbolo di fertilità. Le splendide cornici di entrambi i ritratti vennero eseguite da Charles Louis Maurisan, anch'egli attivo presso la corte del re. (Palazzi in “I fiori del Barocco” 2006, p. 168)