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Il carro del Sole

Musei di Strada Nuova
Definizione bene (OGT)
OGTD:
dipinto
Identificazione (OGTV):
opera isolata
Autore (AUT)
AUTR:
esecutore
AUTN:
Piola, Domenico
AUTA:
1628 - 1703
Indicazioni sull'oggetto (DESO)
La Primavera apre la via al carro, coronata di fiori, colta nell’atto di spargere petali, identificabile anche con Aurora che, secondo la tradizione, precede il carro del sole. Irradiata di luce intensa, la figura di questa giovane donna, costituisce il trait d’union con la parte inferiore del quadro, dove trovano posto Autunno e Inverno. Chiude la rassegna Estate, giovane donna che reca in mano i frutti della sua stagione, affiancata da un putto con un fascio di spighe.
DES
DESS:
Personaggi: Apollo che guida il carro del Sole, il Tempo, l'Estate, l'Autunno, l'Inverno, la Primavera, Cupido e putti alati. Attributi: clessidra, frutti; Primavera
Titolo (SGTT)
Il carro del Sole
Inventario di museo o soprintendenza
INVN:
PR 33
INVC:
Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso
DTZ
DTZG:
XVII
Cronologia (DT)
DTSI:
1645
DTSV:
ca
DTSF:
1650
DTSL:
ca
MTC
MTC:
olio su tela
Notizie storico-critiche (NSC)
La raffigurazione di Apollo, colto nel suo palazzo mentre si accinge a guidare l’aureo “carro del sole”, è un motivo iconografico assai frequente nella decorazione delle residenze gentilizie tra Cinquecento e Settecento. La fonte letteraria è costituita dalle Metamorfosi di Ovidio e l’allusione a identificare lo splendente dio con il committente dell’opera nonché il Palazzo del Sole con la dimora patrizia ben risponde alle esigenze di decorum e di autocelebrazione tanto cari alla classe dirigente del “secol d’oro”. Il tema è affrontato da Piola in una trasposizione piuttosto letterale del testo ovidiano. Nel palazzo di Apollo vivono, oltre a Chronos, i Mesi, i Giorni, le Ore risolte nel dipinto come trasparenti figurette, in contrasto con la barocca ridondanza della composizione. Protagonista dell’incedere del Tempo sono, invece, le Stagioni, che si stringono intorno ad Apollo, rese con una felicità compositiva e cromatica che alterna toni cupi per le stagioni più fredde a quelli squillanti per quelle della prosperità dell’anno. Vero incipit del ciclo degli affreschi di Palazzo Rosso dello stesso Piola e di Gregorio De Ferrari, di cui anticipa i temi, questo dipinto non fu, tuttavia, eseguito per essere collocato nell’attuale sede e fu realizzato molto prima, negli anni quaranta, quando era assidua la collaborazione con il cognato Stefano Camogli, cui venivano affidate le parti floreali, che anche in questo dipinto gli sono ascrivibili completamente. Il dipinto fu acquistato da Ridolfo I nel 1679 insieme alla grande tela raffigurante il Ratto delle Sabine di Valerio Castello, oggi perduto. I due quadri erano destinati a riempire simmetricamente le pareti maggiori del salone del secondo piano nobile di palazzo rosso. Poiché il "Ratto delle Sabine" era più largo di circa un metro, venne affidato allo stesso Domenico Piola il compito di procedere, fra il 1680 e il 1681, ad un adeguato ingrandimento del "Carro del sole". Durante la seconda guerra mondiale, nel 1942, la volta affrescata del salone e il quadro di Valerio Castello andarono irrimediabilmente distrutti da uno spezzone incendiario che danneggiò gravemente anche il "Carro del Sole". Da quel momento esso non fu più esposto e solo nel 1999, dopo un accurato restauro, è tornato nella sua sede originaria.